Per L’Europa federale Meloni cerca la via giusta

Politica estera. Nella conferenza stampa di fine anno, gestita da Giorgia Meloni con compostezza, arguzia e lodevole disponibilità verso tutti, la premier ha trattato con chiarezza gran parte dei temi che rappresenteranno nei prossimi mesi le sfide decisive per il nostro governo.

Tra questi, il rischio di un nuovo Covid ad alta contagiosità, la riforma delle pensioni, lo sviluppo della politica industriale, le concessioni balneari, la riforma della giustizia e quella delle istituzioni, il presidenzialismo. Non si è sottratta anche dal puntualizzare la propria posizione sull’annosa questione del Mes, facendo trapelare rispetto al passato apprezzabili aperture nei rapporti con l’Europa. Proprio in merito al Mes, per una sua eventuale «ratifica» si è rimessa alle valutazioni del Parlamento. Ha ribadito, invece, la ferma intenzione di non voler accedere al suo «utilizzo» per la presenza di inaccettabili «condizionalità». Tuttavia, ha aggiunto che si riserva di «voler parlare con il direttore del Mes sullo strumento, per capire se si può cambiare». Che ciò sia possibile è già confermato da alcuni recenti interventi di autorevoli esponenti europei.

Sul piano generale dei rapporti con l’Europa, è apparsa più conciliante rispetto al passato e animata da spirito costruttivo. Per quanto concerne, in particolare, la tanto dibattuta riforma del Patto di stabilità, si è limitata ad affermare: «Mi pare che siamo tutti d’accordo che non si possa tornare alle regole di prima». Con riguardo, poi, ai futuri assetti politici e amministrativi dell’Europa, ha aggiunto: «Sono d’accordo su un modello confederale dell’Unione europea: l’Europa deve occuparsi di grandi questioni e non di piccole cose». Tra le grandi questioni si è rifatta alla necessità di costituire un efficiente Esercito europeo che si distingua dalla Nato - con cui si dovrà continuare a interagire - che sia in grado di dare l’immagine di una presenza forte e autorevole europea in campo internazionale.

Un’analisi, quella fatta da Giorgia Meloni, che riporta al centro del dibattito il progetto costitutivo dell’Europa, il quale prevedeva al termine del processo una federazione europea, cioè uno Stato europeo, non una confederazione di soli accordi tra Stati. In questa direzione va certamente la costituzione di un esercito europeo, che comporterebbe anche la scelta di una politica estera comune e che costituirebbe un notevole passo avanti nel processo di unificazione.

Giorgia Meloni non ha invece toccato proprio l’aspetto che fino ad oggi ha ritardato questo processo e che è rappresentato dal permanere del «voto all’unanimità». È, infatti, previsto dai Trattati che il Consiglio europeo debba votare all’unanimità su una serie di questioni considerate «sensibili» dagli Stati membri. Tra queste vi è in primo luogo quello della politica estera e di sicurezza. La nostra premier sa bene che proprio il Partito dei Conservatori europei, da lei presieduto, si è sempre dimostrato contrario alla sua abolizione. Perfino la costituzione di un debito comune europeo, che ha giovato tanto alle economie dei vari Paesi, ha rischiato di non essere approvata. Lo è stata solo perché i Trattati ammettono che per alcune decisioni molto importanti l’approvazione possa essere possibile con una sola astensione.

In questo caso, l’astensione è stata quella di Viktor Orban, alleato di Meloni, fermo sostenitore del voto all’unanimità e più volte richiamato, invano, al rispetto dei principi europei. Ebbene, la presenza di non poche di queste posizioni nell’ambito del partito dei Conservatori europei rappresentano l’ostacolo maggiore da superare se si vorranno raggiungere obiettivi importanti come quelli di una politica estera e della sicurezza europee.

Questi obiettivi sono oggi dichiaratamente perseguiti da Meloni che, quale autorevole presidente, dovrà spendersi con un’azione incisiva nell’ambito del suo partito in Europa per dare un contributo decisivo alla rimozione di questo pesante ostacolo. Il recente cordiale e costruttivo incontro a Roma con Ursula von der Leyen conferma la volontà di superare ogni ostacolo cercando soluzioni condivise per far crescere il ruolo dell’Europa. Certamente, i primi ad esserle accanto in questa impresa sarebbero i federalisti europei.

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