
Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 13 Ottobre 2025
Eric, stroncato da una malattia a 8 anni. Il dolore di Redona: «Il suo sorriso toccava il cuore»
IL LUTTO. Colpito da una forma rara di tumore, se n’è andato venerdì notte 10 ottobre. I genitori: è stato tutto così veloce. Folla alla camera ardente. Donate le cornee.
Aveva solo 8 anni, Eric Paladini, e «un sorriso che spaccava il cuore». Vivace, solare, con una voglia di vivere che travolgeva tutti e una grande passione per il lago e le barche. Un tumore del tronco encefalico rarissimo, una forma incurabile di Dipg (Glioma Pontino Intrinseco Diffuso), lo ha portato via in meno di sei mesi, nella notte tra venerdì e sabato. In questi giorni la comunità di Redona si è stretta attorno a papà Marco, mamma Laura e alla sorellina Ellen, di 12 anni. È suo il messaggio più struggente, tra i tantissimi che amici, parenti e conoscenti hanno lasciato sul libro delle firme aperto alla Casa del commiato di via Suardi: «Sono la tua sorella, mi manchi tanto, ma spero che adesso tu stia bene lassù».
La diagnosi era arrivata il 30 aprile scorso, dopo due mesi di sintomi, che sembravano inizialmente un malessere passeggero. Poi la verità, terribile e definitiva: tumore al tronco encefalico. «Ce lo hanno detto senza giri di parole - raccontano mamma Laura e papà Marco -: è un tumore incurabile, una condanna a morte. Dopo la radioterapia non esistono cure riconosciute, nessuna speranza. Solo il tempo che scivola via». Nel giro di due settimane, il bambino che fino a poche settimane prima correva sui campi di rugby si è ritrovato a non poter più camminare da solo. Prima il braccio destro, poi l’udito, la vista, la fatica anche a stare seduto. «È stato tutto talmente veloce che non abbiamo avuto neanche il tempo di capire», dicono i genitori.
Eppure Eric non si è mai arreso. «Era consapevole di tutto - racconta il papà -. Due settimane fa, durante l’ultimo ricovero a Milano, era molto stanco. Mi ha guardato e mi ha detto: “Questa vita da schifo non voglio più farla”. Poi si è ripreso un po’: fino a venerdì sera abbiamo giocato insieme col tablet. Poi si è addormentato e non si è più svegliato». Papà Marco ricorda l’ultimo desiderio di Eric: «Aveva la passione per le barche. Una delle ultime cose che ci ha chiesto è stata di andare sul lago. Ma ormai non era più possibile».
La raccolta di fondi
In un ultimo gesto d’amore, i genitori di Eric ha donato le cornee. «Era l’unico tessuto che si poteva donare - raccontano i genitori -. Ci piace pensare che attraverso i suoi occhi qualcuno possa continuare a vedere il mondo»
Subito dopo la diagnosi i genitori avevano pensato di organizzare una raccolta fondi per portarlo all’estero, se mai si fosse aperta una possibilità di cura. «Ma la malattia è corsa troppo in fretta - dice ancora il papà -. Dopo la radioterapia c’è stato un piccolo miglioramento, ma dopo un paio di settimane la situazione si è aggravata». Ora quella raccolta potrebbe diventare realtà, ma con un senso diverso. «Vogliamo raccogliere fondi da donare al Centro Tumori di Milano - dicono mamma e papà - perché l’esperienza di Eric possa servire ad altri. Queste cose succedono sempre agli altri, finché non tocca a te. E quando ti succede, non sai come fai ad andare avanti. Eppure lo fai, con naturalezza, perché un figlio ti insegna la forza». In un ultimo gesto d’amore, i genitori di Eric ha donato le cornee. «Era l’unico tessuto che si poteva donare - raccontano i genitori -. Ci piace pensare che attraverso i suoi occhi qualcuno possa continuare a vedere il mondo».
Alla Casa del commiato di via Suardi, in questi giorni, è stato un via vai continuo. Amici, conoscenti, compagni di classe della terza alla scuola elementare Giovanni Pascoli, insegnanti e genitori: tutti si sono stretti attorno alla famiglia. Nella bara, ai piedi del piccolo Eric, un peluche. «Era il suo compagno di viaggio - racconta un’amica di famiglia -. Non se ne separava mai». Don Gabriele Mazzoleni, che per anni è stato curato nella parrocchia di Redona e che ha conosciuto Eric sin dai tempi della scuola materna alle Sacramentine, lo ricorda con affetto: «L’ho avuto all’asilo, era un bambino vivace, pieno di vita. Gli piaceva stare con gli altri, ridere, giocare». Una storia, un destino che lasciano senza parole.
Martedì mattina 14 ottobre alle 10 la comunità di Redona si ritroverà per salutarlo nella chiesa parrocchiale, dove sarà celebrato il funerale. Sarà un abbraccio grande, come il suo sorriso
La passione per il rugby
Anche la società Bergamo Rugby, dove Eric giocava, si è raccolta nel dolore. A parlare a nome della squadra è l’allenatore Simone Rota: «Era un bambino pieno di energia. Era competitivo, ma sapeva stare nel gruppo. Quello che più lega nel nostro sport è il segno del sacrificio e della lotta comune. E lui, in questo spirito, ci stava dentro fino in fondo». Martedì mattina 14 ottobre alle 10 la comunità di Redona si ritroverà per salutarlo nella chiesa parrocchiale, dove sarà celebrato il funerale. Sarà un abbraccio grande, come il suo sorriso.
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