Caldaie accese in Bergamasca
Conto da 20 milioni di euro

Giù le temperature, su la bolletta. L’autunno che quest’anno sembra, una volta tanto, aver rispettato il calendario, si tradurrà nei prossimi mesi in una stangata sui portafogli delle famiglie bergamasche.

A pesare il rincaro delle tariffe segnalato dall’Unione nazionale consumatori nel consueto report trimestrale, prendendo in considerazione il periodo compreso dal 1° ottobre 2020 al 30 settembre 2021: sulla bolletta ci sarebbe un rincaro di 70 euro per la luce e 96 euro in più per il gas. Cosa significa per la nostra provincia? Il conto potrebbe superare i 20 milioni di euro, se si considera che le famiglie in provincia sono circa 270 mila e che gli stessi aumenti dovrebbero applicarsi a chi non è ancora passato al mercato libero, ovvero poco meno di una famiglia su due.

E se l’Arera, ovvero l’Autorità di regolamento di settore, sottolinea come questi aumenti non rappresentino altro che il rimbalzo dopo il crollo delle tariffe durante il lockdown, offrendo comunque «un saldo positivo per la famiglia-tipo» per il 2019, l’Unione nazionale consumatori ribatte sostenendo come gli stessi rincari registrino «un vero e proprio record storico: mai, da quando ci sono gli aggiornamenti trimestrali stabiliti dall’Authority, dal 2003, si sono verificati rialzi così elevati».

Lo smart-working

Non solo. In questo ragionamento va considerata anche l’incognita smart-working. Sempre più persone infatti lavorano da casa e questo inevitabilmente porterà a un aumento dei consumi, costringendo le famiglie a tenere accesi gli impianti molte più ore. Le stime degli operatori si basano sul lockdown. A marzo 2019, si è riscontrato un aumento dei consumi di gas tra il 10 e il 15%. Lo stesso incremento si è avuto sull’energia elettrica. «Per questo stimiamo che con l’accensione degli impianti a pieno regime e il fenomeno dello smartworking - fanno sapere da Metano Nord, dal 1965 la società di vendita di gas nel territorio bergamasco -, riscontreremo un aumento dei consumi del 10-15%».

L’accensione fino a 15 ore

Intanto il Comune di Bergamo annuncia, come da normativa regionale, la possibilità di accendere gli impianti, fino al prossimo 15 aprile, non più con un limite giornaliero di 7 ore, ma fino a 15 ore. Spiega l’assessore all’Ambiente Stefano Zenoni: «Prende avvio un periodo molto delicato per la qualità dell’aria, l’accensione degli impianti genera un potenziale accumulo di inquinanti, soprattutto nella pianura padana. Resta importante rispettare le regole, in particolare sull’utilizzo degli impianti a biomassa: la legna se bruciata male è molto inquinante. Si raccomanda di avere dispositivi conformi alla normativa».

Al momento gli uffici comunali hanno sospeso i controlli degli impianti con visita dell’operatore in casa: «Dovrebbero riprendere da gennaio - conclude l’assessore all’Ambiente Zenoni - valuteremo in base all’evoluzione delle norme anti-Covid19. Stiamo comunque continuando ad effettuare i controlli di tipo burocratico documentale».

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