Caironi alle Paralimpiadi: «Voglio il tris dei 100 e la vittoria anche nel salto in lungo»

«Devo battere Sabatini e riprendermi il record del mondo. Londra 2012 l’incoscienza, Rio 2016 la conferma, Tokyo spero la maturità».

Dopo aver scritto la storia Martina Caironi può entrare nella leggenda. Quella di Tokyo sarà la terza Paralimpiade nella carriera della 31enne finanziera originaria di Borgo Palazzo, attesa dalla sfida più ambiziosa di sempre: «L’obiettivo è il tris sui 100 metri abbinandovi per la prima volta il titolo del salto in lungo». Proprio in queste ore, la donna bionica dello sport bergamasco, sta volando in direzione del Sol Levante, con valigia sogni, speranze, esperienza e un portafortuna.

Arrivata nel villaggio di Sendai, sul comodino appoggerà...

«Una bambola Daruma, che una mia cara amica mi ha regalò a dicembre 2019, atleticamente parlando il periodo più brutto della mia vita. Gli occhi sono dei cerchi di colore bianco: usando dell’inchiostro nero, bisogna stilizzarli mano a mano che si realizza un desiderio che si ha focalizzato nella mente tempo prima». Lei di obiettivi ne ha due. E quello dei 100 metri T 63, dopo tanto tempo, pare il più ambizioso. «Ambra Sabatini, di 12 anni più giovane di me, a marzo ha migliorato di due centesimi quello che per sei anni è stato il mio record mondiale. Non ne ho fatto un dramma, ma non nego di volermelo riprendere, anche se lei è una sorta di sorella minore: capita di allenarci, confrontarci e uscire pure assieme. Non vi dico la faccia di chi ci vede scendere dall’auto quando siamo in pantaloncini corti: identica protesi alla gamba destra, sembriamo gemelle (ride)».

Nel giro di pochi decimi potreste essere in quattro, se non cinque .

«Sicuramente saranno della sfida Monica Contraffatto (stagionale di 15”22, ndr), e la svizzera Elena Kratter (pb 15”08), mentre da valutare ci sarà la situazione dell’indonesiana Evi Tiarani, che fra pochi giorni verrà sottoposta a riclassificazione di categoria: pur non essendo amputata spera di correre con noi, non lo troviamo giusto».

Molto si deciderà già all’uscita dei blocchi?

«In parte sì, perché quello è il mio punto debole, ma non solo. La mia sfida, in questi mesi, è stata quella di imparare a gestire la mia meccanica di corsa sotto pressione: le due volte in cui Ambra mi ha preceduta (ai tricolori indoor e outdoor, ndr) mi sono scomposta causa disabitudine nell’avere qualcuno a fianco. A Nizza, il mese scorso sono stata a gareggiare da sola e ne è uscito un bel 14”63, secondo crono di sempre dopo il 14”61 di Doha 2015». Mai si è preparata a puntino come in questa edizione. «Da prima degli Europei di Bygdoszcz (doppio oro sui 100 e nel lungo), da Bologna mi sono trasferita in pianta stabile al centro sportivo della Fiamme Gialle di Roma, facendo un bel po’ di rinunce, tra cui quella di vivere a fianco di mio marito. Londra è stata l’incoscienza, Rio la conferma, questa spero sia la Paralimpiade della maturità e della consapevolezza che i dettagli possono fare la differenza».

Ci arriva dopo l’ennesima rinascita, la squalifica di quattro mesi a cavallo tra 2019 e 2020 .

«Un periodo difficile, in cui ho ristretto la cerchia di persone di cui fidarmi, e che mi ha reso molto più responsabile. Purtroppo, quel procedimento, ha fatto decadere in automatico tutte le cariche istituzionali che avevo in Italia e di recente ho presentato la mia candidatura per diventare membro dell’Ipc (International Paralympic Committee): in prospettiva voglio trasferire la mia esperienza a altri».

Anche sulla pedana del lungo, dove il 17 giugno ha migliorato il primato iridato a 5,19, ci andrà per giocarsi il titolo .

«Consapevole di un percorso iniziato da lontano (a Londra 2012 saltava 3,50, ndr) e che mi gratifica: non nascendo atleta, per me imparare a saltare è stato molto più complesso, un processo perennemente in fieri. Solo poche settimane fa ho iniziato a utilizzare scarpe specifiche per il lungo, ma deciderò se usarle poco prima della gara: ritroverò la tedesca Vanessa Low (T 61), avversaria storicamente molto difficile».

Avrà una protesi diversa per ogni concorso, entrambe personalizzate.
«Con degli adesivi degli studenti master dello Ied, l’Istituto europeo del design: uno raffigura un simbolo che unisce Italia e Giappone, l’altro il ghepardo, simbolo di dinamicità. Il mio look? Capelli blu e viola». Che effetto le ha fatto vedere le volate di Marcell Jacobs? «Mi ha emozionato e dato conferma del fatto che i limiti, quando si lavora bene, esistono soprattutto nella nostra mente. In passato ci siamo incrociati, ma nei prossimi mesi sono sicura che ci rivedremo in pista».

Purtroppo, quelle in arrivo, saranno anche per voi Olimpiadi a porte chiuse .

«Un peccato, perché le emozioni che regalano certi palcoscenici sono quasi indescrivibili a parole. Colgo l’occasione per chiedere a tutti di seguirci, anche se per Bergamo, dopo tanti anni, è quasi superfluo: ormai trovo bergamaschi che mi riconoscono e incoraggiano in tutta Italia».

A settembre compirà 32 anni. Sa già cosa farà dopo la terza Paralimpiade?

«Lo deciderò più avanti, ma oggi l’idea è di proseguire, perché mi sento perfettamente integra. Anche Allyson Felix è rientrata alla grande dopo una maternità? Grazie per il consiglio, ci penseremo a tempo debito».

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