Rogo, bimbi morti
I reati impuniti

Sono morti nel rogo della baracca di legno dove vivevano, priva di acqua corrente, luce e gas. I genitori per scaldare quella stamberga presa addirittura in affitto usavano bruciare la legna in un bidone. Dalla stufa improvvisata venerdì mattina scorsa è partito il fuoco che ha ucciso nel sonno Birka, di due anni, e Christian, di quattro, mentre il padre era al lavoro e la madre in un bagno fatiscente a poca distanza. La donna aveva preferito lasciare dormire i due figlioletti: un’imprudenza? Non ce la sentiamo di giudicare, anche se ora i genitori potrebbero essere indagati per abbandono di minori. Sarebbe una beffa dopo le tante ingiustizie subite, non degna di un dolore così grande. Indegne invece sono le condizioni nelle quali vivono centinaia di migranti nel sud Italia, dove lavorano nei campi per pochi euro all’ora e dall’alba al tramonto.

La tragedia si è consumata a Stornara (Foggia), in un campo dove vivono circa mille persone, in prevalenza rom originari della Bulgaria, quindi non extracomunitari irregolari ma cittadini dell’Unione europea. Nelle baracche abitano almeno altri cento bambini come Birka e Christian. Nessuno di loro frequenta la scuola. I rom nel Foggiano arrivano dalla città di Sliven per la raccolta stagionale con viaggi organizzati da bulgari in contatto con i ras del caporalato. Vengono pagati due euro per raccogliere 300 chili di verdura. Un pezzo di Terzo mondo in Italia.

E non è l’unico. «Lettere e riunioni - ha detto il sindaco di Stornara, Rocco Calamita - uno sgombero nel 2018, poi le case di legno erano state ricostruite. Adesso è la politica nazionale che deve darci risposte». Come dimostrano gli esempi dei ghetti abitati da africani a poca distanza (Borgo Mezzanone e Rignano Garganico), i braccianti vanno dove c’è lavoro e se il lavoro è irregolare e non gli dà abbastanza per vivere, non possono che arrangiarsi in campi di fortuna. E quello di Stornara è sorto sul terreno di un pregiudicato, dopo che una precedente struttura era stata abbattuta. Chi lo abita non ha assistenza sanitaria, negata perché privo di un regolare contratto di lavoro: ci pensano i volontari a fornirla - comprese le vaccinazioni dopo che l’anno scorso era scoppiato un focolaio di contagi - e diagnosticano agli «ospiti» malattie quali dermatiti, problemi intestinali e denti cariati, in una situazione igienico-sanitaria fuori controllo. L’esistenza di questa bomba a orologeria era stata segnalata tante volte negli anni, ma invano. I due bimbi morti nel rogo sono l’ottava e la nona vittima in poco tempo nella lista dei migranti deceduti in incendi nei ghetti della vergogna pugliese: quattro a Borgo Mezzanone, due a Rignano e uno nel campo di Foggia poi demolito.

Il vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, monsignor Luigi Renna, ha condannato l’accaduto con molta chiarezza: «Questo dramma a pochi giorni dal Natale richiama le nostre coscienze ma richiama soprattutto le coscienze dei nostri amministratori. Queste persone hanno bisogno di trovare un territorio che sia ospitale e non faccia finire in tragedia questo modo di vivere, quello dei ghetti, che purtroppo da noi è diffusissimo. Nel Foggiano i ghetti sono troppi e attendono soluzioni che ormai da più di un decennio vengono promesse dalle istituzioni, ma poi non si fa assolutamente niente. E ogni tanto abbiamo il dramma con un morto, questa volta i due poveri bambini rom. Sei mesi fa hanno promesso di smantellare il ghetto di Borgo Mezzanone, sostituendolo con abitazioni dignitose. Ma non si è mosso niente. Solo delle dichiarazioni. Non si può scaricare tutto sul volontariato». Le leggi per contrastare il caporalato e contro chi gestisce le baracche facendosi pagare l’affitto ci sono, ma i controlli latitano. Le istituzioni, dalle forze dell’ordine all’Inail, che dovrebbero operare per il rispetto delle norme, sono prive del personale sufficiente. Carabinieri, Polizia e Finanza sono sovraccarichi di lavoro in un territorio vastissimo, assorbiti dalle emergenze provocate da italiani, con grandi problemi di criminalità e lo scandalo dello smaltimento illegale dei rifiuti. La stessa città di Cerignola ha da poco un’amministrazione eletta, dopo due anni di commissariamento per infiltrazione mafiosa. In tempi di Piano nazionale di ripresa e di resilienza, di fondi europei per ammodernare l’Italia, la barbarie di quelle baracche che diventano tombe non è più accettabile.

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