Sì, siamo diversi
Ci unisca il dialogo

Egregio signor ministro, innanzi tutto Le devo un sincero ringraziamento per aver scelto «L’Eco» - nonostante «la pensiamo diversamente» - come mezzo per raggiungere con il suo messaggio (pubblicato a pagina 10 e richiamato nell’apertura qui a fianco) la gente bergamasca. La circostanza mi fa doppiamente piacere. Da un lato perché, al di là delle divergenze, riconosce al giornale che dirigo un ruolo centrale nell’informazione locale.

Dall’altro perché a scrivermi - con garbo e non per partito preso - non è «solo» il ministro dell’Interno, ma il leader della forza politica oggi maggioritaria in Italia (almeno così dicono i sondaggi), i cui rappresentanti locali eletti nelle diverse istituzioni (da Bergamo a Roma, passando per Milano) non sento e non vedo, se non in rarissime occasioni. Per questo mi dispiace che alcuni di loro si sentano quotidianamente in diritto di criticare - via social, e non sempre con mano leggera - quanto scrive il giornale. Per il resto, non posso che prendere atto con soddisfazione che non vuol dimenticare né Bergamo né i Bergamaschi, e che il dialogo con il territorio e con gli amministratori sarà sempre aperto. Il dialogo è infatti alla base di ogni convivenza civile e di ogni agire democratico. Ecco, forse «L’Eco» e il movimento che Lei rappresenta hanno un concetto un po’ diverso di dialogo. Per noi, è sempre «bidirezionale», teso – in termini politici – a favorire la crescita della persona nel suo complesso e lo sviluppo del benessere sociale della collettività.

La Lega, invece, dà spesso l’idea di dialogare «a senso unico», decidendo «hic et nunc», qui e ora, senza proroghe o ripensamenti (e comunque mai ammettendoli apertamente anche quando le circostanze impongono alla fine scelte diverse). Insomma, quell’atteggiamento che proprio l’altro giorno ha fatto dire all’ex premier Mario Monti che Lei sarebbe «pericoloso» non solo per la sua avversione all’Europa, ma anche per «la sorprendente capacità di impartire agli italiani un corso quotidiano di diseducazione civica». Sull’accoglienza ai migranti, ad esempio, o sulla tutela della propria sicurezza.

Certo, forse saremo anche minoritari (visto che, per dirla ancora come Monti, «l’abolizione di ogni forma di correttezza politica» La «fa salire nei sondaggi più delle misure concrete»), ma a noi piace pensare che nessuno deve venir meno alla propria vocazione educativa. Per rispetto di se stesso prima, e della comunità in cui vive e si realizza poi. Più sono alte le responsabilità, maggiore è il dovere di aiutare e sostenere la crescita di tutti, non di una parte: «Siamo qui - ha detto Thurgood Marshall, il primo afroamericano a far parte della Corte suprema degli Stati Uniti - perché qualcuno si è chinato e ci ha aiutato». Caro ministro, se verrà a Bergamo per partecipare a una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza, spero di poterLa incontrare, sarà una interessante occasione di confronto. Nel rinnovarLe il mio grazie più sincero, Le auguro di agire sempre per il bene reale del nostro Paese.

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