La violenza sulle donne e i duemila figli orfani

Italia. Quanti mariti, fratelli, padri ieri hanno postato la foto di una scarpetta rossa, dedicato un pensiero a una donna ferita, offesa?

Che lo abbiano fatto delle donne per altre donne non stupisce più di tanto, la «sorellanza» è un bene comune. Ma che un uomo si sia fermato, anche solo per un istante, a leggere una targa su una delle panchine rosse nei parchi e sulle strade delle nostre città, ha un valore in più. Il segno di un cambiamento. Il richiamo, forte e chiaro, è arrivato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.Ricordando il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il Capo dello Stato ha parlato di «un’aperta violazione dei diritti umani». Ed è così, perché un atto di guerra contro una donna è un atto di guerra anche contro i suoi figli e il futuro del mondo. Sono oltre 2mila gli orfani dei femminicidi. «Siamo condannati all’ergastolo del dolore», ha raccontato uno di loro.

Sono ancora di più i bambini cresciuti nella paura, impietriti davanti a un papà che prende a botte o insulta la mamma. Per questo, ieri, è stato bello vedere in città, e in tanti paesi bergamaschi, seminare rispetto. Un bimbo e una bimba si sono presi per mano, legati da un filo di lana rosso. Si sono tirati qua e là per scherzare, ma hanno camminato sulla stessa strada, aspettandosi anche se il passo era diverso.

Un adolescente e una adolescente si sono scambiati un braccialetto, rosso, e hanno letto poesie in italiano, francese e arabo. La cultura dell’amore, l’educazione sentimentale s’ impara sin da piccoli. Non ha età, non conosce distinzione geografica, generazionale e sociale. Si respira e fa bene ai polmoni come aria fresca e profumata. Rompe lo stereotipo della donna vittima e dell’uomo bruto, li proietta in una relazione fatta di collaborazione e complementarità. Certo non la s’ inventa, la si osserva e la si introietta dagli adulti intorno per farla propria. Ma come si ferma la violenza? La violenza barbara ed estrema, che porta alla morte e occupa le prime pagine di tg e giornali: 104 le madri, mogli, sorelle che sono state uccise in Italia dall’inizio dell’anno, la maggior parte per mano del partner o dell’ex. La violenza subdola, logorante, che resta sommersa perché scarnifica a poco a poco, con vessazioni fisiche, psicologiche, economiche e digitali che si consumano nel silenzio e nella solitudine, giorno dopo giorno, a casa come nei posti di lavoro. La Questura di Bergamo, nel 2022, ha rilevato 296 episodi di maltrattamento familiare, 91 violenze sessuali e 115 casi di stalking.

La risposta è complessa, ha più dimensioni. Si ferma sostenendo chi trova la forza di denunciare. «Non sei sola» è il titolo della Giornata di quest’ anno. Ed è ancora il presidente Mattarella che illumina: «Denunciare una violenza è un atto che richiede coraggio. Abbiamo il dovere di sostenere le donne che hanno la forza di farlo, assicurando loro sicurezza, protezione e recupero». Si ferma con la formazione: degli operatori, delle forze dell’ordine, degli avvocati, dei magistrati, dei medici, degli assistenti sociali, dei docenti e del personale sanitario. Si ferma con le risorse: per i centri antiviolenza, per i consultori, per le case famiglia.

Si ferma prima di arrivare al punto di non ritorno. Non a caso la prima delle «4P» della Convenzione di Istanbul è Prevenire (le altre sono appunto Proteggere le vittime, Punire i colpevoli e attuare Politiche integrate). E prevenire significa comprendere che l’altro (in questo caso l’altra) non è un oggetto di cui disporre o su cui sfogare le proprie frustrazioni, che indossare una gonna non è andarsela a cercare (bellissima la mostra «Ma come ti vesti? » che sta girando in città). L’amore rende liberi, felici e migliori, non soffoca. Il muscolo che conta è quello del cuore, da tenere allenato e in ascolto. Va accesa tutti i giorni la «luce rossa», per dire che da qui la violenza non passa.

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