«Ho visto l’assassino: era incappucciato e aveva baffi e occhiali»

Brescia Nuova udienza in Corte d’Appello a Brescia per Antonio Tizzani a processo per la morte della moglie Gianna Del Gaudio, insegnante in pensione, uccisa con un taglio alla gola.

Tizzani, interrogato, ha detto di aver visto l’assassino: «L’ho visto per trequarti, era incappucciato e aveva gli occhiali, i baffetti biondicci e le mani dovevano essere sporche di sangue».

Durante l’udienza hanno parlato anche i vicini di casa che hanno sentito le urla nella notte in cui si è consumato l’omicidio, tra il 26 e 27 agosto 2016, nella villetta di via Madonna delle Nevi, a Seriate: non c’è però congruenza sugli orari della loro testimonianza della morte della donna.

La questione del Dna

Riaffrontata anche la questione del Dna: il tenente colonnello Alberto Marino dei Ris di Parma ha ripreso la questione della congruenza dell’aplotipo Y rilevato sui guanti in lattice ritrovati con il cutter usato per uccidere Gianna Del Gaudio e l’altro aplotipo Y individuato sulla guancia di Daniela Roveri, la manager uccisa 4 mesi dopo a Colognola, con una dinamica simile.

L’ex ferroviere era stato assolto in primo grado e dopo il ricorso del pm Laura Cocucci, si trova di nuovo imputato in appello per l’omicidio della moglie. Unico presente in quel momento il marito Antonio Tizzani, ferroviere in pensione, all’epoca 68 anni, che finì a processo con l’accusa di essere l’assassino. Lui ha sempre sostenuto di aver visto un uomo incappucciato chinato sulla moglie. Versione ritenuta poco attendibile dal pm, che aveva chiesto la condanna all’ergastolo. Ma la Corte d’assise presieduta da Giovanni Petillo aveva assolto l’ex ferroviere, bollando la ricostruzione accusatoria come suggestiva, «basata essenzialmente su un solo vero indizio»: il Dna ritrovato sul cutter usato per uccidere. Prossima udienza, forse la sentenza, il 7 di ottobre.

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