Ora il difficile
Identità incerte
Il quadro però che si delinea non sembra annunciare la spallata contro l’esecutivo o cataclismi per la maggioranza. Il centrodestra resta maggioritario nel Paese e dimostra che quando si presenta unito vince, e anche nettamente: quello di Zaia in Veneto è un successo annunciato ma pur sempre un plebiscito per il Doge, le Marche passano di mano e non è poco, Toti in Liguria si rafforza. Tuttavia alla destra è mancato l’ultimo miglio, quello che fa la differenza, il valore aggiunto: senza Toscana, per il suo carico simbolico di ultimo fortino rosso, e Puglia in libera uscita, i conti a destra non tornano.
Salvini, facendo indirettamente un favore a Zingaretti, ha investito tutto sulla Toscana, sul piano del recupero d’immagine personale in un periodo per lui difficile e nel quadro della lunga marcia di smarcamento dal recinto padano verso il «partito degli italiani». Da tempo il Capitano eccede nell’attacco per poi ripiegare facendo buon viso a cattiva sorte, salvo dover constatare lo scarto fra le attese che suscita e le risposte dei suoi elettori. La Meloni, in una fase di grazia inattesa per lei, cercava lo sfondamento con Fitto in Puglia nella prospettiva dello spariglio di leadership a destra. Le due Regioni contendibili, specie la Toscana, non cambiano casacca: il Pd, dato ciclicamente per moribondo, potrebbe confermarsi la vera alternativa alla destra convivendo con un grillismo balcanizzato, in caduta libera nel consenso, guardandosi inoltre da un renzismo corsaro.
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