
L'Editoriale
Sabato 20 Settembre 2025
Se Putin mette a nudo la debolezza occidentale
MONDO. Putin ha varcato il suo Rubicone e ha deciso che è venuta l’ora di mettere a nudo drammaticamente la debolezza dell’Alleanza occidentale minata dalle indecisioni di Trump?
Il «dado è tratto»? Putin ha varcato il suo Rubicone e ha deciso che è venuta l’ora di mettere a nudo drammaticamente la debolezza dell’Alleanza occidentale minata dalle indecisioni di Trump? Molti indizi di solito costituiscono una prova. Gli sconfinamenti deliberati di quasi 20 droni in Polonia (e in Romania), le esercitazioni muscolari russo-bielorusse al confine del territorio Nato, le dichiarazioni dell’ex presidente Medvedev (ormai nel ruolo di grillo-falco parlante sulla Russia in guerra con l’Alleanza atlantica), sono segnali precisi.
Un guanto di sfida
Del resto le dichiarazioni del ministro degli Esteri polacco, Sikorski, di un possibile intervento europeo diretto in Ucraina volto ad abbattere i droni russi non aiuta un percorso di dialogo con Mosca, anzi attizza gli appetiti aggressivi. Perché Putin dovrebbe seriamente considerare l’escalation? E fino a che punto è disposto ad arrivare? Lo scenario internazionale non potrebbe essergli più favorevole. Sull’altro lato dell’Atlantico il presidente americano ha mostrato una tale condiscendenza nei confronti di Mosca, nel finora vano tentativo di staccarla da Pechino, che il rischio di una postura muscolare di Washington forse esiste ma potrebbe difficilmente tradursi in un intervento diretto in una guerra convenzionale. L’innalzamento dello scontro in ottica russa significa anche che i Paesi europei dovrebbero difendersi direttamente o in ambito Nato e molto probabilmente ridurrebbero parecchio la consegna di armi e di equipaggiamento a Kiev. Qualche bombardamento russo mirato su siti fondamentali per il transito di armamenti verso l’Ucraina, come l’aeroporto della città polacca di Rzezov o nell’area di Lublino, potrebbe ritardare o impedire in parte il flusso di armi e le difese ucraine ne risentirebbero, forse fatalmente, visto che le risorse umane sono drammaticamente scarse nel lungo fronte con la Russia. Tutto questo, che sembrava fantascienza soltanto qualche settimana fa, assume ora i contorni di un guanto di sfida diretto di Mosca verso l’Europa. E avviene adesso, perché mai negli ultimi anni il nostro continente si dibatte in una crisi politica che autorizza Putin ad essere aggressivo. In Francia il presidente Macron è alle prese con un Paese dilaniato socialmente e ingovernabile, in Germania il cancelliere Merz non può non essere preoccupato dopo le recenti elezioni nel Nord Reno-Westfalia dove i socialdemocratici hanno subito una palese sconfitta e l’AfD (estrema destra) ha fatto un balzo di ben il 9%, avanzando così minacciosa nell’Ovest del Paese. E pensare che Francia e Germania dovrebbero essere la spina dorsale dell’Europa. Nondimeno Putin prima di lanciarsi in un’avventura militare di scontro frontale con l’Europa, che potrebbe costare molto cara e favorire un compattamento definitivo europeo sul riarmo, deve fare i suoi calcoli.
Trump, la «scheggia impazzita»
Trump è una «scheggia impazzita» nei suoi comportamenti erratici. A Washington il Congresso e un’importante parte dell’establishment potrebbero avere un sussulto di orgoglio e spingere fortemente per un atteggiamento duro che Mosca teme da sempre. A Pechino non si può non temere uno sconvolgimento dei traffici commerciali con l’Europa, cliente essenziale per le merci cinesi. Le inevitabili turbolenze sui mercati e nelle Borse mondiali avrebbero ricadute sulla stessa Russia e sugli oligarchi-boiardi del presidente, già colpiti direttamente dalle sanzioni. Tutto ciò sembra portare argomenti a favore di chi suggerisce cautela, ma proseguirà senz’altro un’azione russa più invasiva che mai in Europa per continuare a destabilizzare sempre più in profondità il tessuto sociale e politico europeo ed impegnare la Polonia e altri Paesi in una guerra di nervi che spinga le opinioni pubbliche a chiedere un atteggiamento d’apertura alle richieste russe e mettere fine alla guerra in Ucraina. Putin certamente non ha mai nascosto le sue intenzioni imperiali di ricostruzione dell’Urss, rilanciando tra l’altro anche il mito di Stalin, ma non ha mai manifestato mire dirette sulla Polonia o Romania. Chi vivrà vedrà.
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