
Cronaca / Isola e Valle San Martino
Domenica 27 Aprile 2025
«Ci sentiamo tutti vicini e parte di qualcosa che è più grande di noi» - Foto e video
IL GIUBILEO DEI GIOVANI. Duemila gli adolescenti bergamaschi a Roma. I racconti: «Bello fare incontri inaspettati e aiutarsi». Alcuni gruppi hanno partecipato al funerale del Papa.
È un mix di emozioni quello che si muove nel cuore dei 2mila adolescenti bergamaschi che stanno vivendo il loro Giubileo a Roma. Quella di sabato 26 aprile è stata la giornata centrale delle tre nella Città eterna: sospesa in segno di lutto la festa inizialmente programmata per il tardo pomeriggio al Circo Massimo, la giornata è stata per tutti ricca di incontri. Una ventina di gruppi in mattinata hanno partecipato al funerale di Papa Francesco, svegliandosi prima dell’alba per riuscire a raggiungere piazza San Pietro. Altri si sono comunque avvicinati a viale della Conciliazione e Castel Sant’Angelo. Nel pomeriggio i gruppi di pellegrini si sono mossi tra i siti culturali della città, presi d’assalto da tantissimi visitatori, e hanno vissuto riti giubilari come la Confessione, la professione di fede e il passaggio della Porta Santa.
I racconti
Prima del momento centrale di oggi, la Messa in piazza San Pietro alle 10,30, il bagaglio di esperienze è già ricco. «Il Giubileo degli adolescenti è stata un’esperienza speciale che ci ha permesso di sperimentare non solo l’incontro con i nostri coetanei ma anche l’universalità della Chiesa riunitasi a salutare Papa Francesco – racconta Alissa Facchinetti, 19enne di Vilminore di Scalve –. Abbiamo condiviso momenti di spensieratezza e di riflessione che hanno aperto la porta del nostro cuore all’amicizia e alla fratellanza. Torniamo a casa stanchi ma felici, scottati e accaldati dal sole ma anche con il cuore infiammato dall’amore misericordioso del Padre».
Gli fa eco Matteo Scotti, 14enne di Grumello del Monte: «Questi tre giorni mi hanno fatto riflettere molto su come la chiesa si dedichi anche a noi giovani. Tanti miei coetanei, purtroppo, non hanno partecipato perché reputano la religione troppo distante, o semplicemente faticano a credere. Ma in questi giorni io ho percepito davvero che la Chiesa ci è vicina e ci dà una grossa mano». Tra i momenti che hanno maggiormente coinvolto Matteo c’è la Via Lucis di venerdì all’Eur: «Sebbene si faticasse a sentire l’audio, è stata davvero molto bella e commovente. Fare nuove conoscenze, anche di coetanei stranieri, è stata una cosa che non mi sarei aspettato che accadesse in questi giorni». Lisa Dalla Valle, 18enne di Curno, mette in evidenza «lo spirito di fratellanza e comunità che si è respirato. Ci salutavano tutti per le strade e ci chiedevamo reciprocamente da dove venissimo».
Linda Cavagna, 27enne di Presezzo, sottolinea che «questo Giubileo è iniziato in modo apparentemente semplice, con una Messa, ma le parole e il saluto del Vescovo Francesco ci hanno colpito e sono risuonate durante questi giorni. Stupiscono sempre i mille modi diversi di vivere la fede, chi in maniera più intima, chi in maniera più dichiarata, e lo sforzo, non sempre facile, di mettere in relazione tutti questi mondi. È sempre sorprendente come le relazioni vengano stravolte in questi contesti che rendono tutti più vicini e simili, facendoci sentire subito parte di qualcosa di grande e inspiegabile a parole».
Tanto positivo stupore anche nelle parole dei sacerdoti (una settantina quelli presenti ad accompagnare gli adolescenti bergamaschi, curati e parroci). «I ragazzi hanno fatto nuove amicizie, incontri con i loro coetanei e anche con giovani di altre città – fa notare don Paolo Biffi, parroco di Colzate –. Questi giorni hanno rafforzato e reso gioiosa la loro fede in modo concreto: aiutarsi a vicenda nelle situazioni più svariate, avere pazienza, vivere esperienze di preghiera e celebrazione insieme». Secondo don Biffi «il saluto a Papa Francesco ha significato molto: non solo la tristezza, ma soprattutto il coraggio e la forza di portare avanti il suo messaggio di speranza per tutti». Don Daniele Carminati, curato di Bonate Sopra, racconta: «Sono giorni di fatica fisica e spirito di adattamento: i ragazzi non sono abituati. Spesso sono chiusi nelle loro comodità, senza nessuno che li provochi alle cose “alte” della vita: ciò che vale, ciò che è bello, ciò che riguarda lo spirituale e la fede. Penso che questi giorni del Giubileo li abbiano provocati proprio in queste direzioni, una vita un po’ più sobria, ma pure molto ricca, e avere uno sguardo introspettivo più allenato agli aspetti di spessore dell’esistenza».
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