
L'Editoriale / Bergamo Città
Venerdì 11 Luglio 2025
Università e imprese un futuro da scrivere
BERGAMO. Dietro quell’iconico muro rosso, opera di Jean Nouvel, uno dei più grandi architetti contemporanei, ci potrebbe essere un futuro tutto da scrivere.
Qualcosa che va ben oltre lo spostamento del dipartimento d’Ingegneria dalla storica sede di Dalmine, capace di segnare in modo importante, forse fondamentale, la vocazione di un territorio. Un progetto ambizioso che parte sì dall’ormai atavica fame di spazi dell’Università ma che guarda ben più in là, alla necessità di mettere in rete ricerca, formazione e mondo produttivo. Che alla fine è l’obiettivo che ha portato, anni fa, alla nascita del Kilometro Rosso, polo privato dell’innovazione leader in Europa, ma anche un autentico brand a livello internazionale. Con il quale, tra le altre cose, l’Università collabora da tempo e con reciproca soddisfazione.
Ingegneria al Kilometro Rosso
È una sfida non facile ma decisamente stimolante, di quelle che misurano la capacità di coesione di un territorio, ma soprattutto quella di guardare al futuro. Di avere una visione, in sintesi. È un progetto del territorio che non può vivere di personalismi, e vuole parlare allo stesso tempo alle imprese come al mondo della formazione, anche per contribuire in modo decisivo a colmare il mismatch esistente nel mercato del lavoro.
Un campus aperto, nel senso più ampio del termine, un luogo dove formare professionalità e cultura, sul modello di quelli già esistenti, europei o americani, spesso autentici punti di riferimento. Ma la questione non è meramente immobiliare, qui si tratta di costruire un’idea e non solo un luogo, di rendere sempre più attrattivo un territorio a forte vocazione produttiva che deve però essere nello stesso tempo capace di offrire una formazione di alta qualità: per i giovani che ci vivono e per quelli che da fuori potrebbero trovarlo interessante. Un luogo da vivere per crescere, insomma.
Il territorio deve essere attrattivo
Perché il futuro passa necessariamente da qui, dalla capacità di un territorio di essere davvero attrattivo con le sue imprese e la sua Università. Ed è proprio su questo terreno che si gioca una sfida che è allo stesso tempo sopravvivenza e visione, e che chiama le forze migliori della Bergamasca ad avere coraggio, quello che serve per guardare ancora più in là. Caratteristica che non è mai mancata, e lo stesso Kilometro Rosso è la sua vocazione naturale all’innovazione è lì a dimostrarlo da anni.
Vero che Ingegneria ha bisogno di spazi adeguati per i suoi laboratori, ma ha anche (o soprattutto) necessità di integrarsi sempre più e sempre meglio con quelle realtà del territorio che possono contribuire alla sua crescita. Di creare cioè una sorta di «ecosistema», un insieme di relazioni virtuose e stimolanti che per una facoltà naturalmente portata all’innovazione e alla ricerca sono fondamentali. Un rapporto di rete, di sistema, ma anche un luogo dove teoria e pratica possano andare a braccetto, dove si studia e si fa, si crea e si immagina. Perché non esiste un’azienda attrattiva se il suo territorio non lo è nel senso più ampio possibile.
Il confronto Università-Confindustria
Per questo motivo da tempo Confindustria e Università stanno dialogando con le diverse realtà territoriali, perché se si riesce a coinvolgere le istituzioni (pubbliche e private) il progetto diventa davvero un elemento condiviso da tutti. La sfida è quella di sempre, valorizzare ulteriormente un territorio come quello bergamasco da sempre al centro di un sistema manifatturiero unico in Europa e con una capacità d’innovazione straordinaria e, proprio per questo motivo, con ulteriori potenzialità (e necessità) di sviluppo. Ma per coglierle appieno servono anche luoghi che non siano solo dei contenitori passivi, ma davvero capaci di immaginare e fare futuro. La sfida è tutta qui, si chiama visione.
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