L’italia «si chiude»
In gioco c’è altro

La realtà è che l’Italia è in una posizione assai più favorevole, quanto a contagi da Covid e da variante Omicron, del resto d’Europa. E lo è per effetto di una campagna vaccinale che, grazie all’impulso della struttura del generale Figliuolo, ha raggiunto livelli più alti che altrove mentre accelera anche la distribuzione della terza dose. È un fatto che in più occasioni governanti di Paesi amici hanno rilevato con una certa malcelata invidia: lo disse Angela Merkel nel discorso fatto nell’ultimo giorno da cancelliera, e più volte i ministri tedeschi e austriaci hanno ammesso che da noi le cose funzionano meglio. Ora che in giro per l’Europa, soprattutto in Gran Bretagna, Danimarca, Germania, la variante Omicron si sta abbattendo con il suo maggior carico di contagiosità, l’Italia è corsa ai ripari innanzitutto prorogando lo stato di emergenza per altri tre mesi, e poi imponendo regole più restrittive per chi dall’estero desideri arrivare nel nostro Paese.

La decisione del governo di Mario Draghi ha però particolarmente irritato i partner e la Commissione: Bruxelles ha chiesto a Roma «di chiarire» il senso di una mossa che, agli occhi degli euroburocrati, inserisce un elemento di difformità nelle regole tra i partner, insistendo sul fatto che le misure più restrittive - che i Paesi sono comunque liberi di applicare - devono essere «proporzionali» e «temporanee». E soprattutto «giustificate». Pare però che Palazzo Chigi non avesse avvertito preventivamente l’Europa come dovrebbe fare di prassi, con un anticipo di almeno 48 ore. Insomma una (contenuta) bufera che, stando a Palais Berlaymont inevitabilmente si riverserà sul vertice previsto per oggi e che, pur avendo molte questioni da discutere, metterà l’Italia su un virtuale banco degli accusati.

Mario Draghi, prendendo la parola in aula al Senato nella giornata in cui ha preparato il vertice europeo con il presidente Mattarella, ha dedicato alla questione poche e gelide parole: «C’è poco da riflettere», ha spiegato: poiché da noi l’incidenza della variante Omicron è bassissima mentre dilaga all’estero, ebbene noi «difendiamo la normalità che abbiamo conquistato con le unghie e con i detti a prezzo di 134mila morti». Insomma, un botta e risposta che forse non ci si aspettava proprio da Draghi ma che ha indotto un gruppo parlamentare italiano al Parlamento europeo, quello di Fratelli d’Italia, a presentare un’interrogazione per censurare l’atteggiamento del governo del nostro Paese.

Ma Draghi sembra avere altro per la testa che giustificarsi con la Commissione e con Giorgia Meloni sui tamponi a Fiumicino o a Malpensa (che peraltro anche noi pagheremo in termini di diminuzione del traffico turistico per le festività natalizie, basti pensare agli sciatori stranieri sulle Dolomiti). C’è infatti da tenere a bada quanti in Europa stanno premendo sempre più per rimettere in piedi il Patto di stabilità di infausta memoria: «È irrealistico» secondo il presidente del Consiglio, secondo il quale almeno per tutto il 2022 bisognerà continuare con la politica espansiva del Green New Deal, insomma senza badare troppo al debito e cercando invece di mantenere sostenuta la crescita. A Roma è attesa la visita del neo-cancelliere tedesco Scholz dal quale Draghi si attende un pieno appoggio: la Germania dovrà mantenere calmi i Paesi cosiddetti «frugali» che sono tornati alla carica. Scholz è un socialdemocratico, quindi non un falco, ma ha anche lui i suoi condizionamenti, a cominciare da quelli che gli derivano dall’alleanza con liberali della coalizione berlinese il cui leader non a caso ha preteso il ministero delle Finanze.

Bisognerà vedere se il patto italo-francese e franco-tedesco si rivelerà un’intesa a tre capace di costruire il nuovo equilibrio dell’Europa anti-populista e post-pandemia.

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