Tatticismi in attesa
del semestre bianco
Ora, Conte è arrivato sin qui aiutato da due venti poderosi. Il primo è la pandemia: chi fa cadere un governo in emergenza sanitaria? Il secondo è che nessuno, tranne Salvini e la Meloni, vuole votare. Il Pd perché sa che le probabilità di tornare al governo sarebbero assai risicate dal momento che tutti i sondaggi (Pagnoncelli docet) ci dicono che il Centrodestra vincerebbe con qualunque sistema elettorale e si eleggerebbe da solo il nuovo Capo dello Stato. Il M5S perché sa che i voti che nel 2018 incoronarono un’armata di neodeputati e neosenatori, non ci sono più. O meglio, ce n’è circa la metà, se va bene, e quindi a Roma tornerebbero in pochini. E siccome far cadere Conte adesso (diciamo dopo la trattativa europea sui fondi Covid) significa correre il rischio che Mattarella sciolga le Camere per non permettere un’altra soluzione pasticciata, il presidente del Consiglio si sente sicuro e chiede «pieni poteri» da emergenza per blindarsi e trattare il meno possibile con i partiti.
Che poi questo significhi tirare avanti stiracchiando le questioni aperte fin quando è possibile, è cosa che a Palazzo Chigi considerano come un danno collaterale. Siamo arrivati alla vigilia della consegna del nuovo Ponte di Genova per risolvere la questione della Società Autostrade che si è aperta quando il Morandi crollò. Chissà quando si chiuderà il dossier Ilva, tanto per dire.
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