Volare col green pass, il reportage: resta il nodo sicurezza

Controlli severi a Orio, più blandi in altri scali. Voli più tranquilli, ma ancora assembramenti.

La prima (delle tante) mail che ci raggiunge dopo aver chiuso l’acquisto di un biglietto di Ryanair è perentoria: «Il mancato rispetto dei requisiti di viaggio locali può comportare una multa, il negato imbarco o il divieto d’ingresso nella tua destinazione». Già, volare ai tempi del Covid significa anche districarsi tra green pass, moduli di localizzazione, distanze e test, ma tutto sommato può essere un prezzo da pagare accettabile per il ritorno alla normalità. I problemi cominciano quando qua e là si trova qualche falla e nasce il dubbio.

«È responsabilità di ogni passeggero verificare gli obblighi locali prima d’intraprendere il viaggio» aggiunge Ryanair. E fin qui ci può stare, ma quando si tratta di stabilire gli obblighi sui controlli l’applicazione della normativa comincia a farsi pericolosamente indefinita. Nota bene, dal giorno della prenotazione all’antivigilia del viaggio gli irlandesi volanti si disinteressano della questione, bombardandoci in compenso di mail dove cercano di venderti la qualunque: dalla scelta del posto a sedere (promettendoti le peggio cose, come se stare seduto in mezzo fosse la pena capitale...) alle assicurazioni, dallo snack all’auto passando per il transfert. In questo il Covid non li ha cambiati.

In viaggio da Orio a Palermo

Mercoledì 22 settembre, ore 7,15, aeroporto di Orio al Serio: la folla è ancora un ricordo ma il movimento è buono e i controlli veloci. Rispetto al debutto del 1° settembre del green pass anche per i voli nazionali c’è una novità: la validità non viene verificata prima del controllo radiogeno, ma solo il possesso e a vista. Lo si mostra all’addetto e si prosegue.

Del resto, spiega Enac , il gestore «è tenuto a sottoporre i passeggeri a misurazione della temperatura» (a Orio avviene con una termocamera) e ad assicurarsi «che al momento dei controlli di sicurezza i passeggeri esibiscano il green pass».Basta mostrarlo e si passa allo step successivo.

Verifica incrociata e a vista

A proposito, come stiamo a distanziamento? Così così. La sindrome da pacchetto da mischia rugbystico che assale l’italiano medio in fila ha ancora la meglio su ogni paura. Diciamo che spesso siamo molto sotto il metro, ma in compenso i dispenser di sostanza sanificante vanno alla grande. A litri.

I problemi per chi non ha la documentazione in regola cominciano ai gate d’imbarco dove «il vettore o un suo delegato verifica che la certificazione unitamente alla carta d’imbarco e al documento d’identità rechi la piena corrispondenza dei dati» recita la succitata circolare Enac. Ergo, il nome di Mario Rossi deve comparire sul biglietto, sul documento d’identità e sul green pass e quest’ultimo deve essere va-li-do.

A Orio per evitare rischi il personale verifica passeggero per passeggero: prima il biglietto, poi la carta d’identità e infine il green pass con l’app. Al ritorno da Palermo la procedura è diversa, più rapida ma potenzialmente meno sicura: Ryanair consente di caricare sul biglietto il green pass in formato jpg, png o pdf. In pratica si tratta di un trascinamento del file al termine del quale sulla versione cartacea compare la dicitura «Covid documentation uploaded», su quella digitale un link al green pass. Se vi sia anche un controllo incrociato dei dati prima di considerare chiusa la procedura non è dato sapere. Al gate si verifica a vista che compaia sul biglietto (cartaceo e non), ma non i dati, a cominciare dalla scadenza. In pratica ci si fida in toto del passeggero.

A Orio si è invece più prudentemente deciso di procedere a una verifica con l’app (nel caso di bagaglio imbarcato, al momento della consegna ai banchi) su ogni biglietto, a Palermo e ci si è limitati a prendere atto che la documentazione Covid risultasse caricata. E procedure analoghe ci sono state segnalate in altri scali.

Leggi il reportage completo sui voli aerei e il Green pass su «L’Eco di Bergamo» di venerdì 24 settembre.

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