Zaporizhzhia, il nucleare a rischio catastrofe

Il commento. La centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia ha la più elevata produzione elettrica in Europa e la decima al mondo. L’impianto dispone di sei reattori: i primi cinque vennero messi in linea tra il 1985 e il 1989, mentre il sesto fu aggiunto nel 1995. Ha sede nella città di Enerhodar, nell’Oblast (regione) di Zaporizhzhia. Occupato dall’esercito russo, dal 12 marzo scorso è passato sotto il controllo dalla compagnia di Mosca «Rosatom», sottratta alla società ucraina che la gestiva, la «Energoatom».

I militari del Cremlino usano la centrale come base per bombardare i villaggi dell’Oblast e conquistarli. In quelli che hanno già cambiato bandiera, a settembre dovrebbero tenersi referendum per l’autonomia e quindi il passaggio sotto il potere russo. In queste settimane intorno alla centrale, che rifornisce di energia metà Ucraina, si sono verificate esplosioni, con scambio di accuse sulla responsabilità.

Si sta scherzando col fuoco. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha denunciato il rischio di una catastrofe nucleare qualora i reattori venissero colpiti. Per questo il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha lanciato un appello: «Invito le forze militari di Russia e Ucraina a cessare immediatamente tutte le attività militari nelle immediate vicinanze dell’impianto. Esorto le parti a ritirare tutto il personale e le attrezzature militari e ad astenersi da qualsiasi ulteriore dispiegamento di forze sul sito. La struttura - ha aggiunto - non deve essere utilizzata come parte di alcuna operazione militare. Occorre invece un accordo urgente a livello tecnico su un perimetro sicuro di smilitarizzazione per garantire la sicurezza dell’area». Il Cremlino ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu «sui recenti attacchi ucraini contro la centrale nucleare». Ma è la Russia che occupa militarmente l’impianto ed ha minato alcune aree. Eppure nelle centrali nucleari è vietato portare ordigni: è una regola minima e ragionevole. La centrale va restituita ai legittimi proprietari o alla gestione di un ente terzo come l’Aiea stessa. I sei reattori però rappresentano anche un business e Mosca li tiene in ostaggio come armi di ricatto: l’impresa russa che ora gestisce la centrale a luglio ha incassato 50 milioni di grivnie (13 milioni di euro) in bollette elettriche.

La situazione desta molta preoccupazione perché restano compromessi alcuni elementi importanti che contribuiscono ad assicurare l’elevato livello di sicurezza, in particolare l’indisponibilità di parte della rete di alimentazione elettrica esterna; l’impossibilità per il personale di gestire l’impianto in maniera autonoma, vista l’occupazione del sito, e di accedere al centro di gestione delle emergenze; e poi l’assenza di contatti regolari con l’autorità di regolamentazione competente. Le barriere e i sistemi di sicurezza delle centrali, progettati per resistere a eventi di origine antropica e naturale anche gravi, possono aiutare a prevenire eventuali significativi rilasci di radioattività nell’ambiente, anche nelle circostanze in cui un atto bellico colpisca e danneggi parti vitali. Per contro, questi danni possono indurre lo sviluppo di scenari incidentali più gravi caratterizzati dal danneggiamento del nocciolo del reattore e della struttura di contenimento, con rilasci significativi di radioattività nell’ambiente. Il Wenra e l’Herca, le associazioni degli enti europei in materia di radioprotezione e sicurezza nucleare, hanno valutato che le loro conseguenze richiederebbero un’evacuazione nel raggio di 20 km e di riparo al chiuso nel raggio di 100 km, pertanto con un impatto significativo per la popolazione ucraina.

«Va comunque evidenziato che siamo in uno scenario di guerra e che le centrali non sono progettate nell’eventualità di gravi azioni belliche che dovessero colpire e danneggiare seriamente la struttura di contenimento dei reattori ed eventualmente i reattori stessi», sottolinea l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione italiano. «In tali circostanze i rilasci di radioattività potrebbero essere superiori ed esteso il raggio d’azione nel quale adottare misure protettive . Di qui l’importanza e la necessità che le azioni belliche nell’area della centrale cessino quanto prima». Se il negoziato e un cessate il fuoco in Ucraina non sono all’ordine del giorno, almeno sui rischi nucleari servirebbe un atto di responsabilità.

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