Addio a don Riccardo Della Chiesa, grande amico del Seminario

Il sacerdote aveva 90 anni. I funerali saranno celebrati sabato 27 novembre a Torre de’ Roveri.

«Tutta la mia vita è stata dedicata al Seminario e alle vocazioni: da bambino come scelta di vita da sacerdote come impegno di vita e l’ho fatto con impegno e con gioia, seppure con qualche sofferenza e incomprensione. Sia lode al Signore». È una nota – testamento che don Riccardo Della Chiesa ha scritto di suo pugno e fatto conoscere, poco prima di ricevere una telefonata del vescovo Francesco che gli ha regalato un momento di intensa commozione e di rinnovata fiducia per affrontare il momento di sconforto causato dall’inarrestabile peggioramento del male che la notte tra mercoledì e giovedì, poco dopo la mezzanotte, lo ha portato alla morte. Aveva 90 anni ed stato seguito con premure materne dai familiari Liliana e Giorgio.

Don Riccardo Della Chiesa, originario della parrocchia di Endenna, era nato nel 1931 a Voltri, in provincia di Genova, dove il papà dirigeva uno stabilimento della «San Pellegrino». Entrato in Seminario a Clusone dopo le elementari ha vissuto l’austerità del tempo di guerra e della ricostruzione, ma anche il clima di rinnovamento respirato dalla Chiesa bergamasca con il Sinodo celebrato nel 1952. Non avendo l’età canonica, non poté diventare prete coi suoi compagni di Seminario. Fu ordinato da monsignor Benigno Carrara due mesi dopo, il 19 luglio 1953 , nella cappella del Seminario di Clusone, a poche settimane dalla morte del vescovo Bernareggi.

Ha svolto i primi anni di ministero nell’orfanotrofio di Torre Boldone come insegnante e assistente spirituale. Don Riccardo sapeva stare coi ragazzi e intrattenerli: si faceva ascoltare volentieri nelle omelie e nella catechesi e da capace animatore li coinvolgeva nei tempi di ricreazione con il suono della fisarmonica e i canti popolari.

Nel 1959 il vescovo lo destinava a insegnare matematica nel Seminario di Clusone perché la straordinaria fioritura di vocazioni aveva fatto aumentare il numero delle sezioni. Soffri il distacco da Torre Boldone, perché in Seminario vigeva una netta distinzione tra il ruolo del corpo insegnante e quello degli educatori, ma superò quel momento di difficoltà quando fu chiamato da don Serafino Poli, segretario dell’Opera Barbarigo, a far parte della task force istituita per poter far conoscere in modo capillare in ogni parrocchia le finalità del Seminario e i grossi problemi economici da affrontare per l’imponente opera di demolizione del vecchio Seminario in Città Alta e poi della sua ricostruzione.

Don Riccardo fu tra gli insegnanti più disponibili e attivi nella predicazione delle giornate pro Seminario e quando, ultimata la ricostruzione, la diocesi cominciò a registrare una diminuzione negli ingressi dei seminaristi si mise a disposizione come animatore vocazionale, in risposta all’appello del vescovo Gaddi che pubblicamente aveva detto: «È cosa buona avere un Seminario grande e bello, ma occorre anche riempirlo e riempirlo bene».

Don Riccardo fu di fatto il primo vocazionista della diocesi e con questo incarico nel 1969 si trasferì a Bergamo nel Seminario da poco inaugurato per dedicarsi a tempo pieno nella promozione delle vocazioni con incontri diretti coi ragazzi nelle parrocchie, con giornate di ritiro per loro in seminario.

Svolse questo importante e delicato servizio con entusiasmo e senza risparmio di tempo. Per venire in aiuto ai ragazzi nella loro scelta vocazionale cominciò a diffondere un ciclostilato informativo denominato «Clackson» e collaborò attivamente con don Serafino Poli nella preparazione di «Alere», periodico del Seminario.

Cominciò ad occuparsi anche delle «zelatrici» che nelle parrocchie tenevano vivo l’ideale del Seminario con la preghiera di adorazione il primo giovedì di ogni mese e con le adozioni in favore dei Seminaristi poveri. Egli stesso, in diversi casi, provvide a contribuire al pagamento della retta di seminaristi, figli di famiglie in precarie condizioni economiche.

Grazie all’aiuto di don Riccardo, il segretario dell’Opera Barbarigo ampliò l’arco delle attività per incrementare l’aiuto economico al nuovo Seminario. D’intesa col parroco di Sotto il Monte, don Carlo Bosis, provvide a far sorgere la «Casa del Pellegrino» e un negozio vendita di ricordi di Papa Giovanni Ebbe anche l’idea di valorizzare la colonia di Bergeggi. Fu però don Riccardo a farsene concretamente carico.

Nella gestione della «Casa del pellegrino» si avvalse della generosa collaborazione dell’Istituto Santa Maria Assunta, in particolare della signorina Osvalda. Affidò invece a Iolanda, una brava sposa di Sotto il Monte con le doti della cordialità e della generosità, la gestione del negozio, aperto in un locale ottenuto in affitto dalla famiglia Redaelli di Ponte San Pietro, e situato proprio all’ingresso della casa natale di papa Giovanni.

Queste attività, unite all’impegno di valorizzare la colonia di Berneggi e il laboratorio di sartoria per le talari dei preti, lo assorbivano a tempo pieno. Trasferì allora la residenza a Sotto il Monte per seguirle da vicino. Quando poi nel 1972 don Serafino Poli divenne parroco di Colognola, don Riccardo ne raccolse l’eredità. Ma si rese presto conto che il campo il lavoro era troppo vasto e nel 1974 lasciò l’Opera Barbarigo per dedicarsi unicamente alle attività aperte a Sotto il Monte a beneficio del Seminario.

Per vent’anni svolse un infaticabile e perseverante lavoro che contribuì non poco ad alleggerire i debiti del Seminario. I primi tempi furono i più faticosi e impegnativi: per risparmiare dormiva in una stanza senza riscaldamento. Solo lui sa le fatiche per l’approvvigionamento di bevande e alimenti, la cura di tenere i contatti con le guide dei pellegrinaggi: in vent’anni di presenza a Sotto il Monte coinvolse la nipote Liliana e zelatrici volontarie per la cucina e il servizio ristoro e bar.

Non si lasciò scoraggiare dalle critiche di chi giudicava sprecata la sua presenza di prete. Era persuaso che, in quel ruolo, egli poteva far bene il prete potendo incontrare al bar della «Casa del Pellegrino» non poche persone che mai avrebbe potuto vedere in sacrestia. Nei vent’anni di permanenza a Sotto il Monte fu prezioso collaboratore del parroco per confessioni e celebrazioni.

Nel 1992 accolse l’invito di mons. Aldo Nicoli, arciprete di Nembro al quale era legato da collaborazione e da amicizia, a svolgere il servizio pastorale al Santuario dello Zuccarello. Da Torre de Roveri, ove risiedeva, ogni giorno con il «Guzzi» raggiungeva il santuario, disponibile per i pellegrini, e nel tempo libero si prestava per le confessioni e le celebrazioni a Torre de Roveri e a Gavarno, apprezzato dai fedeli per la predicazione e la disponibilità alle confessioni. I funerali si svolgeranno domani alle 9.30 nella parrocchiale di Torre de’ Roveri. La camera ardente è in via Donizzetti 10/C, sempre a Torre de Roveri.

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