Badanti, aumenti e inflazione pesano: «Costi insostenibili per 4 famiglie su 10»

LA RICERCA. Secondo Assindatcolf, il 36,9% dei nuclei non riesce a far fronte agli aumenti dei salari. Amboni: «Chi ha redditi bassi più penalizzato». Meloni: «Così si incentiva il lavoro irregolare».

È una spesa fondamentale, perché ha a che fare con i momenti più delicati della vita. Contare su una badante, però, sta diventando sempre più caro, tra gli adeguamenti contrattuali previsti dalla normativa e la tempesta inflazionistica. Così, per il 36,9% delle famiglie la spesa per un collaboratore domestico o una badante è diventata insostenibile: lo indica una ricerca dell’Assindatcolf (Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico) presentata ieri, con le conclusioni di un sondaggio realizzato a luglio. Se si guarda in particolare alle famiglie con basso reddito, «la quota di nuclei hanno dichiarato insostenibile la spesa è cresciuta dal 67,1% di gennaio al 79,7% di luglio». Anche perché, stima l’Assindatcolf, nel primo semestre 2022 la spesa per le badanti è cresciuta mediamente di circa 100 euro al mese.

«Costi anche vitto e alloggio»

«Oltre alla retribuzione – osserva Orazio Amboni, responsabile Dipartimento Welfare della Cgil Bergamo – per le famiglie sono un costo anche il vitto e l’alloggio. I familiari si lamentano, anche se si rendono conto delle necessità della lavoratrice. Per le famiglie con reddito più basso il costo, chiaramente, incide proporzionalmente in misura maggiore e quindi maggiori sono le difficoltà. Ma prevale nettamente il legame affettivo con il proprio familiare non autosufficiente da assistere e per questo le famiglie si fanno carico della spesa senza tentennamenti. Infatti nessuno finora ha sciolto il contratto e licenziato la badante, nessun assistito in alternativa è stato mandato in Rsa».

«Rinnovo, famiglie penalizzate»

Con la popolazione che invecchia sempre più, le fragilità diventano una condizione ormai diffusissima tra le famiglie: «Delle difficoltà economiche di chi deve farsi carico di una badante se ne parla da molto, senza che si siano trovate soluzioni – sospira Giacomo Meloni, segretario generale della Fnp-Cisl Bergamo -. È una situazione spesso difficile per le famiglie, a volte anche tragica. Il rinnovo contrattuale delle badanti è sacrosanto, sia chiaro, ma i maggiori costi ricadono sulle famiglie: se non vogliamo che poi le famiglie ricorrano al lavoro irregolare perché meno oneroso, bisogna creare le condizioni perché si possa beneficiare di una deduzione o detrazione fiscale significativa, e non irrisoria come l’attuale. È un tema da porre come priorità». Lo segnala anche Amboni: «Sull’importo pagato è possibile usufruire, per i casi documentati di non autosufficienza, di una detrazione del 19% fino a un importo massimo di 2.100 euro, solo se il reddito complessivo non supera i 40.000 euro. Per una spesa annuale di 19.621,92 euro la detrazione del 19% supera largamente il tetto massimo di 2.100 euro, con la conseguenza che nei fatti si recupera solo il 10%. Analogamente per la deduzione dei contributi versati come datore di lavoro. Per le persone non autosufficienti gravi, il costo assistenziale resta comunque a carico delle famiglie». «Il rischio – ragiona Meloni – è che con l’aumentare dei costi le famiglie ricorrano sempre più al lavoro irregolare, o che addirittura debbano rinunciare all’assistenza . La legge sulla non autosufficienza aveva aperto qualche spiraglio, ma a oggi necessita di approvazione definitiva e soprattutto di adeguate risorse economiche. La scadenza è entro fine anno, vedremo cosa si deciderà».

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