L’effetto traino non c’è stato
È la forza del territorio

Ecco la sorpresa, l’ospite inatteso a insaputa un po’ di tutti: un voto disgiunto, quello della Bergamasca. Tutta la torta per Salvini alle Europee, larga e plurale quella alle Amministrative, che tendenzialmente ha premiato in diversi Comuni il centrosinistra, o comunque liste civiche riconducibili al Pd. L’idea di un effetto trascinamento dato per scontato, al seguito di una marcia senza ostacoli del Capitano, s’è infranta sul colpo mancino di un elettorato che ha attuato una sorta di compensazione. Bene Salvini, ma non esageriamo: il posto a tavola non è esclusivo. Vada alla grande per il capo leghista, all’uomo forte del momento capace di interpretare gli umori prevalenti: una scelta d’appartenenza e ideologica, magari dettata pure dal cuore.

Vada però anche al buongoverno dei sindaci: ragione, sentimento, poca ideologia. Nello scarto fra i due scrutini la prateria verde della Bergamasca – dove la ruspa salviniana alle Europee aveva risparmiato solo il capoluogo, Valnegra e Oltressenda Alta – s’è tinta di colori diversi, riservando un diritto di tribuna anche agli altri. Quello che appariva come un monolite ad una sola cifra s’è trasformata in una realtà a più dimensioni.

La contraddizione è solo apparente: il voto sull’Europa, mai così politico e polarizzato, e quello per i sindaci rispondono a logiche diverse e, nel nostro caso, parzialmente alternative. È la forza del territorio, del suo incedere concreto e della vicinanza elettori-eletti, che smonta l’ingegneria degli schieramenti e che ha ridimensionato la marcia trionfale degli ex lumbard alle Europee: il 51,11% alla Lega nella Bergamasca, il 19,83 al Pd, diventati il 32,41% e il 32,64% in città. Polverizzati i grillini, mai debordanti da noi, s’è ricomposto il confronto a due, nello schema delle liste civiche: Lega-centrodestra e centrosinistra. Anche nelle periferie del capoluogo, l’area sensibile dei ceti popolari, qualche ribaltone fra i due voti c’è stato: nei due seggi di Campagnola, per esempio, la distanza di una quindicina di punti della Lega alle Europee s’è risolta a favore di Giorgio Gori. A Stezzano e a Verdello, dove la Lega viaggiava in prima classe, le formule civiche di area del centrosinistra hanno conquistato il Comune. Altrove (Treviolo, Gorle, Villa d’Almé, Villa di Serio) le formazioni territoriali che si riferiscono al centrosinistra si sono di nuovo riaffermate, pur in territori dove la Lega ha ottenuto cifre superlative alle Europee. Ne esce un livello di maturità dell’elettore bergamasco: capace di distinguere e di selezionare, di dare a Cesare quel che è di Cesare. E di abbracciare la propria preferenza, senza darle una cifra assoluta.

La Lega sfonda così su parole d’ordine implacabili, sui temi che fanno presa se agitati da Salvini, una figura riconoscibile dall’elettorato in quanto incarna idee d’impatto. Una questione di leadership, come è successo con Berlusconi e Renzi. Ma quando si scende al basso, il pathos si stempera nella prosa dell’esistenza quotidiana, oltre la piazza agitata, che pure era l’eccellenza del luogo bossiano. La ricaduta della cosa pubblica sulla vita delle persone non sempre riserva piacevoli conferme ad un Salvini che interpreta la sua Italia, mentre non tutta la Bergamasca si sta adattando a lui. Accettando l’avventura di non adottare un pensiero unico.

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