«Guardo un tessuto, lo sento». D-Kola: ogni giorno è una sfida che mi rende felice»

L’INTERVISTA. La stilista Dorina Kola racconta le sue origini, il passato in Albania e il suo amore per i tessuti. Il futuro?«Dove mi vedo? Se prima mi piaceva sognare in grande, ora la cosa più grande è l’oggi».

Bergamo

Un occhio sensibile, una vena artistica. Dorina Kola racconta la sua storia di sarta e stilista, dall’Albania a Bergamo dove ha aperto la sua maison e il suo brand D-Kola. «Nasco autodidatta, la scuola è arrivata dopo. Prima c’è stata la natura delle mie montagne in Albania, gli abiti di mia nonna, il rigore delle vesti decise dalla dittatura del mio Paese - spiega -. Questo è il mio passato, le mie radici, sono io dentro gli abiti che faccio».

«La mia immagine di bellezza? Penso alla mia nonna con l’abito tradizionale, in bianco e nero: un abbigliamento rigoroso, pulito». Dorina arriva a bergamo nel 2004: Con una borsa di studio, all’Università mi ero iscritta a Scienze dell’Educazione. Ho iniziato ricamando magliette, poi è arrivata la scuola e i primi modelli. Ho capito che i tessuti, le forme, erano la mia vita, la mia valvola di sfogo».

Partire dalla materia

Parte dalla materia: «Guardo un tessuto, lo tocco, lo sento: ogni giorno è sfida che mi rende felice. La mia moda è in evoluzione, lì dentro c’è tanto di me: il mio vissuto, la mia ricerca». Tanti pezzi unici, collezioni dai pezzi limitati: «Sono diventata riconoscibile per i capispalla che ho destrutturato con il neoprene. Poi ho preso in mano il pizzo, l’ho scoperto e ho lavorato sulla femminilità: con i miei abiti celebro la donna».

Il futuro? «Dove mi vedo? Se prima mi piaceva sognare in grande, ora la cosa più grande è l’oggi, avere una buona giornata».

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