Tragico schianto a Miami, muore Giuseppe Ghidotti. «Era uno spirito libero»
IN FLORIDA. Aveva 28 anni ed era di Urgnano. Ancora incerta la dinamica. In condizioni gravissime il compaesano che era con lui: Kevin Drago, 31 anni.
Ancora martedì sera le famiglie non sapevano in che genere di incidente fossero rimasti coinvolti i loro figli. E solo alle 17.30 il console generale a Miami, Michele Mistò, ha telefonato al papà di Giuseppe Ghidotti, 28 anni, di Urgnano, comunicandogli ufficialmente che suo figlio era morto in un incidente stradale e il suo amico Kevin Drago, di 31, era ricoverato in condizioni gravissime. Due famiglie distrutte e un paese di diecimila abitanti, Urgnano, scosso dopo che per un giorno si sono rincorsi voci e sospetti, ma nessuna certezza. Si sa solo che i due amici, alle 2 italiane del giorno di Pasquetta, le 20 della domenica di Pasqua a Miami, sono rimasti coinvolti in un incidente in scooter. Entrambi sono stati portati al Jackson Memorial Hospital di Miami, dove Giuseppe è deceduto mentre Kevin è stato già operato due volte ed è in condizioni critiche.
La ricostruzione di quanto accaduto
«La polizia di Miami ha chiamato mia figlia Syria lunedì alle 18 per dirle che Kevin aveva avuto un gravissimo incidente ed era intubato, aveva il cranio rotto e diverse altre lesioni, mentre il suo amico era morto. È ricoverato al Jackson Memorial Hospital ed è stato operato nella notte, poi ha subìto altri interventi ed è ancora gravissimo. Per fortuna siamo riusciti a trovare una persona che ci dà notizie dall’ospedale. Non appena abbiamo ricevuto la telefonata dalla polizia siamo andati a casa dei genitori di Giuseppe, che non sapevano nulla e non avevano ricevuto alcuna comunicazione ufficiale».
Dalla loro casa in via Carducci i Drago sono andati dai Ghidotti in via San Francesco, a meno di un chilometro di distanza. Dove li ha raggiunti il parroco don Stefano Bonazzi, che conosce da anni la famiglia: papà Alessandro è organista in chiesa a Urgnano e Cologno, direttore del coro degli adulti, ha fatto parte per anni di un gruppo musicale dell’oratorio, mamma Alda è maestra d’asilo, da pochi anni in pensione, e il fratello maggiore Samuele è anche lui musicista. «Da casa Ghidotti abbiamo provato a contattare la polizia di Miami e l’ospedale, ma non siamo riusciti a parlare con nessuno – spiega il parroco –. Alla Farnesina ci hanno dato il telefono del Consolato a Miami, ma mi hanno risposto dicendo che non avevano notizie e che i nomi dei ragazzi non risultavano negli ospedali. Alle 22 ho mandato un’e-mail chiedendo di farci sapere qualcosa, hanno risposto che il mattino dopo ci avrebbero contattato. Siamo rimasti in attesa fino alle 17,30, quando il console ha chiamato il papà di Giuseppe per confermargli il decesso. Nel frattempo in paese la notizia si era già diffusa, ma non me la sono sentita di suonare le campane a morto». Nonostante il console abbia spiegato che non è necessaria la presenza dei familiari a Miami per il riconoscimento, nelle prossime ore partiranno il fratello Samuele e la cugina Elena, che parla bene l’inglese avendo lavorato molti anni all’estero.
Chi era Giuseppe Ghidotti
Giuseppe Ghidotti era a Miami dal novembre scorso. Aveva frequentato l’Itc «Belotti» a Bergamo e lavorato per la ditta di quadri elettrici «Imequadri Duestelle» di Urgnano, poi due anni fa si era licenziato per partire all’avventura. «Era uno spirito libero – racconta ancora don Stefano –, era partito per Barcellona dove faceva il pizzaiolo dal venerdì alla domenica. Là ha incontrato Kevin e insieme hanno deciso di partire per gli Stati Uniti. Prima in California a raccogliere funghi, poi in Florida a Miami, dove montava pannelli di vetro sugli edifici».
Kevin invece aveva trovato lavoro come imbianchino. Il papà Giancarlo ha la caffetteria «Encanto» in viale Rimembranze, dove lavora come barista la sorella minore Syria. «Da ieri stiamo chiamando Farnesina e Consolato, nessuno ci sa dire con certezza cosa fare – commenta mamma Mariastella –. Pensavo che aiutassero le famiglie a partire, alla fine abbiamo chiesto al nostro avvocato e ad altre persone che hanno affrontato situazioni simili e ci siamo arrangiati da soli. Siamo riusciti a ottenere i passaporti con urgenza e abbiamo stipulato le assicurazioni sanitarie necessarie, anche per Kevin nonostante ne avesse già una, che però non copre tutte le spese e sappiamo che negli Usa la sanità costa cara. Partiremo appena possibile».
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