Sui vaccini anti-Covid uno scivolone pilatesco del nuovo Governo

«Senza vaccini sarebbe stato peggio? Non c’è prova». Parola
di Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute del governo di Giorgia Meloni in quota a Fratelli d’Italia, laureato in Farmacia. Può un sottosegretario alla Salute di un Governo della Repubblica rimanere in carica dopo affermazioni così gravi?

Dopo una pandemia che ha avuto oltre 180mila morti su 23 milioni di casi totali (compreso chi scrive), per non parlare delle sofferenze di tanti ricoverati in terapia intensiva? Dire che senza vaccini non sarebbe stato peggio significa sposare la tesi no vax o quantomeno tenersi distante dall’universo scientifico che ha creato l’antidoto, con uno sforzo collettivo impressionante, facendo segnare un ulteriore passo avanti nella lotta dell’umanità alle malattie gravi e dalle leggende druidiche postmoderne che non attribuiscono ai vaccini alcuna efficacia e che magari avrebbero preferito sieri a base di denti di drago e foglie di ortica (nelle sentine opinionistiche dei social - dove «uno vale uno» anche se si tratta di una casalinga e un premio Nobel - si trova di tutto). Nella scienza non esiste la democrazia ma le evidenze scientifiche. E porsi alla stregua pilatesca di chi non sposa né una tesi né l’altra non è par condicio, ma superficialità. Naturalmente, dopo lo scoppio della bufera politica e mediatica, ecco arrivare puntualmente la mezza smentita. Il sottosegretario fa sapere in un comunicato che le sue parole sono state «decontestualizzate e oggetto di facili strumentalizzazioni dell’opposizione». E allora andiamolo a vedere questo benedetto contesto. Intervistato in un programma di un canale pubblico (cosa ancor più grave) ecco che il sottosegretario afferma che «per larga parte della pandemia l’Italia è stata prima per mortalità e terza per letalità, quindi questi grandi risultati non li vedo raggiunti».

All’obiezione che senza vaccini sarebbe stato magari peggio, l’ineffabile Gemmato ha replicato: «Questo lo dice lei, non abbiamo l’onere della prova inversa. Ma io non cado nella trappola di schierarmi a favore o contro i vaccini». Dunque seguendo questo ragionamento non saremmo caduti nella trappola dei vaccini nemmeno se fossimo vissuti ai tempi di Edward Jenner, inventore del vaccino contro il vaiolo. O di Albert Bruce Sabin, che salvò migliaia di bambini dalla poliomielite permettendo che dopo la sua morte altri milioni di creature si salvassero. O ancora non avremmo creduto al chimico Louis Pasteur, inventore della cura contro la rabbia. E forse nemmeno Fleming, scopritore della penicillina, ci avrebbe convinto poiché le invenzioni scientifiche procedono per piccoli passi, come il vaccino contro l’Epatite B, il morbillo, la difterite, il tetano e recentemente contro il Papilloma B. Come si comporterà il sottosegretario alla Salute e in genere il ministero di fronte al finanziamento di sperimentazioni nuove, di terapie innovative o di attrezzature mediche innovative? È questo il criterio di valutazione? Dopo la Cina l’Italia è stato il primo Paese a essere colpito dalla pandemia e questa città, questa provincia, lo sa bene. Abbiamo avuto tanti morti perché non erano stati ancora inventati i vaccini che poi hanno salvato milioni di italiani, ci si trovava di fronte a una malattia mortale sconosciuta, inafferrabile. Di fronte a questo Leviatano si sono sacrificati centinaia di medici e operatori sanitari, come gli incursori e i fanti di marina che assaltano per primi la spiaggia, incuranti dei rischi cui andavano incontro pur di salvare vite. Se il sottosegretario alla Salute dubita che i vaccini abbiano salvato questo Paese potrebbe chiedere a chi è stato ricoverato in un ospedale Covid e verificare quanti erano i no vax e quanti quelli che si erano sottoposti all’immunizzazione.

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