Case di riposo e alberghi
per trovare i posti letto mancanti

Il Papa Giovanni potrebbe mandare 40 pazienti a Pavia, ma mancano le attrezzature. L’Ats ne recupera 150 nelle Rsa.

Servono posti per ricoverare i malati colpiti dal coronavirus. Presto, il più presto possibile: gli ospedali sono davvero al limite. E insieme ai posti servono più medici e infermieri. L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera mercoledì nell’ormai consueto «bollettino di guerra» ha spiegato a chiare lettere che la situazione più critica è a Bergamo, all’ospedale Papa Giovanni, a Seriate, ad Alzano. Così ora si pensa a cercare nuovi spazi. Nelle Rsa e negli alberghi: su questo sta lavorando l’Ats Bergamo.

«Il problema è il numero dei malati con polmonite interstiziale che continuano ad arrivare e che necessitano di ricovero, spesso anche di ausili respiratori – rimarca Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, anche lui al lavoro da casa perché febbricitante –. Nei prossimi due giorni possiamo anche arrivare a recuperare, all'interno dell’ospedale altri 80-90 posti di degenza per malati Covid-19, e non sono le attrezzature e gli spazi il problema principale, ma il personale. Per gestire altri 80 posti in più sono necessari almeno 20 medici e una quarantina di infermieri. E non si riescono a trovare. Finché ci arrivano 2-3 rinforzi alla volta non riusciamo certo a sbloccare la situazione». I posti però servono, subito, e vanno trovati. «Ci stiamo muovendo su ogni livello, stiamo smuovendo tutto quello che c’è da smuovere – continua Pezzoli – . Una lotta contro il tempo, oltre che contro il virus. E quando si trova disponibilità, si cozza contro la mancanza di dispositivi per il personale sanitario: in queste ore, per esempio, dalla Fondazione Maugeri di Pavia abbiamo ottenuto la pronta disponibilità di una quarantina di posti per malati Covid-19 da inviare lì. Ma, ci hanno spiegato, serve tutto: le mascherine, i respiratori, le tute, le visiere . «Se ci date quello che serve noi apriamo subito gli spazi», ci hanno detto. Ma noi abbiamo materiale contato, si deve provvedere con urgenza a queste necessità».

L’Ats, Agenzia per la tutela della salute, di Bergamo spiega che sul fronte mascherine è ben chiaro il problema, e che anche per le Rsa si sta lavorando per trovare forniture, mentre stanno arrivando a «rate» i materiali per gli ospedali, ma arrivano. «Intanto l’impegno serrato è per aprire nuovi posti letto. I fronti su cui si lavora sono due: quello delle Rsa, per organizzare nuclei dove potranno essere ospitati o persone in osservazione da Covid-19 o persone che sono negative ma non possono rientrare a casa, coinvolgendo tutte le Rsa della provincia, ad eccezione di quelle in situazioni già delicate come per esempio Nembro, Alzano, Zogno; l’altro fronte è quello del coinvolgimento delle strutture alberghiere. In queste ore si sono fatti almeno 8 sopralluoghi, il quadro si sta definendo, e nelle prossime settimane potremmo ricavare spazi anche in alcuni hotel dell’area limitrofa a Bergamo». Perché ad essere in grande sofferenza è proprio il Papa Giovanni XXIII, l’ospedale della città, che contava fino martedì oltre 400 malati Covid ricoverati, di questi oltre 60 in terapia intensiva, due in condizioni talmente gravi da richiedere il ricorso all’Ecmo, la macchina cuore-polmoni.

Un po’ di respiro, per alleggerie le degenze negli ospedali nei prossimi giorni, quindi, potrebbe arrivare dal piano organizzato dall’Ats per le Rsa. Si è già organizzata Fondazione Carisma in via Gleno, un’istituzione per tutta Bergamo e provincia. Una trentina di posti sono già stati individuati. «Siamo pronti – evidenzia Fabrizio Lazzarini, il direttore generale di Fondazione Carisma –. Siamo riusciti a ricavare nell’ex quartiere delle suore del vecchio Gleno 9 stanze con bagno, già pronte ed attrezzate per le degenze. Un nucleo isolato per i malati Covid-19, degenze che possono contare sul fatto che noi abbiamo una presenza del medico 24 ore al giorno, unica Rsa della provincia. Abbiamo assicurato inoltre oltre 20 posti per la riabilitazione da dedicare a questi malati. Ma il problema pressante per noi è la mancanza di dispositivi: le mascherine, le protezioni per gli occhi, le tute, non si trovano da nessuna parte. Le strutture private, come è noto, hanno procedure d’acquisto più agili del pubblico, ma in questo momento non sappiamo più dove sbattere la testa. E se noi siamo pronti, da subito, a fare la nostra parte in questa grande emergenza, contiamo che la Regione e l’Ats risolvano la questione dispositivi».

La trentina di posti già a disposizione al Gleno rientrano nei circa 150 posti complessivi che l’Ats Bergamo ha in queste ore «recuperato» nelle altre Rsa bergamasche. «Il piano che stiamo avviando nasce da un confronto con tutte le Rsa della provincia per alleggerire gli ospedali –  continua il direttore generale Massimo Giupponi – . Il piano è quello di ricavare piccoli nuclei in varie Rsa, dove potranno essere ospitati persone in osservazione o negative, in fase di dimissione. Il totale dei posti letto attivabili con questi nuclei è di circa 150.Questo piano potrà prevedere che alcuni ospiti di alcune Rsa vengano spostati in altre. Come saranno gestiti questi nuclei? In prima battuta dall’Ats di Bergamo, poi faranno capo all'Unità specifica che sta predisponendo la Regione».

Ma il fronte delle Rsa non è il solo: ci sono anche gli alberghi, spiega l’Ats. «Abbiamo già individuato almeno tre strutture – sostiene Giupponi –. Entro la prossima settimana potremmo avere così almeno 300 posti da convertire in stanze di degenza per persone malate ma in quarantena sul territorio o in fase di dimissione dagli ospedali».

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