L’Europa necessaria ma avanzano i populisti

MONDO. L’Unione europea si è presa il «mal di pancia» olandese. L’interrogativo è adesso se a l’Aia nascerà un Governo, guidato dall’estremista di destra Geert Wilders, il cui partito ha ottenuto il maggior numero di voti, oppure si dovrà ricorrere nuovamente alle urne. Insomma il rischio di instabilità appare dietro l’angolo in un Paese, non lo si dimentichi, fondatore della Comunità europea come l’Italia.

A Bruxelles preoccupano soprattutto le posizioni euroscettiche e xenofobe del biondo politico dalla chioma fluente alla Trump. Wilders in passato ha proposto di indire un referendum sulla permanenza dell’Olanda nell’Ue, come se la bastonata che hanno preso i britannici con la Brexit non sia servita ancora da lezione.

Ma si sa nell’odierno mondo virtuale certe narrative fantasiose e semplicistiche abbindolano gli ingenui e gli internauti con un basso livello di istruzione, felici di aggirare il filtro dei «censori». La prima riflessione da fare è: bisogna trovare il modo di far comprendere meglio alle masse e ai politici continentali che nell’attuale mondo globalizzato - in cui lo scontro tra colossi regionali è all’ordine del giorno - non esiste un futuro al di fuori dell’Unione europea. Non è possibile che ad ogni elezione nazionale vengano messe in discussione da qualcuno le fondamenta della vita comunitaria; come se alle porte dell’Ue non fossero scoppiate guerre (Ucraina, Israele, Nagorno-Karabakh), non vengano usate le materie prime come armi, non esista una sfida politico-economico-finanziaria all’Occidente, non si sia alle prese con i cambiamenti climatici globali e con la necessità di un uso differente dell’energia.

L’unione fa la forza, si diceva una volta. Da soli nel mondo di oggi non si conta nulla e si viene semplicemente isolati e travolti. La situazione precaria, creatasi in Olanda, fa solo sì che l’Aja avrà meno peso nelle decisioni comunitarie dei prossimi, cruciali mesi, quando si tenterà di riformare l’Unione europea per rafforzarla davanti alle nuove sfide del XXI secolo. Leggendo le analisi socio-economiche degli specialisti olandesi, si scopre che, invero, le masse hanno votato per gli estremisti di destra per protesta contro i «soliti» partiti, perché si sentono sole davanti all’impennata del costo della vita e delle case (bollette dei servizi incluse) e per una politica migratoria non compresa. Sono soprattutto i poveri ad avercela con i migranti, poiché temono di vedersi portare via il lavoro, i sussidi sociali e hanno paura di dover affrontare l’ulteriore concorrenza dei nuovi arrivati.

Dalla Scandinavia alla Spagna, dove si sono imposti nelle ultime consultazioni i populisti e gli estremisti di destra, il quadro generale è simile. Tremano i polsi a pensare cosa potrà accadere presto in Francia e in Germania. Allora sì che i mal di pancia si trasformerebbero in qualcosa di più grave.

Una seconda riflessione: una volta al potere non è che quei signori abbiano la bacchetta magica. Anzi. Fare i leader dell’opposizione è una cosa, il primo ministro o il presidente un’altra. Va bene farsi fotografare alle manifestazioni pre-elettorali con una motosega in mano come l’argentino Javier Milei, ma poi la realtà è un’altra cosa.

Un ultimo pensiero: l’affermazione di certe formazioni è il chiaro segnale di un malessere, diffuso a macchia di leopardo in Occidente, che va curato con le giuste politiche socio-economiche nazionali coordinate con quelle comunitarie. Inoltre non sarebbe nemmeno male prestare maggiore attenzione a che troppi greggi ignari di internauti non finiscano nelle mani dei soliti lupi.

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