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Venerdì 09 Maggio 2025
L’Atalanta piange uno degli eroi di Malines. Addio, bomber Garlini
IL RICORDO. L’ex attaccante bergamasco, 68 anni, si è spento dopo una malattia. Il ricordo dei compagni, al suo fianco fino all’ultimo.
«Oliviero bomber vero» è su che gioca tra le nuvole. E il pallone lo vuole sempre lui, come al solito. Garlini è volato via giovedì 8 maggio nel pomeriggio, aveva compiuto 68 anni il 4 marzo, un po’ troppo presto per lasciarci, considerando gli ultimi tempi di disagio e sofferenza. Da due anni era ricoverato alla Fondazione «Caccia Del Negro» di Gandino dove, due giorni fa, don Giovanni Mongodi gli ha impartito l’unzione degli infermi. «Gas», com’era conosciuto da amici e tifosi, era arrivato fin qui dopo i primi segni di disagio e dopo diversi consulti a
Milano. Poi la decisione di un breve ricovero all’Ospedale di Gazzaniga dal quale, dopo una settimana, era uscita la sentenza di una malattia progressiva che aveva spinto i suoi amici di sempre, Giorgio Magnocavallo, Pinuccio e Marcello, a darsi da fare per una sistemazione in Valgandino.
Il legame con Stezzano
La sua è stata una sofferenza che non meritava. Garlini era nato nel 1957 a Stezzano e sempre nel suo paese aveva stabilito il centro della sua vita, nonostante il peregrinare da calciatore, nella sua bella residenza in cui ha vissuto con la moglie Maura e i figli Davide e Tommaso. L’amore per Stezzano era così importante che nel 2019 tentò, senza successo, una lista civica a sostegno del candidato sindaco Gambirasio. La carriera calcistica di Garlini inizia il 29 febbraio 1976 con l’esordio in serie A vestendo la maglia del Como, ma in riva al lago resterà poco con sole tre apparizioni, trasferendosi ad Empoli e successivamente alla Nocerina (65 presenze e 9 gol), dove contribuirà a una storica promozione in Serie B. Poi lo troviamo a Fano e, finalmente, il ritorno in A con il Cesena, grazie a 10 gol dei suoi, decisivi per la promozione nel 1980/81, con Osvaldo Bagnoli in panchina. In Romagna «Gas» resterà fino al 1984, facendo coppia con l’austriaco Schachner e collezionando 119 presenze e 25 reti.
La carriera calcistica
Le sue prestazioni ingolosiscono la Lazio dove approda e trova Daniele Filisetti. La società biancazzurra però, sotto la presidenza Chinaglia, in preda a una terribile crisi societaria, retrocede in Serie B. L’anno successivo Oliviero, raggiunto a Roma da Giorgio Magnocavallo, che resterà suo amico per sempre, si toglie la soddisfazione di vincere la classifica di capocannoniere in B con 18 reti. «Alla Lazio, ma non solo, “Gas” era davvero insopportabile - ricorda, tra il commosso e il divertito, Magnocavallo - perché la palla era un suo diritto acquisito, dovevi darla sempre a lui altrimenti erano dolori. Quel titolo di capocannoniere arrivò anche per questo».
I ricordi romani sono davvero tantissimi e non tutti pubblicabili, ma Giorgio ne descrive uno più recente legato alla squadra Master: «Grazie a Marino Lazzarini e alla volontà di Carlo Valenti e Lele Messina, avevamo messo in piedi un’Atalanta che partecipava a questo importante campionato e capitò che una trasferta romana coincidesse con gli Internazionali di tennis. Decidemmo di andare a cena tutti insieme, per vedere un po’ di gente e, per la scelta del ristorante, si fece subito avanti Oliviero che, detto per inciso, era un grande amico, ma non sempre di manica larga. Arrivati nel locale, infatti, il proprietario gli ricordò sorridendo che si era scordato un conto. Ci fermammo comunque, ma lo prendemmo in giro per tutta la cena».
Il titolo di bomber
Quel titolo di bomber gli valse la chiamata all’Inter, dove però aveva davanti Altobelli e Rummenigge, mica pizza e fichi, e riuscì a segnare 4 reti in 20 gare. Nel torneo 1987/’88 approda finalmente a casa sua, riportando l’Atalanta in Serie A, con Mondonico in panchina, realizzando 22 reti (di cui 17 in campionato) e partecipando da protagonista alla splendida cavalcata in Coppa delle Coppe. Segnerà infatti gol decisivi, sempre in casa e al ritorno, col Merthyr Tydfil e con l’Ofi Creta, mentre il momento indimenticabile fu il suo gol su rigore, sotto la Curva Nord, nel primo tempo della partita col Malines, segnatura che, fin lì, avrebbe portato l’Atalanta in finale.
I ricordi di chi lo ha conosciuto
«La cosa curiosa è che il rigore avrebbe dovuto tirarlo Nicolini - ricordò lo stesso “Gas” in un’intervista - perché io avevo sbagliato quello precedente e Mondonico cambiò il rigorista. Ma mi venne istintivo prendere il pallone e tirarlo io, con Mondonico che girò le spalle per non vedere». «Nel secondo tempo ci fu un rigore netto su di me - ricorda Glenn Stromberg -, ma l’arbitro, incredibilmente, spostò il fallo fuori area. Sono sicuro che “Gas” avrebbe segnato anche quello. Lui era una persona davvero facile, semplice, molto “local” perché parlava sempre in dialetto. Nonostante non fosse altissimo, era molto abile di testa, saltava su come una fionda. Era un attaccante grintoso, difficile da contenere. E nelle partite di calcio-tennis se avevi lui in squadra eri sicuro di vincere. Le sue rovesciate in bicicletta erano micidiali. Ultimamente gli mandavo qualche video di partite alle quali assistevo, per fargli compagnia. Mi spiace davvero moltissimo».
Dopo l’Atalanta, Garlini ha giocato con Ancona, Ascoli e Ravenna, guidando poi, da allenatore le giovanili del Dalmine (2004/2011) e diventando in seguito responsabile del settore giovanile del Bergamo Longuelo. «Quando arrivò lui, io passai alla Juve - ripensa Marino Magrin - ma poi ci siamo ritrovati con la maglia dell’Atalanta Master per tanti anni. Lui non faceva sconti a nessuno, voleva segnare e basta. Era scatenato anche quando giocavamo contro i sacerdoti. L’ultima sua partita fu a Romano Lombardo nel Memorial dedicato a Zaccaria Cometti. Ho perso un amico e un compagno di tante serate allegre». La sensibilità di Oliviero appare chiara in questo suo post in pieno Covid: «Volevo ringraziare tutto il personale medico-sanitario e tutti i volontari che portano speranze e un po’ di serenità agli anziani e alle persone malate. Grazie ragazzi» . Forse un ringraziamento che sapeva di presagio. Fai buon viaggio «Gas» e diglielo lassù, che il pallone è roba tua.
La camera ardente e il funerale
Oliviero Garlini è tornato nella sua casa di Stezzano, una villetta in via Marco Polo al numero 19. Lì è allestita la camera ardente da questa mattina (9 maggio). Nel pomeriggio di oggi, alle 17,30, si terrà una vegiia funebre, mentre i funerali saranno celebrati domani, sabato, alle 11, nella parrocchiale di Stezzano. Ieri la moglie Maura, con i figli Tommaso e Davide, hanno voluto divulgare un messaggio di ringraziamento verso la struttura della Fondazione Caccia di Gandino che ha assistito Oliviero Garlini in questi difficili anni della malattia.
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