L’istruzione
finanziaria
una lacuna
per l’Italia

Il rapporto sui livelli d’istruzione, pubblicato nel 2020 dall’Istat, ha messo in evidenza che gli italiani sono tra gli ultimi in Europa sia per quanto concerne l’istruzione secondaria che quella terziaria. La quota di popolazione tra i 25 e i 64 anni che dispone di un diploma è pari al 62,2%, contro il 78,7% dell’Ue. Nella stessa fascia d’età quella che dispone di una laurea è pari al 19%, a fronte del 33,2% dell’Ue. L’aspetto più preoccupante è che ci collochiamo molto distanti da paesi nostri tradizionali competitori come Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna.

Peraltro, i risultati dei test Invalsi per la Maturità 2021 certificano il grave ritardo degli apprendimenti causati dal Covid, poiché è emerso che la metà degli studenti ne sa come in terza media. Notizie non meno sconfortanti giungono da un recente studio di Bankitalia riferito, in particolare, «all’alfabetizzazione finanziaria degli italiani», dal quale emergono dati del tutto inaspettati in un paese tra i più sviluppati economicamente.

La popolazione è stata suddivisa in quattro categorie, in ordine crescente di competenze finanziarie: gli esclusi, che rappresentano il 21% della popolazione; gli incompetenti, il 30%; i competenti, il 32%; gli esperti, il 17%. Emerge che l’alfabetizzazione finanziaria è maggiore tra gli uomini rispetto alle donne, è molto bassa tra i giovani entro i 18 anni e cresce nei laureati e fino ai 45 anni, per poi scendere gradualmente.

Critico è il dato che riguarda i giovani sino a 18 anni, i quali risentono della mancanza d’interventi in istruzione finanziaria di vario tipo a partire dalla scuola primaria, ma soprattutto nella scuola secondaria di primo e secondo livello. La Fabi, principale sindacato dei bancari, tra il 22 e il 28 marzo scorso ha lanciato un progetto di educazione finanziaria chiamato «Fabi educational», rivolto a una platea di 7 milioni di studenti dai 6 ai 19 anni, che ha riguardato 2,4 milioni di studenti della primaria e 4,3 milioni di studenti della secondaria di primo e secondo grado. Sono stati diffusi otto video che intendevano perseguire l’obiettivo di «promuovere l’acquisizione di competenze finanziarie utili a districarsi in modo consapevole nel mondo dell’economia e adottare comportamenti coerenti con le proprie esigenze e possibilità».

La necessità di accrescere soprattutto tra i giovani le competenze finanziarie riveste un particolare rilievo in un Paese come il nostro, caratterizzato da un enorme risparmio privato. Nel 2020 la ricchezza finanziaria delle famiglie ha raggiunto i 10mila miliardi di euro, con una crescita di quella finanziaria (azioni, bond, e depositi per 4.400 miliardi) rispetto a quella reale (abitazioni e terreni per 6.300 miliardi). In particolare, a causa della pandemia che ha creato non poche preoccupazioni per il futuro, il risparmio degli italiani sui conti correnti è cresciuto di 175 miliardi di euro, portando il totale della liquidità a 1.167 miliardi. Questi dati danno conferma dell’opportunità di azioni come quella realizzata dalla Fabi e sollecitano soprattutto il ministro dell’Istruzione ad assumere una concreta iniziativa per far sì che nei programmi scolastici siano inseriti interventi orientati ad accrescere la cultura finanziaria dei giovani. Questa esigenza è resa ancora più evidente dal confronto internazionale che emerge dall’analisi di Bankitalia. L’Italia non è solo indietro rispetto ad altri grandi paesi europei, ma risulta in 25esima posizione su 26 paesi Ocse, dietro a paesi come Colombia, Macedonia, Perù e Moldavia. Non si può non tener conto che le conoscenze finanziarie hanno un enorme impatto sulle singole famiglie perché consentono di affrontare meglio gli choc economici e, più in generale, possono avere un impatto molto positivo sul benessere collettivo e sulla crescita economica del paese.

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