Virus in volo da Pechino: serve subito una barriera

Attualità. Che il regime di Pechino abbia mentito a lungo in modo abnorme, nascondendo sotto il tappeto i dati del contagio del Covid nel Paese lo avevamo capito tutti, ma ora ne abbiamo addirittura la prova provata. Basta vedere quel che è accaduto a Malpensa, come nella favola del re nudo. È bastato fare i tamponi ai passeggeri in arrivo dalla Cina.

Secondo l’assessore del Welfare lombardo Guido Bertolaso quasi un cinese su due, tra quelli che il 26 dicembre sono arrivati a bordo di due voli, sono risultati positivi dopo il tampone non obbligatorio predisposto dalla Regione. Sul primo aereo su 92 passeggeri i positivi sono stati 35 (pari al 38 per cento). Nel secondo, su 120 ne sono stati individuati 62 (il 52 per cento). Ovviamente non si tratta di un campione rappresentativo per un territorio grande come un subcontinente ma la proporzione la dice lunga sulla vera entità della pandemia da quelle parti. A nulla è servito segregare un Paese di un miliardo e mezzo di abitanti se non per effettuare un controllo politico molto simile a quello del Grande Fratello.

Serviva vaccinare, non chiudere la gente in casa. E naturalmente il ritorno ai venti di guerra con la rivendicazione di Taiwan e lo spiegamento di mezzi per riconquistarla fa parte dei soliti mezzi di «distrazione di massa». Il rischio è che i contagi siano così numerosi, i vaccinati così pochi e i sieri così inefficaci che potrebbero crearsi nuove varianti, oltre quella dominante Omicron, molto più «immuno-evasive e trasmissibili», per adoperare le parole di un rapporto dell’Istituto Spallanzani di Roma.

Il contagio nella Repubblica popolare cinese ha già raggiunto 350 milioni di persone, 700 milioni tra 20 giorni, in tutto il Paese e non nella sola regione di Hubei, nella Cina centrale, come all’inizio del contagio, con 10mila morti al giorno (ma sono stime perché dati ufficiali il governo non ne fornisce, siamo ancora al «Covid free»). Con pochi vaccinati in tutto il Paese e questa quantità di contagi si possono creare nuove varianti che andrebbero a bussare alla nostra porta. In tempi rapidissimi. Nell’800 ci volle un anno per arrivare a un’epidemia di «spagnola», oggi grazie ai voli intercontinentali bastano pochi giorni per una pestilenza mondiale.

Dunque cosa può fare l’Italia per scongiurare una nuova pandemia da cui nessuno sarebbe immune, cosa che ci farebbe tornare praticamente al punto di partenza? Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha disposto con un’ordinanza tamponi antigenici obbligatori e relativo sequenziamento del virus per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e in transito in Italia. I controlli sono già scattati a Fiumicino e - come abbiamo visto - a Malpensa. Basta? No, non basta. Il virus è talmente contagioso che basta un solo infettato che penetra nelle maglie larghe della sicurezza a creare un effetto moltiplicatore. Che ne è dei cinesi in transito o in arrivo dagli scali intercontinentali come Amsterdam, Parigi e Madrid, solo per citare i principali hub? E che ne è di coloro che arrivano con altri mezzi?

La popolazione italiana non è abbastanza tutelata da queste prime misure. Del resto è necessaria una rete di protezione europea. Così è come se in Italia avessimo costruito una linea Maginot, facilmente aggirabile. Non era il caso di riaprire i voli proprio in questo momento. Del resto per tre anni Pechino ha ristretto i nostri ingressi, perché non fare altrettanto con la Cina ora? Sarà bene correre ai ripari prima che sia troppo tardi, prima che accada l’irreparabile.

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