Capitale della Cultura, i numeri: spesi 255 milioni di euro da 1,3 milioni di visitatori

LO STUDIO ASCOM. Nel 2023 stimati 2,8 milioni di pernottamenti in città e provincia. Ottimi affari per la ristorazione e la ricettività extralberghiera. L’approfondimento su L’Eco di Bergamo in edicola sabato 16 dicembre.

I numeri sono da capogiro. E danno la misura dell’impatto che Bergamo (in tandem con Brescia) Capitale italiana della Cultura ha avuto quest’anno sulla città. Ascom ha elaborato i dati resi noti da «VisitBergamo» sulle presenze (da intendersi come pernottamenti) da gennaio a ottobre 2023 in città e nella cintura urbana. Così da tracciare un primo bilancio e un preconsuntivo dei risultati di Bergamo Capitale in termini di presenze attese e di stima della spesa degli ospiti.

Oltre 1,3 milioni di arrivi

Partendo dai dati ufficiali rilevati fino a ottobre, prendendo in considerazione la curva di crescita sia del 2019 sia del 2022, e stimando le presenze degli ultimi due mesi dell’anno, i pernottamenti complessivi sul territorio bergamasco, nel corso del 2023, dovrebbero assestarsi su una cifra record compresa tra i 2,866 e i 2,881 milioni. Per la sola città la stima è tra 1,033 e 1,046 milioni; per la grande Bergamo (città e comuni confinanti) si va dai 554mila ai 562 mila. A conti fatti, da gennaio a dicembre 2023 in provincia di Bergamo si stimano 1,371 milioni di arrivi.

Notevoli le ricadute sul sistema della ricettività. L’anno della Cultura 2023, rispetto al 2022, porterà a un aumento di presenze per l’alberghiero del 29,5% in città e dell’1,2% nella grande Bergamo – calcola Ascom –. Numeri ancora più alti fa il settore extralberghiero (bed and breakfast, case vacanze e affitti turistici) che andrà dal +53,2% della città al +41,3% nella grande Bergamo.

Volendo invece comparare l’exploit atteso rispetto all’anno record per il turismo orobico del 2019, si stima per l’alberghiero un aumento del 20,4% in città e un calo del 6,6% nella grande Bergamo; e per l’extralberghiero un aumento del 38,9% in città e ancora maggiore (45,6%) nella grande Bergamo.

La spesa dei turisti

Riguardo alla maggiore spesa degli ospiti per l’anno della Cultura, è fattibile un confronto con il 2022, il più vicino per dinamica dei prezzi degli ultimi anni. La spesa complessiva stimata per quanti hanno scelto di visitare la Bergamasca nel 2023 è di oltre 255 milioni di euro, con esclusione delle spese di viaggio i cui introiti non sono rimasti sul territorio. Circa 93 milioni (36,4%) sono stati spesi per il pernottamento, 101 milioni (39,6%) per pranzi e cene e oltre 61 milioni (24%) per acquisti di prodotti e servizi (trasporto pubblico locale e ingressi).

La maggior spesa, rispetto allo scorso anno, si attesta sui 60 milioni in più, dei quali 54,5 milioni in città e 5,2 milioni nella grande Bergamo. La ricaduta positiva ci sarà anche sul resto della provincia con circa 17,3 milioni di spesa in più, 6,3 milioni dei quali destinati agli alloggi. L’aumento della spesa – sottolinea Ascom – risente però dell’effetto inflazione, che ha condizionato anche l’economia locale nell’ultimo anno e che di fatto, a fronte di un maggiore esborso monetario, ha prodotto un minor consumo per volumi, con una ricaduta negativa su ristorazione, commercio e servizi, la parte più «comprimibile» della spesa turistica rispetto ad alloggi e trasporti.

Analisi e previsioni

«Il 2023 è stato un anno straordinario per il turismo bergamasco, difficilmente ripetibile nei prossimi anni – commenta il direttore di Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini –. La crescita del turismo è stata notevole e ha interessato soprattutto la città di Bergamo e il settore della ricettività extra alberghiera». Risultati meno lusinghieri, invece, per l’area esterna alla città, dove sono cresciuti solo la ricettività extralberghiera e gli affitti brevi, mentre l’alberghiero è rimasto in linea con il 2022 e addirittura sotto l’anno record del 2019. «Ottima – continua Fusini – è stata la ricaduta per bar e ristoranti, sebbene la spesa si sia concentrata per lo più in centro città e a Bergamo Alta. Qualcosa in più si è registrato anche in provincia, soprattutto nelle zone turistiche». L’aumento dei costi, e quindi dei prezzi, ha portato a una riduzione del consumo nei ristoranti, che è certamente cresciuto ma meno delle presenze. «I turisti hanno meno soldi da spendere – spiega il direttore di Ascom –, chi non rinuncia al ristorante risparmia sul numero delle pietanze e sceglie le meno costose. A risentire dell’inflazione e delle maggiori spese di trasporto e di alloggio è stato il commercio, che rappresenta la parte più residuale dell’indotto, per il quale la crescita è stata un mero effetto dell’inflazione».

Cosa resterà di Capitale della Cultura? «Dovremo essere bravi a massimizzare i risultati raggiunti e mantenere la crescita anche nei prossimi anni, creando maggiore sinergia tra città e provincia», dice Fusini. «L’obiettivo è aumentare l’attrattività complessiva del territorio, spingendo i turisti a visitare anche la provincia dopo essere stati in città». Lavorare sulla permanenza media degli ospiti, facendo crescere il numero dei pernottamenti rispetto agli arrivi. «Siamo a una media di 2,1 notti trascorse dai turisti sul nostro territorio, il prossimo traguardo sono le 3 notti», chiosa il numero uno di Ascom.

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