Regia neofascista
infanga l’Italia

I segnali – brutti, a dire il vero – non erano mancati. In tutto l’arco della pandemia, dopo i primi mesi di paura generalizzata che teneva tutti in casa, si sono susseguite in parti numerose del Paese manifestazioni spesso culminate in scontri con le forze dell’ordine. La loro risposta è stata sempre quella di circoscrivere i manifestanti in luoghi lontani dalle istituzioni e, soprattutto, di contenere con decisione atti di violenza. Ma già da tempo era chiaro che i gruppi neofascisti avevano cominciato a prendere la regia dei fenomeni di protesta per trasformarli in prove di rivolta contro la democrazia e i loro emblemi. Per arrivare a presidiare e invitare le piazze all’assalto, i gruppi della destra fascista hanno usato un doppio grimaldello; in primo luogo facendo leva sul disagio sociale e soprattutto utilizzando in maniera quasi terroristica i social, per invitare ad aggredire medici, politici, intellettuali schierati a tentare di far capire che il vaccino è l’unica arma in grado di debellare la pandemia.

La forsennata opera di svalutazione e perfino di negazione dell’utilità della campagna vaccinale attraverso una delirante moltiplicazione di slogan privi di qualunque valore scientifico ha cementato in una parte piccola dell’opinione pubblica l’idea che occorresse un salto di qualità della protesta. Di tale cambio di marcia probabilmente molti degli stessi accaniti no vax e no green pass non avevano colto pienamente la portata. In tale contesto la manifestazione di Roma, iniziata con un veemente comizio di ululati contro tutti coloro che non erano d’accordo, si è trasformata in cortei, ognuno dei quali con un preciso obiettivo. I capi fascisti presenti hanno indicato obiettivi e modalità.

Da quel momento è iniziata una guerriglia urbana, molto difficile da contrastare con efficacia, volendo evitare di usare le forme di coercizione pur previste dall’ordinamento, ma da utilizzare soltanto come estrema soluzione. Si potrebbe osservare che una presenza più numerosa e meglio dislocata avrebbe impedito (o, almeno reso meno facile) raggiungere gli obiettivi che si erano proposti i gruppi fascisti che avevano preso in pugno la piazza. La possibilità che parte dei manifestanti potesse deviare andando ad assaltare la sede nazionale della Cgil doveva essere prevista in un piano di presidio e difesa civile ben organizzato. Ciò, naturalmente, non affievolisce affatto la gravità delle aggressioni, delle violenze, dei soprusi dei quali si sono resi colpevoli personaggi già noti alla questura e formalmente a capo di organizzazioni neofasciste e/o neonaziste. Sul punto i provvedimenti dovranno essere esemplari. Gli arrestati e gli altri squadristi che verranno individuati dovrebbero essere processati in breve tempo. E condannati, laddove le prove di colpevolezza saranno state dimostrate.

A lato di queste vicende, Governo e Parlamento devono coraggiosamente prendere atto che non si può più permettere la presenza e l’attività politica ai sostenitori del fascismo e del nazismo. La nostra Costituzione pone due baluardi. Uno (l’articolo 17) sancisce il diritto dei cittadini di manifestare e anche di protestare contro il Governo, lasciando ai responsabili locali della sicurezza pubblica la potestà di vietare manifestazioni «per comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica». Ciò è un ordinario sistema di contemperare il diritto inalienabile di opinione con l’abuso derivante dalla violenza. Ben altra valenza ha l’articolo XII delle Disposizioni transitorie e finali della Costituzione che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Per molti (troppi) anni si è evitato di provvedere. Forse adesso è venuto il momento di farlo, non tanto per trattenere nelle patrie galere chi lo merita, ma soprattutto per evitare che i rigurgiti neofascisti rallentino l’azione di governo orientata a sviluppare la democrazia e, per ricaduta, offuschino l’immagine dell’Italia in Europa e nel mondo.

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