Alluvione a Bergamo, chiesta nuova archiviazione: «Piogge così intense ogni 200 anni»

L’INCHIESTA. L’esondazione di Morla e Tremana un anno fa per la Procura non ha responsabili. Il cantiere Teb non ha influito. C’entrano invece urbanizzazione e cambiamento climatico.

Le piogge che si abbatterono su Bergamo il 9 settembre 2024, causando danni per milioni di euro, hanno raggiunto un picco che per intensità si registra una volta ogni 200 anni. Lo scrivono i consulenti del pm Giancarlo Mancusi che, per la seconda volta nel giro di pochi mesi, ha presentato la richiesta di archiviazione per la vicenda giudiziaria dell’alluvione di un anno fa, durante la quale i torrenti Morla e Tremana esondarono e acqua e fango invasero strade, cortili, scantinati, box, negozi e aziende tra Valtesse, Ponteranica e la zona stadio.

Centinaia di pagine di accertamenti

Il primo filone dell’indagine per disastro colposo a carico di ignoti fu archiviato dal gip senza che venisse disposta alcuna consulenza tecnica. Ora quello scaturito dalla denuncia di alcuni inquilini del condominio F78 di via del Guerino in città e sempre senza indagati, potrebbe seguire la stessa strada, dal momento che il pm anche in questo caso a giugno ha depositato una richiesta di archiviazione. Ma stavolta accompagnata da centinaia di pagine relative ad accertamenti tecnici eseguiti da tre consulenti – l’ingegnere idraulico Enrico Corinaldesi, l’architetto Osvaldo Monti e l’ingegner Narno Poli – da ottobre a giugno.

I condomini dell’«F78» chiedevano di verificare la possibile incidenza dell’adiacente cantiere Teb per la nuova linea del tram

Per gli esperti della Procura l’eccezionalità dell’evento è uno dei motivi per i quali non si possono ravvisare responsabilità penali. Gli altri sono il tempo trascorso e la trasformazione urbanistica che ha subìto la città dagli anni ’50, non certo prevedibile a quei tempi: il primo rende ardua la ricerca di eventuali responsabili, la seconda esenta da possibili colpe chi all’epoca decise di interrare i due torrenti.

«Il cantiere Teb non c’entra»

In particolare nel nuovo filone di indagine, i condomini dell’«F78» chiedevano di verificare la possibile incidenza dell’adiacente cantiere Teb per la nuova linea del tram. E cioè, se movimenti di terra e mutamenti nell’andamento del terreno potessero aver influito sull’entità dei danni, in assenza di interventi complementari. Intanto, i consulenti della Procura per il palazzo, costruito nel 1979, escludono scelte progettuali illegittime o imprudenti come concause. Per Corinaldesi la piena era incompatibile per portata con le sezioni idrauliche del Tremana, nel tratto urbano, e che per far fronte a simili fenomeni servirebbe uno scolmatore, peraltro già in progetto. In questo modo quel 9 settembre l’acqua del torrente si riversò sul sedime della nuova tranvia. Da lì 4.000 metri cubi di acqua invasero il condominio F78. Ma per l’ingegnere il cantiere Teb non contribuì all’origine dell’esondazione.

L’eccezionalità dell’evento

Corinaldesi insiste invece sull’eccezionalità dell’evento meteorico: le altezze della pioggia registrate dal pluviografo di via Goisis erano sopra la media degli ultimi 50 anni, le precipitazioni più intense (che durarono circa 20 minuti) sopra la media dell’ultimo secolo e il picco sopra quella degli ultimi 200 anni. In mezz’ora, scrive il tecnico, caddero 55,6 millimetri di pioggia. Non sarebbe un evento così eccezionale, invece, per l’avvocato Benedetto Bonomo che assisteva una parte offesa del fascicolo già archiviato e altri cittadini le cui denunce risultano tuttora sul tavolo della Procura. Il consulente tecnico del legale scrive che le uniche alluvioni devastanti per Bergamo si verificarono nel 1896, 1932, 1937 e tre volte negli anni ’40. Più recentemente, si sono registrati eventi gravi il 2.9.2017, il 22.9.2020, il 25.7.2024, il 15.5.2024, oltre al 9 settembre scorso. «Negli altri casi non ci sono stati danni ingenti come quelli verificatisi il 9 settembre. Che cosa c’è di diverso ora?», chiede Bonomo. Che aggiunge: «Le prove se le è portate via l’onda di piena. Noi non vogliamo un colpevole a ogni costo. Il fatto che il pm stavolta abbia svolto un lavoro tecnico approfondito è già un risultato. A noi interessa che cambi la cultura, un cambio di visione che porti a non accettare passivamente questi eventi. Dobbiamo capire che, davanti al cambiamento climatico, servono soluzioni».

La copertura del Tremana

Nella relazione tecnica della Procura si nota che l’esondazione fu agevolata dalle modalità di esecuzione della copertura del Tremana: in particolare, all’incrocio con via Ponte Pietra, non era ancorata ai muri in cemento armato dell’invaso del torrente. Se tale accorgimento fosse stato adottato – aggiunge l’ingegner Poli – la porzione del solaio non si sarebbe sollevata: tant’è vero che a valle e a monte di quel punto la copertura del torrente ha resistito. Questo non avrebbe impedito l’esondazione, che però si sarebbe verificata altrove.

Secondo Corinaldesi il fatto che il resto del solaio del Tremana abbia resistito è quasi certamente da attribuire a un benigno capriccio del fato

Il Tremana fu tombinato a partire dal 1957, il tratto in oggetto fu realizzato nel 1966. Il pm Mancusi nella sua richiesta di archiviazione scrive che già questo larghissimo arco temporale sarebbe sufficiente a collocare eventuali responsabilità fuori dal perimetro di un eventuale processo penale. Anche ammesso che si possa individuare l’esecutore di quei lavori, sarebbe oggi impossibile compiere gli accertamenti rigorosi che s’impongono per un giudizio di responsabilità. E poi, bisognerebbe sempre tener conto il livello di conoscenza dell’epoca e non adottare il metro attuale. Infine, secondo Corinaldesi il fatto che il resto del solaio del Tremana abbia resistito è quasi certamente da attribuire a un benigno capriccio del fato. C’è poi il carico urbanistico, all’epoca decisamente inferiore rispetto ad oggi. E il panorama, si osserva nella relazione, è mutato anche in virtù del cambiamento climatico.

Da giugno è aperta una causa civile

Sulla sorte del fascicolo il gip non si è ancora pronunciato, ma il suo destino pare segnato, visto che gli inquilini e il palazzo F78 non si sono opposti alla richiesta del pm. «Non l’abbiamo fatto perché – spiega l’avvocato Tommaso Ghisalberti –, a differenza della prima volta, il pm ha disposto accertamenti approfonditi, concludendo per l’insussistenza di eventuali responsabilità penali. Ma questo non vuol dire che i fatti non abbiano rilevanza civilistica e risarcitoria».

Per questo motivo a giugno l’avvocato Ghisaberti ha avviato una causa civile depositando un ricorso per un accertamento tecnico preventivo. A luglio il giudice ha rigettato l’istanza delle controparti – Comune, Regione, Teb, Consorzio di bonifica, impresa Milesi e altre ditte legate ai lavori della tranvia – che invocavano l’inammissibilità del ricorso. È così stato nominato un Ctu che il 20 settembre inizierà gli accertamenti.

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