
Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Martedì 08 Luglio 2025
Siti Unesco, una ricchezza locale da raccontare al mondo
TERRITORI. Lo scrittore Massimo Tedeschi descrive il patrimonio tra Bergamo e Brescia in una guida con storie e curiosità. La sindaca Carnevali: è un viaggio narrativo. L’assessore regionale Poli: due realtà integrate.

L’Italia guida la classifica mondiale dei siti Unesco: ben 60, mentre la Cina segua a un’incollatura con 59. Fin qui non c’è da stupirsi. Può forse sorprendere qualcuno, invece, che la regione con più siti Unesco sia la Lombardia: ne ha dieci, la metà dei quali tra le città e i territori di Bergamo e Brescia, mentre Milano, con il Cenacolo vinciano, ne ha solo uno. E che la nostra regione sia così ricca di giacimenti culturali, tutti meritevoli della protezione internazionale garantita dalla World Heritage List, spinge l’assessora lombarda Francesca Caruso a dire: «Non lo sa quasi nessuno, e questo è un problema. Questa ricchezza bisogna raccontarla di più».
Storia e aneddoti

La missione di raccontarla di più se l’è assunto Massimo Tedeschi, giornalista e scrittore bresciano, autore di una guida presentata ieri alla Sala Capitolare del convento di San Francesco, «casa» delle rete del Museo delle Storie: si intitola «Tra Bergamo e Brescia alla scoperta dei siti Unesco» (per i tipi dell’editore bresciano-milanese Enrico Damiani, 222 pagine, in vendita da novembre anche in formato ebook ma oggi in limitata distribuzione gratuita; l’audiolibro per il pubblico non vedente è sul sito unesco-venetianfortresses.com) e per la verità non è solo una guida costruita grazie alla pratica lenta della scoperta, quasi assaporando il piacere che l’accompagna. Ma anche una sorta di agile manuale che ricostruisce, tra un’attenzione alle fonti che richiama la pratica dello storico e un gusto per gli aneddoti che richiama la natura giornalistica dell’autore, il come e il perché si sia giunti all’inserimento nelle lista Unesco dei cinque siti trattati. Che sono, per Bergamo, le Mura di Città Alta (cui il Museo delle Storie dedica uno specifico spazio espositivo a Porta Sant’Agostino) e il Villaggio operaio di Crespi d’Adda, e, per Brescia, il complesso di Santa Giulia, le incisioni rupestri della Valle Camonica e i siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino.
Intesa Regione e Comune
L’iniziativa editoriale, sostenuta dalla legge del 2006, voluta dalla Regione, dal Comune di Bergamo, ha la regia di Roberta Frigeni direttrice del Museo delle Storie e poggia su plurime collaborazioni. Tanto che, ha detto la sindaca Elena Carnevali, «la definizione di guida è insufficiente, è un viaggio narrativo. E anche un segnale di come le istituzioni possano cooperare», mentre Frigeni ha rimarcato «il “fare rete” di un progetto corale tra istituzioni locali e nazionali, musei, parchi, associazioni». Andrea Poli, assessore bresciano al Turismo, ha messo invece in rilievo la «legacy dell’anno della Capitale della cultura. Allora furono coinvolte soprattutto le città, in questo caso invece lo sono i territori. Due territori “underdog” ma con tanti tratti comuni, dal dominio veneziano alla lotta risorgimentale, al cristianesimo sociale e, nel male, il Covid. Sono due realtà integrate».
Il ricordo dell’abbraccio alle Mura
Per le Mura, Tedeschi ha ricordato l’importanza che ebbe, il 3 luglio 2016, «l’abbraccio» dell’antica fortificazione da parte di migliaia di cittadini; per il Villaggio Crespi l’aneddoto «romanzesco» di un gruppo goliardico di giovanotti, il «Circolo culturale fratelli Marx», che telefonarono all’ambasciatore Giancarlo Riccio riscuotendo il suo interesse a proporre all’Unesco un sito di archeologia industriale; per Santa Giulia ha richiamato la profondissima stratificazione del complesso, dalla Brixia paleocristian a ai longobardi (con excursus d’obbligo sul tiglio di Ermengarda dall’«Adelchi» manzoniano) fino all’opera di Emilio Isgrò; per le incisioni rupestri della Valle Camonica la spedizione dei nazisti alla ricerca di simboli ariani («I cattivi di Indiana Jones sono esistiti veramente») e per i siti palafitticoli attorno al Garda (Lucone, Lavagnone, San Sivino-Gabbiano e Lugana Vecchia) eccezionali scoperte come l’aratro più antico del mondo e la famosa piroga.
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