Caro energia, conto salato per Trenord: in due anni costi in più per 78 milioni

Il bilancio . Nel 2022 aumento di 17 milioni, altri 61 nel 2023. L’ad Piuri: «C’è il problema risorse» Pesano anche il calo dell’utenza e l’inflazione. L’assessore Terzi: «Meno soppressioni e ritardi».

Anche Trenord è in difficoltà per l’aumento dei costi energetici. Fra il 2022 e il 2023 il gestore del traffico treni regionali dovrà pagare a Rfi e Ferrovienord (come costi che rientrano alla voce «accesso alla rete») 78 milioni di euro in più rispetto alla media degli anni passati. È quanto emerso ieri durante la seduta della V Commissione regionale Territorio e infrastrutture a cui erano presenti l’amministratore delegato della compagnia ferroviaria Marco Piuri e l’assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità sostenibile Claudia Terzi.

Piuri, all’inizio del suo intervento, ha subito posto l’attenzione sulla questione economica: «C’è un tema enorme di risorse che deve essere tenuto presente se si vuole parlare di servizio e di un suo incremento». Non nascondendo poi preoccupazione «perché poi i bilanci vanno chiusi». Gli elementi critici sono prima di tutto l’aumento dei costi energetici: nell’anno in corso 17 milioni di euro in più rispetto alla media del passato; nel 2023 le previsioni parlano invece di un più 61 milioni. C’è poi la questione dei mancati ricavi dovuti al fatto che l’utenza è calata rispetto al periodo pre-pandemia (siamo intorno ai 610mila passeggeri al giorno rispetto alle media di 800mila del 2019).

Nel 2020 per far fronte a ciò Trenord aveva ottenuto dal governo un risarcimento di 124 milioni. Nel 2021 invece, a fronte di un fabbisogno espresso di 130 milioni, ne ha ottenuti finora solo 60. E mancano, inoltre, ancora i 50 milioni richiesti per il 2022. «C’è poi - ha aggiunto Piuri - il tema dell’inflazione all’8,6% quest’ anno e il prossimo al 4,3% che influisce, per decine di milioni, su quanto la Regione corrisponde per il trasporto pubblico, pari a 450 milioni di euro». Sull’argomento è intervenuto anche il consigliere regionale Pietro Luigi Ponti (Pd) che, dopo aver invitato la Regione ad avere un maggior confronto con i Comitati dei pendolari, ha chiesto all’assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità Claudia Terzi a che punto è il confronto con lo Stato per avere più risorse da destinare al settore trasporti: «Noi come Lombardia - ha spiegato Terzi - riceviamo il 17,21% come quota ordinaria del Fondo nazionale trasporti quando ci spetterebbe il 24%.

In più ora ci stiamo scontrando con le altre regioni sul fondo integrativo e su quali criteri devono essere scelti per la sua ripartizione». Terzi è poi entrata sul tema della puntualità: «Il trend della puntualità del 2022 è in miglioramento rispetto al 2019». Dalle slide che ieri Trenord ha mostrato alla V Commissione regionale si evince, infatti, che i treni che nell’anno in corso sono rimasti nell’arco dei 5 minuti di ritardo sono stati l’83,9%. In merito è arrivata invece la critica del consigliere Simone Verni (M5S): «Ci possono essere tutte le giustificazioni del caso - ha detto - sta di fatto che nel 2012, poco dopo che Trenord era nata, la puntualità era all’86,9%». L’assessore regionale ha infine parlato della questione soppressioni: «Ci sono stati miglioramenti se si escludono i dati di agosto e soprattutto luglio quando si è arrivati a 245 soppressioni a causa del fatto che la Procura aveva posto sotto sequestro il passante».

Sull’evoluzione che sta avendo la domanda del servizio dopo la pandemia: «A fronte di una contrazione nella settimana, riscontriamo una crescita il sabato e la domenica». Lo confermano i dati Trenord: a settembre il numero di utenti in viaggio sui treni nel fine settimana ha superato il dato di settembre 2019 pari a 288mila passeggeri. Durante la seduta di ieri è stato toccato anche il tema del nuovo orario invernale che, come noto, entrerà in vigore a dicembre (al momento Trenord è al 96% delle corse che offriva prima della pandemia). In merito è intervenuto il direttore operativo di Trenord Giorgio Spadi: «Non c’erano le condizioni economiche - ha evidenziato - per apportare chissà quali modifiche. Abbiamo cercato di agire più sulla qualità che sulla quantità». Per quanto riguarda Bergamo sarà potenziata soprattutto la Lecco-Bergamo-Brescia in vista del prossimo, anno quando Bergamo sarà con Brescia Capitale della cultura.

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