Caro bollette, si salvano quelle dell’acqua: il rincaro a famiglia si ferma al 4%

Le tariffe Bergamo nel 2021 in linea con l’incremento regionale (3,8%). E l’aggiornamento per il 2022 non dovrebbe riservare sorprese. Uniacque: «Tra le società idriche c’è però la preoccupazione per i costi di energia e materiali».

Nella tempesta delle bollette, c’è ancora un settore dalle acque tranquille. L’acqua, appunto. Perché mentre tutte le tariffe crescono, quelle del sistema idrico restano sostanzialmente ferme: «L’acqua ha un sistema regolatorio più rigido, non è facoltà del gestore alzare i prezzi. In sostanza – spiega Pierangelo Bertocchi, amministratore delegato di Uniacque, società che gestisce il servizio idrico integrato in Bergamasca – non ci sono particolari aumenti nelle bollette».

«Teniamo duro», sorride Bertocchi, perché in realtà anche per Uniacque i costi aumentano, ma senza «ricarico» diretto sul cittadino: se da un lato l’acqua è cosa ben diversa da gas o petrolio, le società idriche sono aziende energivore e stanno sostenendo costi ben più alti (ormai fino al 50% in più rispetto a un anno fa, con una progressione di rialzo intensificatasi mese dopo mese) per tutte le attività legate al ciclo idrico.

L’aspetto cruciale delle perdite idriche: a Bergamo sono il 23,5% dei volumi immessi in rete

Se appunto per gas ed elettricità (o benzina) gli incrementi percentuali sono a due cifre (se non a tre cifre), appunto la bolletta dell’acqua non ha visto sostanziali oscillazioni. Nel 2021, secondo l’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, progetto finanziato dal ministero dello Sviluppo economico, a Bergamo città (l’indagine è stata effettuata sui capoluoghi di provincia) la spesa annua di una famiglia per l’acqua è cresciuta del 4%, in linea con l’incremento regionale (+3,8%). L’Osservatorio stima per una famiglia bergamasca una spesa annua tra i 230 euro (consumando circa 150 metri cubi) e i 310 euro (consumo di 192 metri cubi): meno della media regionale, che per gli stessi volumi oscilla tra i 258 e i 338 euro, e decisamente meno della media nazionale, che si attesta tra i 337 e i 460 euro.

«Con un uso più consapevole e razionale di acqua, una famiglia lombarda risparmierebbe 80 euro l’anno»

Milano è la città più economica d’Italia (127 euro l’anno di spesa per 150 metri cubi, 162 euro per 192 metri cubi), il secondo capoluogo lombardo più economico è Monza (194 euro l’anno per 150 metri cubi, 251 euro l’anno per 192 metri cubi); Brescia è invece la città lombarda dove l’acqua è più «salata» (343 euro l’anno per 150 metri cubi, 479 euro l’anno per 192 metri cubi). Fondamentale è il tema del buon uso dell’acqua, con i giusti accorgimenti: «Con un uso più consapevole e razionale di acqua, che abbiamo quantizzato in 150 metri cubi invece di 192 metri cubi l’anno – spiega Cittadinanzattiva –, una famiglia lombarda risparmierebbe 80 euro l’anno».

L’adeguamento tariffario

Il 2022 sarà tra l’altro l’anno dell’aggiornamento tariffario per l’acqua, un percorso piuttosto articolato che dovrebbe concludersi entro l’anno. Il gestore deve rendicontare i costi sostenuti nel biennio precedente e gli investimenti fatti, così da inviare i dati all’Ato (l’Ufficio d’ambito) per la validazione; si dovranno esprimere l’Assemblea dei sindaci e il Consiglio provinciale, infine l’Ato. «Il biennio precedente non ha visto particolari aumenti di costi che possano andare a condizionare particolarmente le tariffe nel senso di un aumento – riflette Bertocchi –, dunque non dovrebbero esserci variazioni significative».

Il 2020 e il 2021 sono stati anni non facili sul fronte degli investimenti, ora c’è la preoccupazione per i costi energetici e di approvvigionamento dei materiali»

La congiuntura però resta difficile: «Il 2020 e il 2021 sono stati anni non facili sul fronte degli investimenti, ora c’è la preoccupazione per i costi energetici e di approvvigionamento dei materiali: vale per noi come per tutte le aziende – prosegue l’amministratore delegato di Uniacque –. C’è un effetto di reazione a catena: carenza e ritardo nelle materie prime, per esempio, rischiano di rallentare gli investimenti. Sono tutte situazioni da monitorare».

Le perdite idriche

I dati dell’Istat pubblicati in occasione della Giornata mondiale dell’acqua (22 marzo) danno conto – sempre con riferimento ai Comuni capoluogo – di altri aspetti cruciali del servizio idrico. A Bergamo le perdite idriche nel 2020 si sono attestate al 23,5% dei volumi immessi in rete (quasi un quarto di quanto «entra»), e sostanzialmente in linea con la media delle altre città lombarde (22%); la più virtuosa è Pavia, che ha perso «solo» l’11,8%, mentre Varese è la città la cui rete – letteralmente – fa più acqua (le perdite idriche si attestano al 38,8%). La Lombardia fa meglio della media nazionale: in tutta Italia, infatti, l’Istat stima che nel 2020 sia andata persa il 36,2% dell’acqua immessa in rete.

© RIPRODUZIONE RISERVATA