Addio Reddito di cittadinanza, arriva Mia. Contributo a rischio per 3mila bergamaschi

La riforma. Il passaggio alla «Misura di inclusione attiva» allo studio del governo comporterebbe una sforbiciata dei beneficiari tra il 25% e il 33%. Critici i sindacati: «Si taglia con l’accetta, bisognerebbe valutare meglio».

I dettagli sono ancora in via di definizione, ma i contorni e i princìpi sono delineati: una riduzione della platea e una riduzione degli importi.

È l’essenza del passaggio dal Reddito di cittadinanza alla Mia, acronimo di «Misura di inclusione attiva», su cui sta lavorando da diverse settimane il governo (e in particolare Elvira Calderone, ministra del Lavoro). Al netto appunto delle sfumature ancora da ufficializzare, ciò che pare chiaro è che si creeranno due gruppi di beneficiari: le famiglie povere senza persone occupabili (dove c’è almeno un minorenne o un over 60 o un disabile) e le famiglie con persone occupabili (al cui interno non ci sono i soggetti precedenti, ma almeno un soggetto tra i 18 e i 60 anni d’età).

Per la prima platea l’importo-base (quello per un single) dovrebbe restare di 500 euro al mese, mentre per gli occupabili probabilmente il sussidio dovrebbe ridursi a 375 euro. Potrebbe cambiare anche la durata (il Reddito di cittadinanza partiva da 18 mesi), con diverse ipotesi in campo; tra l’altro, già con l’ultima «manovra» il Reddito di cittadinanza è stato accorciato a sette mesi per gli occupabili.

Due gruppi di beneficiari: le famiglie povere senza persone occupabili e quelle con persone occupabili

La stretta riguarderà anche la soglia Isee per accedere alla Mia: potrebbe essere abbassata a 7.200, in luogo degli attuali 9.360 euro. Verosimilmente, la Mia sarà introdotta da settembre: da quel momento, il Reddito di cittadinanza – introdotto nella primavera 2019 – andrà in soffitta.

Chi ne beneficia (e chi no)

Tratteggiare con precisione i contorni delle nuove platee non è facile, sia perché le «combinazioni» possibili (numero di componenti del nucleo familiare, età, presenza o meno di disabili) sono parecchie sia perché (soprattutto) il nuovo decreto non è ancora definitivamente nero su bianco. Diverse proiezioni di centri studi stimano che la platea complessiva dei beneficiari – appunto principalmente per via del nuovo perimetro dell’Isee – possa ridursi di un quarto (-25%) o di un terzo (-33%). In Bergamasca, secondo gli ultimi dati dell’Inps riferiti a gennaio, sono 5.178 i nuclei che beneficiano del Reddito di cittadinanza, per un totale di 10.427 persone coinvolte dalla misura (tra l’altro, rispetto a un anno fa la platea si è già fisiologicamente prosciugata di un terzo): se appunto la nuova Mia dovesse confermare i parametri emersi dalle ultime anticipazioni, in Bergamasca sarebbero «tagliati» tra i 1.300 (-25%) e i 1.700 nuclei (-33%), con una possibile stima «mediana» attorno ai 1.500 nuclei; smetterebbero di beneficiare del sussidio tra le 2.600 e le 3.400 persone (3.000 persone in meno, come stima «mediana»).

Per il primo gruppo l’aiuto dovrebbe rimanere a 500 euro per il secondo gruppo scenderebbe a 375

I commenti

Dai sindacati i pareri sono generalmente critici. «Ci aspettiamo una convocazione delle parti sociali a livello nazionale, per entrare nel merito e nello specifico di questo nuovo meccanismo, soprattutto per le questioni relative all’avviamento al lavoro, in raccordo con gli enti formativi e le agenzie per il lavoro – premette Francesco Corna, segretario generale della Cisl Bergamo –. Non si deve fare di tutta l’erba un fascio: ci sono persone in seria difficoltà, fragili e non occupabili, per le quali un reddito ci deve essere. Occorre certo lavorare sulla formazione e ricollocazione dei giovani che né studiano né lavorano, inserendoli in percorsi formativi per avvicinarli al lavoro». La Bergamasca è tra gli spicchi di Paese dove l’incidenza dei percettori del Reddito di cittadinanza è più bassa, e contemporaneamente è una delle aree con i massimi livelli di occupazione: «A Bergamo anche su questi temi si è lavorato bene, perché i Centri per l’impiego si sono attivati positivamente: è importante tenere presente la dimensione territoriale e il lavoro concreto che si può fare a questi livelli».

Per Annalisa Colombo, della segreteria provinciale della Cgil Bergamo, «in un momento come questo, con un’inflazione ancora forte e una povertà crescente, sarebbe stato necessario pensare a provvedimenti proprio in favore delle persone più fragili. C’è una sorta di pregiudizio, come se gran parte dei percettori non avesse voglia di lavorare. Sia chiaro, il Reddito di cittadinanza aveva anche delle pecche e anche noi abbiamo sostenuto una necessità di revisione: per esempio, favoriva più i single che non i nuclei con i minori, e il sistema di offerta di lavoro era farraginoso. L’impatto della stretta sulla platea e sugli importi, in un periodo come questo, è però grave: e l’impatto ricadrà non solo sulle persone, ma anche sui Comuni, perché aumenterà l’utenza che si rivolgerà ai servizi sociali perché in situazione di difficoltà. E i Comuni, lo sappiamo bene, già oggi sono in difficoltà». La sintesi, per Colombo, è che «si taglia con l’accetta una platea di persone rispetto cui tutto andrebbe valutato con più attenzione e coscienza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA