Autostrada Bergamo - Treviglio, la Provincia: «Opera da rivedere»

L’INTERVISTA. Il presidente della Provincia, Pasquale Gandolfi, annuncia che Via Tasso non sottoscriverà l’aumento di capitale.

La Provincia esce da Autostrade Bergamasche. Lo farà nel modo più naturale e meno traumatico possibile, ovvero non sottoscrivendo il prossimo aumento di capitale, quello dove si comincerà a fare davvero sul serio. Ma dietro questa decisione ci sono visioni più che difformi sul collegamento tra il casello dell’A4 di Dalmine e la Bassa, come conferma il presidente della Provincia, Pasquale Gandolfi.

Ma la Provincia lo vuole o no questo collegamento?

«All’interno del Consiglio provinciale ci sono pensieri differenti, ma mi pare che tutti

concordino sul fatto che, così come è stato presentato, abbia qualche criticità. Anzi più di una. Tanto più dopo la riunione del Collegio di vigilanza di Pedemontana dove è stato deciso di chiedere al Cipe lo stralcio del tratto bergamasco dell’opera».

Era un attimo scontato...

«Vero, ma chissà perché la decisione è stata presa qualche giorno dopo l’aggiudicazione della Bergamo-Treviglio e non prima. Resta il fatto che questo progetto va assolutamente rivisto».

Autostrade Bergamasche sostiene che le loro previsioni tengono conto dello stralcio del tratto bergamasco di Pedemontana.

«Non so, mi risulta che tutte le carte presentate siano improntate al contrario. Sostengono di avere dei calcoli interni, ma io non li ho visti. Come non ho visto nemmeno gli altri, del resto».

Singolare che il presidente della Provincia, socio di Autostrade Bergamasche, non abbia visto alcun calcolo e a questo punto immagino nemmeno l’offerta presentata alla gara.

«Immagina bene. Non l’ho vista io e nemmeno il componente del Cda designato dalla Provincia. Per quel che ne so non è stata discussa all’interno del Consiglio, ma dall’amministratore delegato con alcuni soci».

Scusi, è normale questo?

«Ditemi voi... Non a caso nell’ultima assemblea dei soci, dove si approvava il consultivo, non ho preso posizione perché mi mancavano alcuni tasselli per me fondamentali».

Ma a questo punto perché la Provincia continua a stare dentro un’operazione dove non conosce gli elementi fondamentali?

«Perché le nostre quote ora non le comprerebbe nessuno. Siamo semplicemente in attesa del nuovo aumento di capitale, quello davvero decisivo per la realizzazione dell’opera, che non sottoscriveremo. Il che ci farà definitivamente uscire dalla partita».

Il progetto va rivisto, sostiene: ma come concept, come collocazione, come tipologia di tracciato, o che altro? Ok, la Pedemontana non c’è più nell’innesto bergamasco, ma il traffico viene comunque drenato dall’A4, mica scompare.

«I problemi sono diversi: se dal concepimento alla realizzazione di un’opera passa così tanto tempo è naturale che il contesto cambi e vada rivista. Di certo sia Treviglio che Bergamo desiderano un collegamento veloce per una variegata serie di motivi: secondo me molto poteva essere risolto con un sistema di strade provinciali veloci, utilizzando parte dei 146 milioni di euro che la Regione ha messo per la Bergamo-Treviglio».

Quindi secondo lei sarebbe stato sufficiente deviare quei fondi per evitare un’opera ben più costosa e, secondo diversi Comuni, impattante?

«Circa 16 mesi fa, poco dopo che sono diventato presidente, ho chiesto un incontro all’assessore regionale Claudia Terzi e a Cal (Concessioni autostradali lombarde - ndr) e messo sul tavolo la proposta di usare quei soldi per realizzare, anche sul medesimo sedime della Bergamo-Treviglio, una nuova provinciale. Cal ha risposto che quei 146 milioni non bastavano e che una strada a una corsia per senso di marcia non avrebbe risolto i problemi: tutto è finito lì».

E adesso?

«Adesso il progetto va rivisto e sostanzialmente».

Quindi rifatto?

«Se non c’è più la connessione con Pedemontana è chiaro che serve una revisione, con un tracciato diverso e meno impattante. Poi insisto ancora su un concetto espresso dai sindaci nella Conferenza di servizi del 2012: se vogliamo una strada davvero al servizio del territorio non si può far pagare il traffico locale. Ma ricordo anche che la stessa Fai, la Federazione autotrasportatori, non mi pare felicissima dell’ipotesi di mandare il traffico pesante su una strada a pedaggio. Di fondo c’è poi una domanda sugli asset societari...».

Facciamola.

«Autostrade Bergamasche è interessata alla gestione dell’opera o solo alla sua realizzazione? È una differenza sostanziale».

Se dovesse scommettere un euro, questo collegamento si farà o no?

«Credo che alla fine si farà, ma lo pensavo anche nel 2012».

Quando la Provincia uscirà dalla società si farà sentire di più?

«Mah, io mi sono sempre fatto sentire»

D’accordo, ma manco vi fanno vedere i documenti. Mi pare incredibile.

«Ma è così. Io le criticità sull’opera le ho sempre espresse e continuerò a farlo. Tanto più dopo un anno e mezzo da presidente della Provincia dove mi sono reso conto che le priorità vere sono altre».

In sostanza lo sviluppo è altrove?

«Lo dicono i fatti, è da un’altra parte».

Più verso est?

«Evidentemente»

A Cortenuova c’è il progetto di un polo intermodale che vede protagonista il Gruppo Vitali, lo stesso di Autostrade Bergamasche.

«Lo stesso di Porta Sud e tante importanti operazioni del nostro territorio: non entro nel merito e non mi interessa, la cosa importante è capire la portata di quell’intervento e sono convinto che i nodi arriveranno al pettine a breve. Il ministero ha sottolineato la necessità di un importante nodo intermodale sull’asse ferroviario est-ovest, senza dire che si debba necessariamente fare nella Bergamasca: avrà una valenza strategica nazionale e quindi a maggior ragione la partita non potrà essere gestito dalla Provincia. È da anni che si parla di spostare merci dalla gomma al ferro: ragioniamoci, potrebbe essere utile per tutto il territorio».

Lei sulla Bergamo-Treviglio si era comunque scontrato apertamente e pubblicamente con l’allora presidente della Provincia Gianfranco Gafforelli già nel marzo 2019.

«Lì c’era stata un’incomprensione. Sono dell’idea che quell’ordine del giorno fosse inutile: alla fine è servito solo a far riprendere in mano alla Regione un progetto che teneva nel cassetto da 8 e più anni, cosa che probabilmente avrebbe fatto comunque perché le pressioni dei privati interessati alla sua realizzazione non erano mai mancate. Fa specie semmai che il Piano finanziario presentato allora non fosse stato valutato da subito: probabilmente alla Regione è mancato quel coraggio che invece stavolta ha avuto. Ecco, quando sento dichiarazioni dove dicono che si sono ritrovati l’opera, ricordo anche che hanno comunque deciso di portarla avanti. Diversamente mica ci mettevano 146 milioni».

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