«Capitale del volontariato: un’esperienza che lascia un’eredità da non disperdere»

Il bilancio. Nel corso dell’anno realizzati 22 eventi che hanno visto la partecipazione di più di 4mila persone. «Lavorato per raggiungere quei 9 bergamaschi su dieci che ancora non si dedicano alle attività per gli altri».

Esattamente il 5 dicembre di un anno fa Bergamo è stata nominata prima Capitale italiana del volontariato. Con la Giornata internazionale del volontariato 2022 si chiude questa esperienza e Csv Bergamo insieme a Comune, CsvNet, CsvVnet Lombardia, Diocesi, Fondazione della Comunità Bergamasca, Provincia , Università che ne hanno condiviso il percorso, ha raccontato alla cittadinanza quello che è accaduto in questo anno. «La nomina di Bergamo come prima Capitale italiana del volontariato era motivo di orgoglio ma, non nascondiamolo, anche di preoccupazione, per la portata dell’impegno e per la mancanza di esempi da seguire – ha raccontato il presidente di Csv Bergamo, Oscar Bianchi –. Ma sapete tutti che il volontariato bergamasco non si tira indietro, sa rimboccarsi le maniche e darsi da fare senza risparmiarsi anche nei momenti più difficili, come abbiamo visto proprio durante la pandemia, motivo per cui questo titolo ci è stata assegnato. E posso affermare con certezza che lo abbiamo fatto, tutti insieme, anche in questo anno straordinario. È stato senza dubbio un anno impegnativo, in cui non abbiamo solo voluto celebrare il volontariato ma costruire con esso proposte, idee, progettualità perché il suo ruolo, a sostegno e a sviluppo della vita delle nostre comunità, potesse essere ancora più conosciuto e, soprattutto, riconosciuto per il suo valore e la sua importanza».

Dello stesso avviso anche l’assessore alle Politiche sociali Marcella Messina: «Con la Giornata internazionale del volontariato 2022, si avvia alla conclusione un anno importante vissuto dall’Amministrazione fianco a fianco del Csv Bergamo e del CsvNet. Bergamo Capitale del Volontariato 2022 ha rappresentato prima di tutto un’occasione per celebrare il valore del dono, in un territorio come il nostro che rappresenta una vera eccellenza nazionale in questo ambito, come ha dimostrato l’esperienza BergamoAiuta, durante l’emergenza Covid, che ha mobilitato in città 1.200 persone in una straordinaria onda di solidarietà e mutuo aiuto. Ma non solo. Bergamo Capitale del volontariato è stata anche una straordinaria opportunità di confronto intergenerazionale tra i protagonisti di un volontariato più tradizionale e associativo, a cui dobbiamo la nostra massima gratitudine, e le giovani generazioni che rappresentano una risorsa sempre interessante rispetto alla visione del presente e del futuro, ma anche una sfida sul piano della ricerca di nuove modalità di attivazione e coinvolgimento in forme partecipative sempre più fluide e destrutturate. Infine importante è stato anche il lavoro dei tavoli tematici - salute, giovani e educazione, cultura e povertà - che, grazie al supporto tecnico dell’Università, ha prodotto una reportistica di grande interesse e alcune progettualità, come la Mappa della Solidarietà».

Infine, il responsabile dell’Ufficio per la Pastorale sociale e del lavoro don Cristiano Re ha rilanciato quanto accaduto come patrimonio da non disperdere: «Ritengo che quest’anno in cui c’è stata data la possibilità di soffermarci in modo importante sul tema del volontariato, riletto e ripercorso nelle sue varie sfumature, ci lasci importanti eredità e rilanci ulteriori di grandi responsabilità. Anzitutto la necessità di continuare a far memoria con riconoscenza di tutto quello che ho rappresentato e rappresenta il volontariato bergamasco nel nostro territorio e nella storia personale di ciascuno di noi. Oggi più che mai abbiamo bisogno di riconoscere quel debito del bene che altri ci hanno fatto e che non può essere interrotto dalla nostra negligenza o dal nostro individualismo. Il volontariato nasce e rinasce proprio grazie alla messa in evidenza alla scoperta e alla valorizzazione del desiderio di vita buona che ciascuno di noi si porta dentro».

I numeri

Bergamo Capitale Italiana del Volontariato ha mosso le persone intorno al grande tema del volontariato e lo ha fatto sia a livello locale sia a livello nazionale grazie al prezioso contributo di CsvNet. Quando parliamo di volontariato a Bergamo parliamo di più di 4.300 associazioni e più di 100mila volontari: questo significa che 1 bergamasco su 10 fa volontariato. I partner della Capitale hanno lavorato non solo per coinvolgere attivamente tutti coloro per cui il volontariato è già pane quotidiano, ma soprattutto per raggiungere quei 9 cittadini su 10 che non si impegnano nel volontariato. Lo hanno fatto coinvolgendo più di 60 tra ospiti e testimoni e più di 50 soggetti partner delle iniziative, patrocinando più di 90 eventi delle associazioni, sostenendo 35 progetti attraverso un apposito bando attivato da Fondazione della Comunità bergamasca, realizzando 22 eventi che hanno visto la partecipazione di più di 4mila persone. Tra questi c’è stato anche l’evento «Io dono così. Giovani che cambiano il mondo» che ha portato a Bergamo 500 giovani volontari provenienti da tutta Italia. Sono state coinvolte nei vari percorsi più di 600 associazioni, 49 classi delle scuole di ogni ordine e grado e oltre 900 studenti. È stata realizzata un’importante campagna di comunicazione per promuovere il volontariato, con più di 800 scatti fotografici alle associazioni bergamasche e la realizzazione del podcast «Tempi diversi» che ha raccontato il volontariato bergamasco in 20 puntate per oltre 360 minuti di contenuti.

La ricerca

La Capitale è stata anche l’occasione per indagare in modo più approfondito il volontariato bergamasco: insieme a Università è stata condotta una ricerca che dice che le associazioni bergamasche hanno in media 26 volontari, ma il 75% delle organizzazioni ne ha meno di 20 e solo 17 ne hanno più di 100. La governance è prevalentemente al maschile. Solo il 6% degli enti fa leva prevalentemente su volontari under 35. Il 90% di essi registra meno di 50.000 euro di proventi l’anno, che derivano prevalentemente da donazioni. Più del 50% dichiara di voler investire in campagne di reclutamento volontari e in percorsi di formazione, solo il 22% partecipa a bandi e c’è ancora una grande fetta (circa il 30%) che non utilizza i canali social.

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