Bollette alle stelle, conto salato per il commercio bergamasco: oltre 76 milioni

Per le attività aumento medio di 3.475 euro. Fusini (Ascom Confcommercio): «La situazione è di una gravità senza precedenti».

Gli aumenti di luce e gas portano un conto salatissimo anche in Bergamasca. Il rincaro complessivo per il terziario orobico supera i 76,795 milioni di euro annuali, con un incremento medio, dalla piccola edicola all’albergo, di 3.475 euro. Ascom Confcommercio Bergamo ha effettuato un’analisi approfondita sulla questione, partendo dal numero di imprese registrato in Camera di Commercio al 31 dicembre 2021 e moltiplicandolo per l’importo medio delle bollette di luce e gas per ogni settore, in base ai dati forniti da Ocen, il nuovo osservatorio di Confcommercio in collaborazione con Nomisma Energia. Ecco dunque che i 2.588 pubblici esercizi bergamaschi, con una spesa annuale di 10mila euro, si trovano a dover sborsare 25,88 milioni di euro contro i 12,94 milioni pagati con le vecchie tariffe (+ 100%).

Se prendiamo i 1.516 ristoranti, che hanno una bolletta media di 19mila euro, dovranno mettere sul piatto una cifra superiore ai 28,8 milioni di euro, con un aumento di 10,6 milioni (+58,3%). Non va meglio per i 1.346 negozi di alimentari, che con un salasso medio annuale di 26mila euro, totalizzano quasi 35 milioni di euro, con un aumento del 62,5% pari a 13,46 milioni. Per quanto riguarda i 200 alberghi della provincia di Bergamo, sopra le 12 stanze, la bolletta media sale del 90%, per un importo di 74mila euro e un totale di ben 14,77 milioni. A questi numeri vanno aggiunti altri 16.450 esercizi, esclusi gli ambulanti, che spendono altri 7mila euro a testa, per un totale di 115,15 milioni (+40%).

«Siamo di fronte a una situazione senza precedenti ed esplosiva per gravità – commenta Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo –. Oltretutto, cade nel momento peggiore del dopo pandemia, con le imprese che soffrono per la scarsa liquidità. Il credito di imposta già stabilito per le altre categorie energivore potrebbe essere una soluzione strutturale nel medio termine e comunque non sarebbe efficace che dalla prossima dichiarazione di primavera 2023, quando la maggioranza delle imprese potrebbero non esserci più. Serve invece – prosegue Fusini – che il governo prenda consapevolezza della straordinarietà del momento, come per il Covid a marzo 2020, e con un provvedimento eccezionale e immediato di aiuto alle imprese, sul modello del Decreto Cura Italia per i debiti bancari, stabilisca una moratoria sui debiti per le utenze». «In questo periodo il problema per le Pmi è che mancano i soldi per pagare le bollette – conclude Fusini –. Un provvedimento di questo tipo è necessario per stabilire possibilità di dilazione delle bollette in scadenza senza interruzione del servizio oppure, in alternativa, andrebbe stanziato un contributo a fondo perduto a sostegno delle stesse utenze».

Il fenomeno sta pesando sull’intera economia nazionale, tenendo presente che ai primi di febbraio il prezzo medio giornaliero dell’energia elettrica in Italia ha raggiunto il record di 213,27 euro ogni megawatt/ora. Numeri da capogiro, se confrontati con il primo trimestre 2021, quando il costo era di soli 24,8 euro/MWh. Di pari passo sono lievitati anche i prezzi del gas, cresciuti quasi di 20 volte rispetto al 2020.

Ora le previsioni indicano che, già a partire dal prossimo mese di marzo, il Prezzo unico nazionale (Pun) possa registrare un incremento di quasi il 50% rispetto al trimestre precedente e di oltre il 400% rispetto allo stesso periodo del 2020. La crisi che ha investito i mercati dell’elettricità e del gas in Europa non ha paragoni con il recente passato e ha una gravità che richiede interventi urgenti.

I contraccolpi sul terziario in Italia

Al 31 gennaio 2022 i prezzi medi nazionali delle forniture di elettricità e gas naturale evidenziano come la crescita dei prezzi registrata fra settembre 2021 e gennaio 2022 abbia colpito particolarmente il settore del terziario.

In particolare nel comparto il prezzo dell’elettricità è aumentato di un terzo, a 0,32 euro/kWh per le offerte convenzionali e a 0,33 euro/kWh per quelle rinnovabili. Ma risulta ancora maggiore l’incremento del prezzo del gas, salito del 40% a 1,2 euro/Smc.

Gli scenari per il 2022

Stime di Confcommercio con Nomisma Energia evidenziano che le imprese del terziario di mercato, nonostante le misure di contenimento già adottate dal governo, nel 2022 dovranno sostenere un aumento della bolletta energetica, con una spesa complessiva per gas ed elettricità che passerà da 11,3 miliardi di euro del 2021 a 19,9 miliardi (+76%).

Soffrono in particolare le imprese del commercio, della ricettività e della ristorazione - con un consumo complessivo di 22 miliardi di chilowattora. Con le nuove tariffe in vigore dal primo gennaio, vedranno aumentare la bolletta da 7,4 miliardi a 13,9 miliardi di euro nel 2022. Anche il gas, che registra un consumo complessivo di 5 miliardi di metri cubi, vedrà la bolletta aumentare da 3,9 miliardi nel 2021 a 6 miliardi nel 2022.

Aumenti per le singole attività

Nel dettaglio dei singoli settori aumenti rilevanti si registrano, in particolare, per i 140mila bar in Italia, con una bolletta che in media passa da 4mila a 7mila euro, a cui si somma il costo del gas, da 5 a 10mila euro. Per duecentomila ristoranti la spesa elettrica passerà da 7 a 12mila euro, mentre per il gas si sale da 11 a 19mila. Si sommano gli oltre 200mila negozi alimentari, che usano molto l’elettricità per la refrigerazione degli alimenti, con bollette da 15 a 24mila euro, mentre il gas passa da 1.300 a 2.300 euro, per un totale che sale da 16 a 26mila euro. I circa 440mila negozi non alimentari vedranno infine aumentare le spese per gas e luce da 5 a 7mila euro.

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