
L'Editoriale
Lunedì 09 Gennaio 2023
Pd giù, se la colpa è il neoliberismo
Italia. Se non è una nuova forma di autolesionismo poco ci manca, perché la decisione di congelare il pletorico Comitato che avrebbe dovuto riscrivere il Manifesto dei valori del Pd, aumenta il vuoto nel quale il principale partito di opposizione si è buttato a capofitto dopo le elezioni di settembre.

Il vecchio Manifesto, così, è ormai delegittimato, e quello nuovo chissà quando prenderà forma. Peggio: sarà anch’esso materia da discutere nei gazebi in cui il Congresso verrà celebrato, e dunque competenza delle «non» correnti che si contenderanno la segreteria. I guai, del resto, sono già stati procurati, perché il breve dibattito e il corredo di dimissioni dal Comitato hanno fatto emergere temi a dir poco sconcertanti. Uno per tutti, l’aver individuato finalmente il colpevole del progressivo calo del partito alle urne. Non gli errori politici, non l’aver tirato la volata, ora diventata vincente, del mozzicone contiano degli ex grillini, non l’aver governato a tutti i costi. No, il Pd ha perso perché ha abbracciato il neoliberismo, colpevole evidentemente anche dei successi, dal 33% di Veltroni al 40% di Renzi. Per uno che è stato ministro più a lungo di tutti, Andrea Orlando, dire neoliberismo non bastava, e se l’è presa con l’ordoliberismo, quasi un orco più cattivo, mentre è semplicemente una corrente di pensiero minoritaria che appartiene se mai alla linea del liberalismo sociale.
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