
(Foto di Agazzi)
IL TERRITORIO. Il mensile nacque per scommessa nel 1990. Fu da subito un successo. Oggi lo fa con strumenti nuovi.
Dietro il ripetuto rinnovamento della veste grafica, dietro l’allargamento del raggio di azione e diffusione, dietro l’ampliamento dell’offerta editoriale con le novità di web, app e social, ci sono alcune costanti che in «Orobie» non sono cambiate mai. A partire dalla vocazione della rivista che compie questo mese 35 anni, ben tracciata già dal pioniere Cesare Ferrari, editore-stampatore che la inaugurò nell’agosto 1990: raccontare il bello, per farlo conoscere e insieme, inevitabilmente, contribuire a tutelarlo.
Il mensile, nato come una scommessa ma divenuto con il tempo sempre più un punto di riferimento per gli appassionati di montagna e non solo, spegne le sue 35 candeline
celebrando un pezzo importante di storia e insieme guardando avanti. Se il successo editoriale di «Orobie» fu evidente da subito – il primo numero vide le copie in edicola esaurite a soli tre giorni di distanza dall’uscita– anche quelli che si sono susseguiti nei decenni successivi trovano la propria ragione in una formula ben precisa.
Emanuele Falchetti – che ha assunto la guida del mensile nel dicembre 2023 dopo esser cresciuto professionalmente nella sua redazione, fatta eccezione per una parentesi di sette anni a «L’Eco di Bergamo» come caposervizio della Cronaca città -, nell’editoriale del numero attualmente in edicola, parla di «vivere il territorio, raccontare il passato, senza trascurare ciò che si profila all’orizzonte» come «marchio di fabbrica» della rivista. Che è poi quello che intuì chi la fondò.
In origine il mensile si occupava solo delle montagne bergamasche, ma già al suo decimo anno, nell’estate 1999, poteva celebrare il traguardo della diffusione su scala regionale. Un traguardo raggiunto soprattutto grazie all’acquisizione, avvenuta due anni prima, da parte del gruppo Sesaab, editore de «L’Eco di Bergamo». La rivista non raccontava più solo le
montagne bergamasche, ma anche quelle lombarde, senza però disdegnare di allargare lo sguardo alle testimonianze artistiche, ai borghi di pianura, all’enogastronomia, ai laghi e alla collina.Dal primo direttore Paolo Aresi, il timone della rivista è passato poi di mano in mano a Pino Capellini (che, dopo ben 26 anni alla guida del mensile, è tuttora direttore editorialista), quindi Paolo Confalonieri, fino a Falchetti. Sin dall’origine e ancora oggi, Orobie conta su una fitta rete di collaboratori – giornalisti ma anche fotografi – che portano avanti la missione di raccontare luoghi e personaggi, tratteggiandone l’anima profonda. Col passare degli anni, hanno battuto il territorio lombardo, scoprendone i tanti tesori, compresi quelli meno noti ma non meno meritevoli. E sulle pagine della rivista pennellano reportage che consentono di guardare a un mondo, quello della montagna, che richiede uno sguardo rispettoso e intelligente.
Lo diceva già quell’immagine rimasta iconica che campeggiava sul primissimo numero della rivista: una donna anziana che procede a fatica nel mezzo di cumuli di neve. Presentata sul numero in edicola a Ferragosto, voleva già chiarire il taglio del mensile e cioè il racconto della bellezza, ma anche della vita delle persone – non sempre facile – e il ruolo che le stesse avevano nella conservazione del territorio e della bellezza stessa. Negli anni sono state così approfondite storie di coraggio, passione, resistenza. Storie di chi la montagna l’ha vissuta a 360 gradi, di chi ci ha investito e creduto, di chi ne ha fatto una ragione di vita.
Altro elemento caratterizzante di «Orobie» è, sin dalla prima ora, il rapporto stretto con i lettori: una relazione reciproca, fatta di segnalazioni e di consigli. Una fiducia, tanto sincera quanto rara al giorno d’oggi, costruita nel tempo, ben prima che spopolasse il concetto di «community». Dal 2012 l’offerta di Orobie si è arricchita anche di un sito web, radicalmente rinnovato nel 2017. Più di recente sono arrivate pure le pagine social e l’app «Orobie active», assieme ai podcast. «Si tratta di un’attività in crescita - racconta Falchetti -. L’idea alla base è quella di offrire a quanti ci seguono nuovi strumenti che ruotano però attorno ai temi che abbiamo sempre trattato: montagna, territorio e fotografia. L’idea è di allargare la community coinvolgendo anche generazioni inevitabilmente più vicine agli strumenti digitali. Cambiano gli strumenti, non i contenuti e gli obiettivi». E da qui deriva anche il modello di business innovativo a cui Orobie ha già dato vita: «Affianchiamo alla parte editoriale un’agenzia di marketing territoriale, che porta avanti progetti di comunicazione per il territorio – spiega ancora Falchetti –: sono binari che procedono paralleli ma che possono dialogare». Perché quella identità che sta già nel nome tra la rivista e la montagna resta sempre viva, e vuole farsi sempre più forte.
Dopo le due serate dedicate ai «Custodi del bello» (che hanno visto come protagonisti lo scrittore Andrea Vitali e l’artista Emilio Isgrò), andate in scena a inizio anno all’auditorium Modernissimo di Nembro, il compleanno di Orobie sarà celebrato alla fine del mese di agosto anche con una serie di concerti in quota, nei rifugi bergamaschi. Per spegnere le sue prime trentacinque candeline, la rivista ha scelto di andare proprio là dove è nata e dove è sempre rimasta, nelle terre alte orobiche. E lo fa portando una pagina di arte che intreccia musica, natura e cammino.
Sarà il musicista Marco Pasinetti a portare, da lunedì 25 a domenica 31 agosto, la sua
chitarra nell’ordine ai rifugi Longo, Brunone, Merelli al Coca, Curò, Albani, Olmo e baita Valle Azzurra. Pasinetti viaggerà di giorno in giorno lungo il sentiero delle Orobie e ogni pomeriggio intorno alle 18 si esibirà sulla terrazza di ciascun rifugio (o in caso di maltempo, all’interno dello stesso). L’iniziativa – ribattezzata «SonOrobie» – era già stata proposta dal jazzista originario di Casazza la scorsa estate: una prima edizione che aveva visto l’ideatore e direttore artistico del progetto portarsi chitarra e amplificatore sulle spalle in un primo tour itinerante tra le vette delle Orobie.
Quest’anno il chitarrista e compositore bergamasco si concederà il bis e la novità sarà rappresentata soprattutto dai nuovi compagni di viaggio: oltre alla redazione della rivista, musicisti di grande sensibilità (Guido Bombardieri, Tino Tracanna, Filippo Sala, Davide Strangio, Leonardo Gatti) che suoneranno al suo fianco durante alcune tappe, il fotografo Francesco Roncoli per documentare l’evento, Margherita Pelizzari che accompagnerà il gruppo durante il viaggio raccontando la bellezza incontrata a ogni tappa e alcuni sherpa locali, Sergio Visioni, Antonio Pasinetti e Mattia Pievani, che lo affiancheranno durante qualche trasferimento. Il progetto è un’iniziativa di Orobie con la collaborazione del festival Ambria Jazz e il sostegno di Heidelberg Materials, Uniacque e Orobie Gin, oltre alla partnership tecnica di Great Escape.
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