Nella libertà di stampa la salute di un Paese

MONDO. Il giornalismo è una professione in crisi, forse in declino, ma dura a morire.

È attaccata da più fronti. Spesso in concorrenza con i social, non di rado biasimata dall’opinione pubblica, talvolta solo perché racconta o analizza verità scomode, questa professione è addirittura messa in dubbio nella sua ragion d’essere dai nuovi progressi tecnologici, a cominciare dall’intelligenza artificiale.

Eppure resta una professione cruciale e affascinante, condotta a rischio della vita. Il 2022 è considerato un anno nero per i giornalisti: sono stati 86 i reporter uccisi sul fronte di guerra, come ha ricordato la direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay in occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa. Si muore in prima linea, oppure in un attentato, o per una vendetta dei narcos. Altre centinaia di giornalisti sono stati aggrediti o imprigionati, come il corrispondente russo del Wall Street Journal Evan Gershkovich, ostaggio del regime di Putin.

La buona notizia è che l’Italia ha recuperato 17 posizioni nella classifica mondiale della libertà di stampa pubblicata da Reporter sans frontières e si attesta al 41° posto, sorpassando gli Stati Uniti, che sono quattro posizioni indietro, al 45° posto. I problemi per la libertà di stampa nel nostro Paese sono sempre i soliti, e riguardano soprattutto le minacce della criminalità organizzata, specialmente nel Sud.

Un’altra ragione per sostenere un giornalismo serio e autorevole è la disinformazione che prolifera su Internet. Oggi la menzogna viaggia molto più velocemente della verità. La verità ha bisogno di prove, inchieste, analisi, verifica delle fonti. La menzogna è solo il frutto velenoso di un pensiero, o di un algoritmo. Come scrive l’editore del New York Times, Arthur Gregg Sulzberger, «senza giornalisti che forniscano notizie su cui le persone possano contare, temo che continueremo a vedere l’erosione dei legami civici, delle norme democratiche e l’indebolimento della fiducia nelle istituzioni e tra le persone, così essenziale per l’ordine globale». Le fake news, le false notizie, sono aiutate dal progresso digitale.

Non ci sono più solo i siti-pirata a fabbricare menzogne ma c’è un nuovo fattore in campo: l’intelligenza artificiale. Proliferano le cosiddette chatbot, reclutate per scrivere notizie, per lo più false, in lingue diverse. A rivelarlo è un’indagine condotta da NewsGuard. Quest’organizzazione, nata per combattere le fake news, ha svelato il funzionamento delle nuove content farm, le fabbriche di contenuti on line prodotti prima dagli esseri umani e ora dalle intelligenze artificiali.

Uno scenario orwelliano che rende la nostra professione ancora più delicata e vitale. Il tasso di democrazia di un Paese si misura dalla libertà di stampa, che, come ha detto ieri il Papa, «è un indice importante dello stato di salute di un Paese. Tanto è vero che le dittature si affrettano a restringerla o sopprimerla». Ieri come oggi, ci dice Francesco, «abbiamo bisogno di giornalisti liberi, che ci aiutino a non dimenticare tante situazioni di sofferenza». Una libertà pagata a caro prezzo.

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