Tarlo asiatico: in 8 anni abbattuti più di mille alberi

IL REPORT . Focolai in otto comuni, Regione impegnata nell’eradicazione. In alcuni casi nuove piantumazioni.

Curno e Treviolo, San Paolo d’Argon e Trescore, Costa Volpino e Lovere, Grumello del Monte, Ghisalba: sono i comuni bergamaschi dove sono stati individuati focolai di Anoplophora glabripennis, il tarlo asiatico che colpisce le piante ornamentali urbane, come aceri e ippocastani, ma anche quelle degli ecosistemi forestali naturali come olmi, pioppi, salici e betulle.

Che cosa è il tarlo asiatico

L’insetto, che appartiene all’ordine dei coleotteri, lo stesso del bostrico che attacca le abetaie bergamasche e lombarde, si annida come il suo cugino nel tronco degli alberi scavando lunghe gallerie dove depone le uova; il suo ciclo di vita dura generalmente un anno e danneggia le piante fino a provocarne la morte.

Il primo esemplare scoperto a Trescore 10 anni fa

Dal 2015 è considerato pericoloso dall’Unione europea e quando le autorità fitosanitarie (in Lombardia è l’ente regionale Ersaf) lo individuano, devono essere messe in atto una serie di misure di contenimento che passano attraverso l’abbattimento delle piante infestate e di quelle cresciute nel raggio di cento metri. Un approccio spesso contestato dai cittadini, ma che sta dando i risultati sperati: il tarlo asiatico venne scoperto per la prima volta nella nostra provincia a Trescore Balneario nel 2017 e invece che diffondersi ovunque come ha fatto il bostrico è oggi limitato a cinque zone.

«Nei focolai di Ghisalba e Grumello del Monte nel 2025 – spiega con una nota Regione Lombardia - al momento, non sono state rinvenute piante infestate e quindi c’è la concreta prospettiva di arrivare all’eradicazione dell’organismo nocivo nei prossimi anni. Nei focolai di Trescore Balneario e Treviolo sono state rinvenute rispettivamente 16 e 24 piante infestate; i dati sono confortanti e dimostrano che l’infestazione è sotto controllo».

Mille piante abbattute

Sono più di mille le piante che in otto anni sono state abbattute in Bergamasca: le ultime, più di cento, tra Lovere e Costa Volpino.

«Non c’erano alternative – ricorda il sindaco di quest’ultimo comune, Federico Baiguini –. Di fatto è un’operazione condotta da Ersaf che viene comunicata agli amministratori locali. Nel nostro caso ha riguardato via Nazionale e ha anticipato di qualche giorno l’inizio dei lavori per la riqualificazione dei portici: con l’ente regionale, che si farà carico di mettere a dimora nuovi alberi, stiamo studiando le soluzioni migliore per il nuovo verde urbano della zona». Non verranno invece ripiantumati gli alberi tagliati in via Gobetti a Lovere: «Per me, che sono ecologista nell’anima – sottolinea Ivo Filosi, assessore ai Lavori pubblici e al verde del comune di Lovere – è stato un colpo al cuore, ma i sette posti auto in più che si sono venuti a creare fanno molto comodo e quindi non andremo a posizionare lì nuovi alberi. Certamente ripiantumeremo nella zona delle Reme, l’altra area colpita dal tarlo asiatico, e troveremo il modo di compensare le piante che abbiamo perso in via Gobetti perché, comunque, restiamo convinti che il verde urbano sia un elemento di pregio urbanistico ma migliori anche le condizioni di vita delle persone».

A Curno emergenza terminata

«Da noi – aggiunge Andrea Saccogna, sindaco di Curno – l’emergenza è di fatto terminata: tra il 2023 e il 2024 sono state tagliate oltre 200 piante, alcune nel centro abitato, molte di più sugli argini del fiume Brembo. Grazie a questo intervento siamo usciti dalla fase critica e Ersaf ha già provveduto a mettere a dimora nuovi alberi: un centinaio in centro, circa 500 sul fiume». Alla piantumazione ha contribuito direttamente il comune: «Al posto di pioppi, aceri e ippocastani – spiega Giuseppe Crotti, l’assessore al Verde – sono stati piantati esemplari di ginko, querce, bagolari, alberi di Giuda, ma anche storace americano e liriodendro

. A Curno sono state messe a dimora piante alte già quattro metri, mentre sul fiume Ersaf ha puntato su alberi più giovani, alti mezzo metro, alternati a esemplari di ginestra e pero selvatico». «Il tarlo asiatico – conclude Alessandro Beduschi, assessore alle Foreste di Regione Lombardia – è un insetto insidioso, che può compromettere seriamente il nostro patrimonio arboreo e la qualità della vita nei centri abitati. Per questo Regione Lombardia ha scelto di affrontare il problema con fermezza e responsabilità, mettendo in campo un’attività costante di monitoraggio e contenimento, in particolare nelle aree più colpite come la provincia di Bergamo, dove è segnalato dal 2017. Non è una battaglia semplice, ma grazie al lavoro attento del Servizio fitosanitario e alla collaborazione degli enti locali stiamo ottenendo risultati importanti. I focolai finora rilevati sono stati affrontati tempestivamente e con tutti gli strumenti previsti dalla normativa europea».

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