Assegno unico per 245 mila bergamaschi: domande da gennaio, ma il via slitta a marzo

Il Governo ha varato il provvedimento che nella nostra provincia dovrebbe valere circa 400 milioni. Formalmente il posticipo è stato deciso per ottenere l’Isee, resta però qualche incognita sulla copertura economica.

Il «ponte» resterà in piedi fino al 1° marzo 2022, giorno in cui, secondo le ultime decisioni del Governo, entrerà in vigore l’assegno unico per i figli, la misura di sostegno alla genitorialità destinata a tutte le famiglie italiane con figli fino ai 18 anni. Interesserà circa 245mila nuclei familiari bergamaschi e potrebbe valere intorno ai 400 milioni di euro, per un importo medio di poco inferiore a 1.650 euro all’anno; una stima – quest’ultima – che potrebbe subire qualche variazione in base alle decisioni che ancora non sono state prese in merito all’entità dell’assegno che sarà erogato a seconda degli scaglioni Isee.

Lo slittamento di due mesi

Formalmente, lo slittamento di due mesi rispetto al 1° gennaio per il via definitivo alla misura, si sarebbe reso necessario solo per questioni tecniche: per ricevere l’assegno, infatti, si dovrà presentare una domanda (sul sito dell’Inps o presso i Caf), alla quale dovrà essere necessariamente allegata una copia dell’Isee, l’indicatore che serve a valutare e confrontare la situazione economica (reddituale e patrimoniale) delle famiglie. Di fatto però non c’è ancora chiarezza sulla copertura economica della misura, o meglio, su quanto il Governo metterà sul piatto per finanziare l’assegno. Si parlava inizialmente di 21,6 miliardi di euro, tuttavia le ultime indiscrezioni parlano di una riduzione della disponibilità intorno ai 19 miliardi che, se fosse vero, spiegherebbe la presa di tempo di due mesi da parte del Governo. La nuova misura, infatti, costerà di più rispetto a quelle erogate attualmente (assegni familiari e detrazioni varie) e lo slittamento al 1° marzo potrebbe quindi permettere di far tornare i conti, lasciando alle famiglie le coperture attuali.

La durata sarà annuale

Vero è che, siccome l’Isee scade il 31 dicembre di ogni anno e prima dell’anno nuovo non è possibile richiederlo, scatterà solo il 1° gennaio la possibilità di fare richiesta per la certificazione valida nel 2022 (che fotograferà la situazione economica delle famiglie al 31 dicembre 2020).

Da qui la necessità di concedere agli italiani il tempo necessario per presentare le domande: anche l’assegno unico avrà una durata annuale, scadrà tutti gli anni a fine febbraio e dovrà essere rinnovato sempre con la medesima procedura. Un iter a ostacoli che, per chi ne ha meno bisogno, potrebbe anche rivelarsi un disincentivo a chiedere il sostegno. Cosa succederà dunque a partire dal 1° gennaio ai Caf dei sindacati, è difficile prevederlo, anche se i numeri di coloro che dovranno mettersi in coda per richiedere la documentazione saranno molto più elevati, rispetto agli anni scorsi (l’Isee serve anche per accedere ad altre prestazioni sociali a condizioni agevolate).

In attesa del decreto attuativo resta anche un altro nodo da sciogliere, vale a dire quello delle soglie Isee, che al momento, con l’assegno ponte, sono fissate in 7.000 e 50.000, al di sotto o al di sopra delle quali gli importi spettano in misura massima o in misura minima.

L’importo minimo

Quanti soldi arriveranno, dunque, con l’assegno unico alle famiglie? Stando a quelle che ancora oggi sono solo indiscrezioni, si parla di un importo minimo di 40/50 euro a figlio per i nuclei con Isee elevato e di un importo di 175/180 a figlio per quelli con un indicatore di situazione economica al di sotto della soglia più bassa. «Noi auspichiamo che il tanto agognato assegno unico universale trovi una formulazione che ne faccia uno strumento effettivo di sostegno per le famiglie e alle loro scelte rispetto al futuro – dice Candida Sonzogni, della segreteria della Cisl di Bergamo –. Deve essere uno strumento che dà una prospettiva e deve risultare innovativo ed efficace, andando a cogliere tutti quegli obiettivi alla base della sua introduzione, quindi anche favorire la natalità e favorire la partecipazione e la permanenza delle donne al lavoro. L’ammontare delle risorse sarà fondamentale per capire quale impatto avrà sulle famiglie, così come la definizione dell’impianto complessivo della misura, che non dovrà penalizzare nessuno rispetto a quanto percepito attualmente».

La misura ponte

Nel frattempo, da luglio ad oggi la misura ponte che ha aperto a tutti la possibilità di ricevere l’assegno per i figli, non è stata sfruttata appieno dagli italiani, probabilmente anche a causa della procedura farraginosa di cui sopra. A tale proposito, sarà interessante capire, all’inizio del 2022, quanti soldi lo Stato avrà risparmiato grazie a coloro che l’assegno ponte non lo hanno chiesto, rispetto ai 6 miliardi messi a disposizione.

L’assegno unico potrà essere riconosciuto fino al compimento dei 21 anni di età solo per i figli ancora a carico; in caso di disabilità spetterà invece anche oltre, senza maggiorazioni, ma sempre qualora il figlio sia ancora a carico. Criteri che rispecchiano i principi generali di progressività e gradualità indicati dalla legge delega.

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