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Giovedì 18 Dicembre 2025
Addio a Perico, l’ultimo saluto all’allenatore nerazzurro a Curno - Video
L’ADDIO. L’ultimo saluto a Eugenio Perico sabato 20 dicembre alle 10 a Curno. La camera ardente aperta dalle 14 di giovedì in via Indipendenza 18 a Brembate di Sopra.
Eugenio Perico, bandiera e capitano dell’Atalanta, ha smesso di soffrire. Ci sono due immagini che lo legano ai nostri ricordi. Quando eravamo al seguito dell’Atalanta sonettiana a Roncegno e sapevamo bene che, la domenica mattina, se avessimo dovuto cercare Perico e Donadoni, li avremmo trovati a Messa in Parrocchia. L’altra è la foto che vede Eugenio riparare Mino Favini sotto l’ombrello, all’uscita dalla camera ardente di Piermario Morosini, sulla scalinata della parrocchiale del Monterosso. Momenti intimi, di fede, che ben rappresentano Perico. Eugenio è stato una pagina fondamentale soprattutto per Atalanta (ha lasciato «un importante segno nella storia e nei valori del Club» ha scritto in serata la società sul suo sito) e Ascoli, piazze che gli hanno voluto bene oltremisura.
L’ultimo saluto a Eugenio Perico sarà sabato 20 dicembre alle 10 alla chiesa della Marigolda a Curno. La camera ardente è aperta dalle 14 di giovedì in via Indipendenza 18 a Brembate di Sopra.
Nato a Curno il 15 ottobre 1951, segue tutta la trafila nel settore giovanile atalantino insieme ad Adelio Moro, suo coscritto e, dopo un anno con Spezia e un altro a Cremona, convince lo stesso Moro a seguirlo ad Ascoli. «Era il campionato ’76 - ricorda Moro - ed io non ero tanto convinto ma Eugenio insisteva e, in quella squadra c’erano altri bergamaschi come Grassi e Castoldi. Alla fine, mi trovai benissimo e lui, per me, fu davvero come un fratello. Le nostre famiglie si frequentavano e furono anni indimenticabili. Ci perdemmo di vista e ci ritrovammo ancora all’Atalanta, nell’anno della promozione. Sono rimasto in contatto con lui fino all’ultimo. È stata davvero una sofferenza».
Nelle Marche lo ricordano con affetto particolare: «Se ne va un volto storico dell’Ascoli Calcio, lasciando un vuoto profondo soprattutto tra i tifosi bianconeri, che in lui hanno riconosciuto per anni un simbolo di affidabilità, attaccamento e continuità. Conquistò subito una storica promozione in Serie A e rimase per otto stagioni consecutive, diventando una colonna della difesa e uno dei giocatori più rappresentativi di quell’epoca. Il suo nome è ancora oggi scolpito nei record societari: con 236 presenze complessive tra Serie A e Serie B, Perico è tuttora il calciatore con più apparizioni ufficiali nella storia dell’Ascoli».
Nell’Atalanta, invece, Perico totalizzerà 148 presenze con un gol (alla Juve però, come ricorderà Gentile). Ritornato a Bergamo, Perico inizia una brillante esperienza di allenatore nel Settore giovanile a Zingonia, dove vincerà ben 4 scudetti, tutti nella categoria Giovanissimi, nelle stagioni 2001/02, 2003/04, 2004/05, 2007/08.
Il ricordo di Stromberg
«Per me Eugenio è stato un esempio, una persona unica, come lui nel calcio non ne ho incontrate più - confida un commosso Glenn Stromberg - quando sono arrivato in Italia mi ha aiutato tantissimo, mi è sempre stato accanto, disponibile per ogni aiuto a qualsiasi ora. In campo era intelligente, sapeva leggere le partite, fortissimo nei duelli uno contro uno. E anche in campo si sacrificava per gli altri, correndo, tappando i buchi, se serviva sapeva essere agonisticamente cattivo. Da capitano è stato straordinario, curando i rapporti tra la squadra e la società sempre mettendo davanti a tutto gli interessi del gruppo. Ci siamo poi visti qualche volta quando ho smesso di giocare, la sua perdita è davvero un grande dolore. Persone come Eugenio nel calcio non ce ne sono più».
Carmine Gentile ne parla così: «Era una persona poco appariscente ma aveva grande personalità, era molto religioso, il contrario dello stereotipo del calciatore di oggi. In campo avevamo un rapporto eccezionale, con Sonetti faceva lo schermo davanti alla difesa, ovunque ci fosse bisogno lui c’era. In Coppa Italia alla Juventus una volta abbiamo segnato entrambi (Atalanta-Juventus 2-2 del 2 settembre 1984, ndr) e ci abbiamo scherzato per parecchio tempo. È stato molto importante per l’Atalanta».
«Un punto di riferimento»
«Eugenio era un punto di riferimento per tutti ed è stato un ottimo capitano - ricorda Marino Magrin - insieme per sei anni. Io ho avuto diversi buonissimi capitani, dai quali imparare tanto quando poi sarebbe toccata, con onore, la fascia a me. Da Perico ho imparato a gestire i momenti: lui sapeva quando ci si poteva rilassare un po’ e quando invece c’era da restare assolutamente concentrati. Era un esperto per i tacchetti. Era lui, infatti, a cui chiedevo aiuto per la scelta prima di entrare in campo. Senza dimenticare la sua fede profonda che lo portava, quando magari eravamo distanti da una chiesa la domenica mattina, a raggiungere la Messa con un taxi. Era una persona anche dolcissima che porterò sempre nel mio cuore».
«Lui era una persona esemplare - precisa Giorgio Magnocavallo - perché in mezzo ad una banda di giocherelloni restava sempre preciso e professionale. Non si esponeva mai a scherzi o a proporre goliardie, anzi, era un giudice inflessibile. Io, che ogni tanto mi lasciavo scappare qualche improperio leggermente blasfemo, rimediavo puntualmente uno scappellotto. E grande fu la sorpresa quando lui, che da giocatore non aveva mai visto una sigaretta, fu sorpreso sull’altra panchina a fumare. Da allenatore stemperava la tensione così».
«Mi piace pensare a tutto quello che è stato anche per me - confida Roberto Donadoni, attuale tecnico dello Spezia - era una persona di cuore, per me è stato un fratello maggiore, quando avevamo doppio allenamento mangiavo a casa sua e sua mamma ci cucinava la pasta saltata al pomodoro con grande disponibilità. Eugenio aveva una generosità, dei valori ed un impegno che sopperivano a tutto. A Cagliari ho allenato suo figlio Gabriele e scopro che nel 1971 era allo Spezia, dove sono adesso io. Fili di vita che si intrecciano. Un giorno decise, a casa sua a Curno, di costruire una piccola grotta per metterci a dimora una Madonnina. Lo aiutai nell’impresa, ma mi feci prendere la mano da buon muratore bergamasco e scavai più del dovuto. Lui me lo fece presente e ridemmo insieme per tanto tempo». Vola sereno, Eugenio, senza più sofferenze. Adesso lo puoi fare.
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