
(Foto di Afb)
IL MATCH. La Nazionale è arrivata a Orio e poi allo stadio: venerdì sera il match contro l’Estonia. Fuori Scamacca a causa di un’infiammazione al ginocchio sinistro.
Cresce l’attesa a Bergamo per la sfida tra Italia ed Estonia in programma venerdì 5 settembre allo stadio (ore 20.45) valida per la quinta giornata del gruppo I delle qualificazioni europee ai Mondiali di calcio 2026. Per gli Azzurri si tratta di un ritorno a Bergamo dopo cinque anni e, soprattutto, del debutto ufficiale del nuovo ct Rino Gattuso sulla panchina della Nazionale.
Intorno alle 17 di giovedì 4 settembre è arrivata a Bergamo la squadra nazionale estone mentre gli Azzurri sono atterrati a Orio al Serio intorno alle 18 con un volo charter ITA decollato da Firenze. Da lì, trasferimento diretto allo stadio per il tradizionale «walk around» sul terreno di gioco. Nel pomeriggio le due conferenze stampa e in serata il trasferimento in hotel.
«La storia dice che la voglia di lottare insieme fa parte del nostro Dna». Rino Gattuso è tipo che alle radici tiene. Ma i rami azzurri sono secchi da tempo, e i due appuntamenti con i Mondiali falliti sono pessima premessa per la sua avventura da ct che parte domani con l’Estonia a Bergamo, ed è perdipiù una corsa ad handicap vista la debacle di giugno a Oslo del suo predecessore, Luciano Spalletti. Il «senso di appartenenza» evocato di nuovo dall’ex Ringhio di Berlino 2006, evoluto in un tecnico cui dà fastidio quell’etichetta, è solo la base: Gattuso per primo sa che il cammino per andare al prossimo Mondiale ed evitare la disfatta totale passa da gioco, risultati, e vittorie.
«Tempo di emozionarmi non ne ho - ha confessato il ct, alla vigilia di un altro esordio azzurro -. Forse domani, un minuto primo del via, all’inno, vedendo i miei genitori in tribuna o pensando a mia sorella... Ma ci aspetta un compito difficilissimo. Sono i pensieri che stasera non mi faranno dormire, in caso, non le emozioni».
Non si sbilancia sulla formazione, perché il suo motto «i moduli sono solo numeri» è convinzione reale. Verosimile una difesa a quattro, con Kean centravanti e il centrocampo imperniato su Barella da costruire per sostenere la manovra offensiva. «Con lui - dice il centrocampista dell’Inter - c’è da pedalare tutti. C’è pressione, ma non esagerata. Se sapessimo il perché dei risultati negativi dell’ultima parte dell’ultima gestione sia di Mancini sia di Spalletti, avremmo già risolto tutto. Dobbiamo guardarci dentro, se è successo due volte abbiamo sbagliato anche noi come giocatori e persone».
Contro la nazionale estone, che in casa ha messo in difficoltà la Norvegia capolista del girone, mancherà Scamacca: un problema al ginocchio gli ha fatto saltare l’appuntamento con la sua città calcistica. Il forfait, più che in vista del secondo impegno di lunedì a Debrecen contro Israele, preoccupa perché quel che manca da tempo all’Italia è proprio la facilità di andare in gol. E di gol ne servono tanti, visto che la differenza reti potrebbe avere un ruolo pesante, prima della rivincita con la Norvegia a Milano. «I giocatori offensivi non sono sinonimo di gol - ribatte Gattuso -. Ci vuole equilibrio: partite facili non ce ne sono, va rispettato l’avversario.
Bisognerà trovare la qualità del gioco senza essere frettolosi, senza smania. La differenza la fa la testa, la squadra, la fame. Bisogna pensare con una testa sola, non pensare che la pezza debba mettercela il compagno». Quanto alla mancanza generale di talenti nel calcio italiano, quella non si può negare e Gattuso ha anche una spiegazione: «Talenti ci sono, ma si gioca davvero poco: hanno chiuso tanti oratori, non si gioca più per strada, per una scuola calcio servono 500 euro solo per il kit...». Ma non sono preoccupazioni da ct. Ora c’è da raddrizzare la rotta azzurra. Poi, si penserà alla partita contro Israele. Il suo pensiero, Gattuso l’ha già espresso a inizio ritiro: piange il cuore nel vedere bambini uccisi, ma giocare si deve. A Debrecen sarà a porte chiuse, attenzione e preoccupazione sono tutte sul ritorno del 14 ottobre a Udine. «Una partita alla volta..», chiede Gattuso, alla sua prima azzurra.
Sulla carta è come Davide contro Golia, anche se ammaccato dai due Mondiali mancati dall’Italia, ma l’Estonia non ci sta a fare la vittima sacrificale: «L’Italia ha i giocatori migliori del mondo, ma non dobbiamo avere paura di commettere errori», dice il commissario tecnico estone Jurgen Henn, alla vigilia delle qualificazioni mondiali a Bergamo. «Il risultato è molto importante - sottolinea - ma ci sono partite in cui l’identità e lo spirito di squadra lo sono altrettanto per una Nazionale piccola coma la nostra».
Henn sa di trovare un’Italia arrabbiata e pure che Gattuso, alla sua prima panchina azzurra, introdurrà qualche novità tattica rispetto a Spalletti. «Spesso sappiamo chi sono gli avversari, invece stavolta la preparazione è stata più complicata - ammette il ct -. Abbiamo studiato molto per capire meglio cosa ci aspetterà, ma non sappiamo come giocherà nell’Italia. L’avversario è difficile e ha un bellissimo gioco».
Il ct estone si dice comunque ottimista. «Concentriamoci sulla tecnica, sugli aspetti su cui possiamo migliorarci: individualmente non siamo come l’Italia, ma come insieme magari riusciamo a renderle la vita difficile. C’erano tempi in cui gli estoni avevano paura degli avversari».
Tra i giocatori dell’Estonia c’è chi non vede l’ora di scendere in campo per stringere la mano a Gattuso. «Me lo ricordo come giocatore, sono un suo tifoso. È una leggenda», afferma il difensore Maksim Paskotsi. «Ci aspetterà una partita bella e interessante, contro una squadra di alto livello - sottolinea -. Affrontiamola e diamo il nostro meglio. Con la Norvegia avevamo perso ma tra sensazioni positive. Serve concentrarci, avere disciplina e fiducia in noi stessi».
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