Bocciature al 14% in prima superiore. I presidi: «Lavorare sull’orientamento »

SCUOLA. Il provveditore: dato più alto della media nazionale. Si punta sulle nuove figure di tutor e orientatori. I dirigenti scolastici: didattica personalizzata e piani anti-dispersione.

Calo demografico e dispersione. Sono i mali della scuola orobica, che perde progressivamente studenti. «In Bergamasca tra giugno e settembre abbiamo avuto un 14% di bocciati in prima superiore (a fronte di una media nazionale dell’8%, ndr) – ha spiegato in un recente incontro pubblico il dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale,Vincenzo Cubelli – Un dato che potrebbe essere indicativo di scelte sbagliate, o di difficoltà nel passaggio dalle scuole medie alle superiori».

La posizione dei presidi

Sull’orientamento bisogna lavorare, confermano i presidi orobici, che sottolineano come, negli anni, una riduzione del tasso di abbandono scolastico ci sia stata. «Consideriamo che questo 14% è frutto di una media tra le bocciature nei licei, più basse, e quelle negli istituti tecnici e professionali, più alte – premette Gloria Farisé, dirigente scolastica del liceo linguistico Falcone e presidente provinciale dell’Associazione nazionale presidi – Tra qualche anno potremmo capiremo se tutor e orientatori funzionano. Certo – riconosce la professoressa Farisé – serve un orientamento serio, dalle medie alle superiori». Il Ministero dell’Istruzione ha destinato fondi del Pnrr per progetti di contrasto alla dispersione e istituti come il Pesenti, il Caniana e il Vittorio Emanuele hanno avviato sperimentazioni per ridurre gli abbandoni nel primo biennio. «Serve anche un nuovo modo di fare didattica – sottolinea la presidente dell’Anp – , più interattiva e personalizzata, più legata ai bisogni dei singoli studenti, e incompatibile con le classi numerose, di 27 o 30 allievi».

Orientamento alle medie

Le bocciature, è noto, sono più diffuse negli istituti tecnici e professionali. Ma questo accade principalmente per un errore di valutazione commesso a monte, spiegano i dirigenti scolastici. Imerio Chiappa, preside dell’Itis Paleocapa, spiega: «Nel nostro istituto i bocciati al primo anno raggiungono il 22%, un dato che è migliorato nel tempo, considerato che sino a una decina di anni fa eravamo sul 26%. Il motivo? I ragazzi arrivano qui pensando che gli istituti tecnici siano facili, che non si debba studiare. Poi si confrontano con le materie scientifiche, la matematica, la fisica, e se non si applicano perdono l’anno. Colpa di un cattivo orientamento, che va migliorato già alle scuole medie. Al Paleocapa abbiamo istituito una commissione che si occupa di riorientamento già dopo un mese di scuola, ma è necessario un discorso serio su cosa significhi istruzione tecnica».

Famiglie più consapevoli

Maria Amodeo, preside del Natta, sottolinea che nel suo istituto «le bocciature del primo anno, dopo le difficoltà dovute al Covid, sono scese al di sotto della media indicata dal Provveditorato, attestandosi intorno all’8% al tecnico e al 6% al liceo». E spiega che «non è solo una questione di orientamento, c’è anche il tema della modalità di scelta di un indirizzo da parte della famiglia. Vanno considerate le propensioni di apprendimento degli studenti e vanno capiti i contesti ambientali e le differenze di insegnamento tra un istituto e l’altro». La scelta giusta al momento giusto allontana il rischio di una bocciatura, ne è convinta anche Veronica Migani, dirigente dell’Istituto professionale Pesenti. «Noi soffriamo della dispersione altrui – dice –,spesso i ragazzi arrivano da noi dopo aver fallito in altri istituti, sono demotivati, con l’autostima da ricostruire. Ai ragazzi di terza media diciamo di venire da noi se hanno un’intelligenza empirica, se amano gli studi pratici, legati ai laboratori. E apriamo le nostre porte perché si facciano un’idea di quello che qui possono imparare».

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