Economia
Venerdì 15 Marzo 2024
Tasso disoccupazione: Bergamo da record sotto il muro del 3%
ANALISI ISTAT 2023. Dato mai così basso in provincia: 2,9%. Occupati a quota 491mila, il 90% a tempo indeterminato. Mazzoleni: «Buon andamento, con qualche eccezione».
Un tasso di disoccupazione che infrange la «soglia psicologica» del 3% e a cui contribuiscono in maniera decisiva le lavoratrici donne: anche se ci sono altri numeri in chiaroscuro nel report redatto dalla Camera di commercio su elaborazione dati Istat, questo è senza dubbio il più rilevante. Da record, se si considera che in Bergamasca questa soglia è sempre stata bassa, ma che nel 2023, toccando quota, 2,9% diventa davvero una percentuale da ricordare: solo l’anno prima il dato era infatti fermo a un pur sempre onorevole 3,4%, in linea con il 3,5% del 2021. Fa ancora più sensazione, questo tasso disoccupazione record, se paragonato alla media in Lombardia, che si ferma al 4% e ancor più a quella nazionale, che è quasi tre volte tanto (7,7%).
A determinare il calo percentuale dei disoccupati, come detto, soprattutto la componente femminile, in discesa dell’1,1% rispetto al 2022. Dato positivo e significativo, quello «rosa», anche se poi entra in contraddizione con il tasso di inattività femminile che in provincia è aumentato sensibilmente (40,3%), doppiando quello maschile (20,4%), in calo rispetto all’anno prima. In pratica, tre inattivi su cinque sono donne.
Analizzando gli altri dati, sono ancora tante nel 2023 in Bergamasca, le forze di lavoro in cerca di occupazione: superano infatti il mezzo milione (505,7mila), in lieve calo rispetto all’anno precedente. Si parla di persone «in cerca», riferendosi alla somma delle persone occupate e di quelle disoccupate, o attivamente in cerca di lavoro. Questo calo si deve soprattutto ai disoccupati, che sono calati rispetto al 2022, riportando il valore inferiore degli ultimi cinque anni, mentre gli occupati, pari a 491 mila unità, sono aumentati.
Di contro, la platea delle «non forze di lavoro», ovvero gli inattivi, sale a 445,6 mila unità, riportando una crescita di 4,9 mila unità rispetto all’anno precedente, che era il valore più basso del quinquennio. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono in tutto 214 mila e tra questi tre su cinque sono donne. La popolazione in età lavorativa, data dalla somma di forze di lavoro e inattivi, sale a 951,3 mila unità, con 4,8 mila unità in più. Tale crescita si spiega soprattutto con l’aumento degli inattivi, a cui potrebbe avere contribuito la popolazione in età lavorativa, cresciuta di 6 mila unità rispetto al 2022.
Altro aspetto interessante è legato alla natura contrattuale: qui si scopre che il lavoro dipendente diminuisce del -0,2% mentre quello indipendente guadagna terreno con un +3,3% delle posizioni rispetto al 2022. Altissima la percentuale di occupati con contratto a tempo determinato, il 90%,+7% in due anni. Per quanto riguarda il regime orario, l’85% lavora a tempo pieno e il 15% in part-time. Rispetto al 2021, gli occupati a tempo pieno sono aumentati (+4%), mentre quelli a tempo parziale sono diminuiti (-5%).
Titolo: media superiore al 45%
E per quanto riguarda il titolo di studio, il 45% degli occupati ha il diploma di scuola media superiore. Segue la licenza di scuola media (40%) e, infine, la laurea e i titoli di specializzazione post laurea che si fermano al 15%, dato in crescita, ma di molto inferiore rispetto al valore regionale (24%). Rispetto all’anno precedente, sono stati gli occupati con licenza media a crescere di più (+4%). Rispetto invece alla classe di età, il 39% degli occupati si trova nella fascia tra 35 e 49 anni. A seguire la fascia 50 anni e oltre (35%) e quella tra i 15 e i 34 anni (26%).
Per il presidente della Camera di commercio Carlo Mazzoleni, «il 2023 traccia un quadro complessivamente positivo per il mercato del lavoro bergamasco. Gli occupati sono aumentati e il tasso di disoccupazione è calato grazie alla componente femminile. Meno positivo è però l’aumento degli inattivi, dei quali tre su cinque sono donne, segnale che il genere femminile sarebbe meno propenso o riscontrerebbe qualche difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro. Il numero degli occupati in possesso di una laurea è in aumento, ma siamo molto al di sotto della media regionale».
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