L’abuso italiano
del contante

Secondo il Cashlessa Society Index 2018, che effettua ogni anno la classifica sull’utilizzo delle carte di pagamento, l’Italia, con l’88% di pagamenti in contante, è al 25° posto in Europa su 28 Paesi, davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. Il contante non è quasi più utilizzato in Paesi come Danimarca e Svezia dove c’è un terminale Pos ogni cinque abitanti, contro uno ogni trenta dell’Italia. Lo scorso anno in Italia sono state effettuate in media 31 operazioni pro capite con carte di pagamento, contro le 140 della Francia, le 54 della Germania, le 175 del Regno Unito e le 93 dell’Europa. Il crescente utilizzo di moneta elettronica non è riscontrabile solo nei Paesi occidentali. La Turchia, ad esempio, dove il 40% dei pagamenti avviene tramite moneta elettronica, punta ad eliminare il contante entro il 2023. Il governo cinese ha dichiarato che il contante sarà eliminato nei principali centri urbani entro il 2020. Perfino in Kenya le carte di pagamento sono sorprendentemente diffuse, visto che nell’ultimo anno il 69% degli abitanti le ha utilizzate. Molteplici le ragioni che inducono a preferire i pagamenti elettronici. Sono più sicuri, non obbligano al rischio di portare con sé grosse quantità di contanti, riducono nei punti di vendita il tempo impiegato per gestire monete e banconote. La circolazione monetaria, poi, ha un costo consistente, che nel nostro Paese è calcolabile in oltre 10 miliardi di euro all’anno.

Per non parlare poi di quanto il pagamento con contante - inspiegabilmente portato nel 2016 da 1.000 a 3.000 euro - alimenti la corresponsione di tangenti, la corruzione e traffici illeciti; così come di quanto incentivi e agevoli enormemente l’evasione fiscale e l’economia sommersa in nero, che nel 2018 secondo la Cgia di Mestre ha superato i 200 miliardi di euro, pari a oltre il 12% del Pil. Una progressiva consistente diminuzione di questo importo, che è promessa all’atto della costituzione di ogni governo, ma che nessuno è poi riuscito a realizzare, potrebbe determinare una svolta decisiva per la sistemazione dei nostri conti pubblici. Il decreto del 2012, che ha obbligato commercianti, artigiani e liberi professionisti ad accettare il pagamento con carte di credito e debito, non ha dato i risultati sperati. Lo stesso dicasi del provvedimento del 30 settembre 2017, che ha previsto una multa di 30 euro in caso di non accettazione di pagamenti elettronici e la possibilità per il consumatore di non pagare.

Va aggiunto che nel decreto attuativo della Direttiva europea che introduce le «sanzioni obbligo Pos» è prevista una norma per un sensibile taglio dei costi di commissione applicati dalle banche, che dovrebbe realizzarsi a seguito di una sensibile crescita dei pagamenti elettronici. I dati dell’ultimo anno, che registrano un incremento del 10%, inducono a qualche ottimismo. Un incremento ancor più sostenuto potrà derivare dal maggiore utilizzo di sistemi «contactless», che permettono l’utilizzo dell’iPhone per effettuare pagamenti via radiofrequenza.

Da qualche tempo è arrivata in Italia Apple con il suo Apple Pay, il sistema di pagamento che incorpora le maggiori carte di credito (Visa, Mastercard e American Express) nell’iPhone, nell’Apple Watch, nell’iPad. Tutte le banche, specie le più grandi, si sono ormai attrezzate per fornire ai clienti la possibilità di effettuare pagamenti e molte altre operazioni tramite iPhone. Dati recenti ci dicono che gli italiani sono i primi in Europa per il possesso di iPhone, che è particolarmente amato e utilizzato dai giovani i quali potrebbero svolgere un ruolo da protagonista verso una più estesa ed efficace tracciabilità dei pagamenti. Un fatto positivo è che l’attuale governo abbia comunicato di avere allo studio un piano per incentivare l’utilizzo della moneta elettronica nell’ambito di un più ampio disegno di lotta all’evasione fiscale. Sarebbe, tra l’altro, previsto l’azzeramento delle commissioni a carico degli esercenti per i micropagamenti, nonché l’abbattimento del costo dei Pos e sanzioni per chi non li installi. La vice ministra Castelli si è detta contraria alla proposta di Confindustria di applicare una trattenuta del 2% sui soldi prelevati tramite bancomat perché determinerebbe un’ingiustificabile penalizzazione dei depositi bancari. C’è da augurarsi che ci si sia finalmente avviati nella giusta direzione.

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