Migliorare il lavoro e la società con l’Europa

ITALIA. Quest’anno il 1° Maggio l’abbiamo voluto dedicare, oltre che al lavoro, all’Europa e alla pace.

L’Europa che a volte percepiamo come motore di innovazione nel campo sociale, economico e tecnologico e a volte come istituzione che pone vincoli e condizioni, ma forse come qualcosa di lontano e diverso da noi, quasi dimenticando che siamo europei. L’Europa è un orizzonte di speranza per milioni di persone, che rischiano la vita per raggiungerla, per gli Stati con continue nuove richieste di adesione. L’Europa rappresenta un modello unico di economia sociale di mercato, che si sforza di coniugare il mercato con il sociale, quel primato della persona sul lavoro che è alla base dell’azione e dei valori del sindacato. Il Pilastro europeo dei diritti sociali prevede, infatti, pari opportunità e accesso al mercato del lavoro in tema di competenze, istruzione, apprendimento permanente, pari opportunità di genere e sostegno attivo all’occupazione. Prevede inoltre condizioni di lavoro sicure, salari equi, informazioni sulle condizioni di lavoro, dialogo sociale ed equilibrio tra attività professionale e vita familiare, oltreché protezione sociale ed inclusione.

Rafforzare quindi le strutture sovranazionali con spirito di vera collaborazione evitando una competizione che porta alla rincorsa a bassi salari e scarse tutele è l’unica strada per rappresentare il lavoro nel mondo globalizzato. Spesso purtroppo prevalgono atteggiamenti poco costruttivi e collaborativi anche nel nostro Paese, ad esempio quando applichiamo la logica del vincere o del perdere, in base alla quale nei confronti dell’Europa ci si può solo imporre o essere soggiogati. Dobbiamo ricordarci che siamo un grande Paese fondatore dell’Europa, siamo la seconda manifattura dopo la Germania, siamo portatori di una cultura umanistica secolare e tante altre cose, ma non siamo soli, anche gli altri popoli hanno la loro storia, la loro cultura e la loro economia, solo insieme potremo far prevalere quella parola sociale nell’economia di mercato, la competizione globale non la possiamo affrontare come singoli Stati, con il rischio di essere insignificanti, ma come grande famiglia europea. L’orizzonte comune per uno sviluppo equilibrato e sostenibile ci chiede di costruire alleanze con i Paesi che hanno una solida base sociale, servizi a sostegno di sanità, assistenza, istruzione e welfare e che sono portatori di un sistema fiscale che si sforza di distribuire la ricchezza ai più bisognosi per contrastare l’aumento delle differenze.

Oggi il mondo del lavoro, dopo l’epoca neoliberista, che ha in parte aumentato le differenze tra ricchi e poveri, ci impone una nuova azione sociale che veda alleate tutte le forze che hanno responsabilità: politica, sindacato e società civile per un modello di sviluppo sostenibile. Serve responsabilità e capacità di dialogo da parte di tutti, riconoscimento delle diversità come ricchezza e non come vincolo.

Credere in un’Europa politica vuol dire anche rafforzare la pace, che oggi purtroppo vediamo sempre più a rischio, anche vicino a noi. Per perseguire e consolidare la pace serve una cessione di sovranità degli Stati e un rafforzamento delle organizzazioni sovranazionali, le quali devono essere messe in condizioni di operare senza veti, prendendo decisioni con voto maggioritario, mettendole in condizione di ritrovare e rafforzare quello spirito di comunità e fraternità che le ha originate, la pace non si fa da soli, la si costruisce con gli altri, diversi da noi. Occorre che si rafforzino le democrazie e non i totalitarismi, questo si ottiene solo con partecipazione e responsabilità diffuse, e con questa visione come Cisl abbiamo presentato una proposta di legge popolare che sostiene la partecipazione dei lavoratori nei luoghi di lavoro, come già in parte riconosciuta in alcuni Paesi del Nord Europa, dove è stato valorizzato il ruolo dei lavoratori creando un sistema di servizi sociali avanzato a favore delle famiglie e delle imprese. Con questa prospettiva partecipativa e responsabile dovremmo affrontare le scelte per governare e non subire le sfide del futuro, come lo sviluppo tecnologico, sempre più veloce e pervasivo nell’era dell’interazione uomo-macchina che stiamo attraversando, che richiede un approccio etico e non solo funzionale, mettendolo al servizio della sicurezza nei luoghi di lavoro e per migliorare le condizioni di lavoro sostituendo le persone nei lavori ripetitivi e pericolosi, ponendo attenzione a non generare nuove forme di sfruttamento o nuove disparità tra chi potrà disporre di queste tecnologie e chi no.

Cosi come il fenomeno immigratorio che nel nostro Paese, tenuto conto dell’andamento demografico, dovrà essere consistente per evitare la crisi del nostro sistema produttivo e del nostro sistema sociale, che richiederà un governo condiviso del fenomeno, basato su integrazione e accoglienza e non relegandolo in modo superficiale o strumentale a fenomeno di ordine pubblico. Un 1° Maggio dedicato, quindi, alla pace, al lavoro e alla giustizia sociale in prospettiva europea, una festa dei lavoratori e delle lavoratrici, che ancora insieme, vogliono esserci per migliorare il lavoro e la società. Quindi non ci basta lavorare in pace, volgiamo lavorare insieme per la pace! Buon 1° Maggio!

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