Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 02 Novembre 2023
Riprendiamo per mano la pace: rinviato a venerdì il presidio a Bergamo
L’INIZIATIVA. Era in programma per giovedì 2 novembre: spostata a domani per il maltempo.
È un appello a «riprendere per mano la pace» quello diffuso nei giorni scorsi dalla Rete Bergamasca Pace e Disarmo, che ora invita la cittadinanza a partecipare a un presidio per chiedere il cessate il fuoco e la fine delle ostilità. L’appuntamento, inizialmente previsto per giovedì 2 novembre alle 18 in piazza Matteotti a Bergamo, è stato rimandato a domani, venerdì 3 novembre, sempre stesso posto e ora, causa maltempo.
Della Rete, oltre a CGIL e CISL, anche Fondazione Serughetti La Porta, Emergency, Libera provinciale Bergamo, Donne in Nero, UPSL, Le veglie contro le morti in mare, Odv Comunita di San Fermo, AUSER, Cooperativa Ruah, Alilò ARCI provinciale, Mediterranea Saving Humans Bergamo, Caritas diocesana bergamasca, ACLI, ANPI, ANOLF, Cem Mondialita, Focolari, Associazione L’alveare San Paolo D’Argon, Pax Christi Bergamo, Azione Cattolica Bergamo, Rete della pace dell’isola bergamasca, Agesci, Celim e Mutuo soccorso.
Una riflessione sulla pace
La Rete è intervenuta due settimane fa con la riflessione che ripubblichiamo qui di seguito: «Quanto sta succedendo tra Israele e Palestina dallo scorso 7 ottobre ci sta lasciando angosciati, sia per la violenza che per il clima cupo che pone sul Medio Oriente e sul mondo. La nostra condanna contro ogni forma di violenza, di aggressione e di rappresaglia contro la popolazione civile, sia palestinese, sia israeliana è assoluta.
Hamas deve immediatamente rilasciare gli ostaggi e cessare le ostilità per il bene del popolo palestinese. Israele non deve reagire con la sua potenza militare contro la popolazione della Striscia di Gaza o usare metodi di rappresaglia come togliere cibo, luce, acqua ad una popolazione anch’essa ostaggio della violenza scatenata da Hamas, senza vie di fuga ed impossibilitata a proteggere famiglie, bambini e anziani.
Il 7 ottobre segna una radicale svolta militare, di guerra, che porterà nuove vittime e nuovo odio senza risolvere le cause che, da quasi un secolo, travolgono la popolazione e la terra di Palestina e d’Israele. È evidente per di più il rischio imponderabile del conflitto che potrebbe travolgere il Medio Oriente.
Condanniamo l’ignobile e brutale atto di aggressione di Hamas contro la popolazione civile israeliana, contro anziani, bambini, donne, in spregio di ogni elementare senso di umanità e di civiltà, alla quale si è aggiunta la barbara pratica della presa di ostaggi. Siamo di fronte alla violazione di tutti i trattati e le convenzioni internazionali, volti a salvaguardare le popolazioni civili dalle guerre e da ogni forma di occupazione.
Non vi è giustificazione alcuna per l’operato di Hamas, neppure la disperazione e l’esasperazione del popolo palestinese (che ricordiamo essere vittima da decenni dell’occupazione, della restrizione delle libertà, della demolizione delle case, dell’espropriazione dei terreni e delle continue provocazioni delle frange radicali della destra israeliana e dei coloni) può trovare una risposta nell’azione terroristica e militare. Condanniamo fermamente l’occupazione di Israele dei territori palestinesi (troviamo deplorevole che uno Stato nato da una risoluzione dell’ONU non rispetti per circa 70 volte risoluzioni della stessa istituzione) e condanniamo l’atto terroristico di una organizzazione confessionale, profondamente reazionaria e affiliata a reti terroristiche.
Solo con il rifiuto della guerra, della violenza terroristica e ponendo fine all’occupazione possiamo tutti impegnarci per costruire giustizia, rispetto per i diritti di autodeterminazione delle due popolazioni, riparazione, convivenza, pace giusta e duratura.
È necessaria l’istituzione di corridoi umanitari per la popolazione di Gaza, l’immediato cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri, il rispetto del diritto umanitario per evitare ulteriore spargimento di sangue, la convocazione, con urgenza, di una Conferenza di pace che risolva, finalmente, la questione palestinese applicando la formula dei ‘due Stati per i due popoli’, condizione che, attraverso il riconoscimento dello Stato di Palestina, porrebbe fine all’occupazione israeliana e alla resistenza armata palestinese, ristabilendo così le condizioni per la costruzione di società pacifiche e democratiche.
In questo modo, si potranno realizzare le ambizioni e le speranze di due popoli: la necessaria sicurezza del popolo israeliano e il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Noi, come componenti della società civile bergamasca e italiana, siamo pronti a fare la nostra parte per sostenere il cammino della pace e invitiamo le autonomie sociali palestinesi ed israeliane presenti in bergamasca a schierarsi chiaramente per la fine della violenza, per il rispetto reciproco e per il reciproco diritto di vivere in pace e liberamente nel proprio Stato.
Per questo lanciamo un appello ad associazioni e movimenti palestinesi ed israeliani a manifestare insieme (in quella che in tante e tanti, per giunta, definiscono Terra Santa) sfidando chi invece vuole distruggere con la violenza, con l’aggressione, con l’occupazione e l’assedio, il diritto dell’altro, la possibilità della convivenza e di un futuro di pace e di benessere per tutto il Medio Oriente. No all’occupazione, no al terrorismo e alla violenza efferata, no alla guerra! Riprendiamo per mano la pace».
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