San Francesco, il cammino difficile di un sogno di misericordia

TEATRO DONIZETTI. Tutto esaurito per la lezione del professor Barbero dedicata al Santo. Una figura complessa al centro di numerosi racconti, anche se nessuno «neutrale». «I valori cardine del suo messaggio: povertà, lavoro e vicinanza alla gente».

Bergamo

«Come è cambiata la mia vita». Un incipit bellissimo, pieno di significato che tutti noi avremmo voluto scegliere per le nostre memorie. Invece, è come inizia il testamento spirituale di San Francesco, per ricordare come è iniziato tutto e lasciare impronta certa di ciò che, dopo la sua morte, voleva dai suoi seguaci. Un viaggio nelle tappe essenziali di una figura che ha segnato la nostra storia in tutta la sua affascinante complessità, così magnificamente raccontato dall’amatissimo professor Alessandro Barbero tornato la sera del 15 dicembre al Teatro Donizetti (completamente sold out) dopo aver inaugurato nel 2024 la prima edizione della rassegna al Donizetti «Lezioni di storia», per presentare il suo nuovo libro dedicato a San Francesco, uscito lo scorso settembre e subito entrato nelle classifiche dei libri più venduti.

Divulgazione del sapere

«Una serata organizzata in collaborazione con Editori Laterza con il sostegno di Intesa Sanpaolo, BCC Oglio e Serio e Sitip Spa per ribadire, ancora una volta, il carattere educativo e divulgativo che hanno le iniziative del nostro teatro inteso come luogo di comunità», ha commentato Massimo Boffelli, Direttore generale della Fondazione Teatro Donizetti, in apertura dell’evento introdotto da Max Pavan, responsabile dei servizi giornalistici di Bergamo TV. Barbero ha condotto il pubblico, come sempre ammaliato di fronte al professore, tra le pieghe della storia per cercare di tratteggiare la figura di un uomo pieno di contraddizioni, pentimenti, dalle idee spesso mutate nel tempo (forse perché lui stesso cambiò, ad un certo punto della vita), momenti di sconforto, scontri e, anche, di dubbi (tanto da dimettersi dalla guida dell’Ordine Francescano da lui stesso fondato).

Personalità complessa

Tante sfaccettature di una personalità complessa spesso nascoste dalle cronache del tempo scritte dai frati dell’Ordine, dopo la morte di Francesco. Fatti e parole modificate, tagliate e riviste anche per far cadere l’oblio su alcuni aspetti più «terreni» di San Francesco in favore di una sua descrizione legata più al Santo perfetto che all’uomo, tacendo anche sul decadimento dell’Ordine francescano tra ozi, calunnie e abusi tanto denunciati da Francesco perché così in contrapposizione con i suoi precetti contro il denaro e in favore dell’assoluta povertà, del lavoro manuale e di una lettura «senza glosse» della Regola. E, così, vengono messi da parte certi aspetti della sua eredità, tra cui anche il rapporto con la giovane Chiara (Santa Chiara) che un giorno decise di lasciare tutto e tutti e unirsi con lui e il suo ordine. Un legame, come spiegato da Alessandro Barbero, mai citato dai biografi di Francesco, mentre è ampiamente raccontato nelle biografie e testi su Chiara in cui, più volte, viene ribadito che San Francesco, in ogni tappa del nascente Ordine delle Clarisse, fosse con la sua fondatrice e le sue seguaci.

Molteplici fonti

La figura di San Francesco, come ha detto Barbero, è l’esempio del «problema, per uno storico, delle tantissime fonti nel ricostruire la storia di una persona. Perché, come per San Francesco, ce ne sono troppe e nessuno di coloro che hanno scritto di lui è stato neutrale, raccontando dettagli e particolari con l’unico scopo di dimostrare qualcosa e dare un significato preciso, perdendo così la sua origine». Anni e anni di studio per il professor Alessandro Barbero per restituire la storia di un uomo che, a 25 anni, dopo aver condotto tanti anni da mercante attratto dal denaro, capisce che voleva altro dalla vita. «È ciò che succede a chi per la prima volta vede i peccati del mondo e decide di chiedere scusa per come si vive. Sul momento in cui uscì dal mondo partendo dall’incontro con i lebbrosi con cui “fece misericordia” e visse la cesura della sua vita, ci sono tante versioni - ha spiegato lo storico e divulgatore - Ma quello che sappiamo è che fu un uomo che morì, molto malato, a 45 anni, inseguendo un sogno».

Il testamento

«Un sogno, forse, non raggiunto pienamente - ha detto Barbero - Che ha lasciato anche un po’ di delusione nel cuore di Francesco per come i suoi seguaci hanno messo da parte le sue ultime volontà, racchiuse nel testamento che rivede alcuni punti della Regola, un po’ sfuggenti su certi aspetti, per ribadire i valori cardine del suo messaggio: povertà, lavoro e vicinanza alla gente. Francesco, nonostante non possedesse una grande formazione e diffidasse dai libri, credeva nella forza della scrittura e, forse, era convinto che bastasse mettere su carta nuovamente i suoi precetti fondanti per farli rispettare, ma così non è stato. Fu infatti lo stesso Papa di allora a ribadire che l’Ordine dovesse seguire la Regola e non il testamento, molto più inciso nelle sue indicazioni. Ma questo documento è arrivato fino a noi e ci invita ad unico grande obiettivo: ricordare come tutto ebbe inizio».

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